Ministro UK alle università: tagli ai fondi a chi non usa definizione di antisemitismo favorevole a Israele

Un gruppo di avvocati ed ex-giudici dichiarano che l’iniziativa del ministro Gavin Williamson, di chiedere che le università adottino la risoluzione, è “legalmente e moralmente sbagliata”

Gavin Williamson, Segretario britannico per l’Educazione, ha affermato che se la maggior parte delle università non adotteranno la definizione dell’IHRA, l’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, entro dicembre, potrebbe iniziare a tagliare i fondi.

Un gruppo di avvocati ed ex-giudici hanno sottoscritto una lettera di aperta condanna del ministro per l’educazione britannico che vorrebbe imporre “con la forza” una controversa definizione di antisemitismo nelle università del Regno Unito.

Gavin Williamson ha detto ai vice-rettori universitari che se la maggioranza degli atenei non adotterà la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) entro dicembre, potrebbe prendere provvedimenti, alludendo alla possibilità di tagli ai finanziamenti.

La definizione coniata dall’IHRA include esempi preoccupanti di antisemitismo che sono stati criticati dalle associazioni per i diritti umani così come da alcune organizzazioni sioniste liberali.

Tra gli esempi più controversi di antisemitismo forniti dall’IHRA vi è il divieto a chiunque di “applicare doppi standard” nei confronti di Israele o di richiedere ad Israele “un comportamento non previsto o richiesto a qualsiasi altra nazione democratica”.

In una lettera pubblicata sul The Guardian, il gruppo di esperti giuridici aveva messo in guardia a proposito della richiesta di Williamson alle università di adottare tale definizione, in quanto “legalmente e moralmente sbagliata”.

“Il diritto legale e costituzionale della libertà di espressione viene minato al suo interno da una incoerente ‘definizione operativa non legalmente vincolante’ di antisemitismo. La sua promozione da parte degli enti pubblici sta portando alla limitazione del dibattito”, hanno scritto gli otto esperti.

Tra i firmatari della lettera vi sono gli avvocati Bill Bowring, Frances Webber, Lord Hendy, Michael Mansfield, Hugh Tomlinson, Sir Geoffrey Bindman e i giudici d’appello in pensione Sir Anthony Hooper e Sir Stephen Sedley.

“La definizione… non ha autorità legislativa o di altro tipo, nel diritto internazionale o nell’ordinamento interno”, hanno continuato, aggiungendo che rinomati studiosi di antisemitismo, tra cui il Professor David Feldman, direttore del Pears Institute for the Study of Antisemitism a Birkbeck, ne “hanno criticato le lacune”.

Un portavoce del dipartimento per l’educazione ha risposto dicendo che il governo britannico “si aspetta che le istituzioni adottino un approccio di tolleranza zero nei confronti dell’antisemitismo, con misure efficaci da mettere in atto per affrontare i problemi quando si presentano”.

Tuttavia, Kenneth Stern, uno degli autori della definizione dell’IHRA, nel 2019 scriveva che essa “non è mai stata pensata per essere un codice di incitamento all’odio nei campus”.

“Storicamente l’antisemitismo prospera quando i leader alimentano la capacità umana di definire un ‘noi’ e un ‘loro’, e quando l’integrità delle istituzioni e delle norme democratiche (come la libertà di parola) sono sotto attacco”, ha scritto in un articolo, pubblicato anche dal The Guardian.

Stern ha aggiunto che “in un campus universitario, dove lo scopo è quello di esplorare idee, gli anti-sionisti hanno diritto alla libera espressione”, spiegando che lo scopo principale della definizione era di aiutare la raccolta di dati relativi all’antisemitismo.

Utilizzo e critica della definizione IHRA

La definizione, però, si è allargata fino a diventare molto di più di quanto Stern avesse mai concepito. Oltre 30 paesi hanno adottato la definizione IHRA di antisemitismo, tra cui Francia, Germania, Regno Unito e recentemente l’amministrazione del presidente Donald Trump, negli Stati Uniti.

La definizione è stata condannata da decine di gruppi ebraici in tutto il mondo e da centinaia di eminenti studiosi ebrei ed israeliani.

A novembre dello scorso anno, più di un centinaio di prominenti accademici palestinesi ed arabi, giornalisti ed intellettuali, hanno sottoscritto una lettera che avvisava la comunità internazionale a proposito del crescente numero di paesi che stavano adottando la definizione di antisemitismo dell’IHRA.

La lettera, pubblicata presso l’Institute for Palestine Studies, diceva che la definizione fonde il giudaismo col sionismo e presuppone che tutti gli ebrei siano sionisti.

“Non concordiamo assolutamente con questo”, dice la lettera. “La lotta contro l’antisemitismo non deve essere trasformata in uno stratagemma teso a delegittimare la lotta contro l’oppressione dei Palestinesi, la negazione dei loro diritti e la continua occupazione delle loro terre”.

I sostenitori di Israele hanno usato la definizione dell’IHRA per colpire il movimento Boycott, Sanctions and Divestment (BDS), fondato nel 2005 da una coalizione di gruppi della società civile palestinese.

Il movimento BDS chiede di esercitare una pressione non violenta su Israele attraverso il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni fino a quando non terminerà l’occupazione dei territori palestinesi, riconoscerà i cittadini palestinesi di Israele con piena uguaglianza, e promuoverà – come stabilito dal diritto internazionale – il diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi che sono stati costretti a fuggire dalle loro case.

Negli ultimi dieci anni, il movimento ha visto aumentare la sua popolarità nei campus universitari.