Un nuovo dialogo tra destra italiana e musulmani è necessario

Qualche giorno fa, precisamente il 3 agosto, è apparso sul sito web Il Talebano un articolo a firma Fabrizio Fratus che felicemente esordiva dicendo che l’islamofobia è stupida. Non ci possono essere dubbi su questa affermazione, e non possiamo che rallegrarci che una tale affermazione provenga da un giornale online che si colloca su posizioni cattoliche e conservatrici.

L’articolo prosegue attaccando uno alla volta tutti gli stereotipi sull’Islam che una certa destra italiana ha fatto suoi in questi anni, cominciando con l’equazione Islam=terrorismo, e proseguendo con la supposta invasione islamica attuata attraverso l’immigrazione, il divieto di hijab, la superiorità occidentale su un Islam barbaro e arretrato. 

In fondo non dovrebbe stupire il fatto che finalmente da un’area politica appartenente a una destra conservatrice e cattolica, dopo anni di propaganda antimusulmana, si arrivi a queste conclusioni, perché a destra il pregiudizio nasce soprattutto dopo l’11 settembre 2001, pregiudizio promosso e veicolato dagli scritti di una Oriana Fallaci ormai in declino e desiderosa di proporsi come campionessa di una nuova crociata antislamica. 

A quella crociata una destra provinciale e mediocre, -indegna erede di una tradizione di ben altra qualità- si pensi a Giovanni Gentile, a Julius Evola, a Ezra Pound, a Céline e a Guenon– che mai aveva individuato nell’Islam il nemico, si è accodata per quelli che sono in buona sostanza mediocri interessi di bottega. 

Da troppo tempo mancava un nemico che potesse degnamente sostituire il comunismo, sgretolatosi dopo la caduta del muro di Berlino come un immenso moloch d’argilla; era quindi quell’Islam, identificato con gli attentatori delle torri gemelle e con l’immane tragedia che ne seguì, il nemico necessario per darsi un’identità, per delimitare i confini, per poter rastrellare i voti della signora Maria e di gente che si nutre di televisione commerciale e teme l’immigrato e il diverso.

 E così, da una ventina d’anni la destra italiana si è dichiarata accanita nemica dell’Islam, parlandone male innanzitutto, deformandone le posizioni, spesso falsificandone la realtà, gridando all’invasione, contrastando e negando come ha potuto il diritto costituzionale dei musulmani ad avere luoghi degni per le loro preghiere e i loro riti; poi, accampando necessità di antiterrorismo, è arrivata a voler sindacare perfino sulla lingua da usare durante la predica del venerdì in moschea.

Eppure non occorre un grande sforzo di fantasia per accorgersi che l’Islam e i suoi due milioni e mezzo di musulmani italiani è portatore di idee e di valori che la destra italiana potrebbe e dovrebbe condividere.

Si pensi alla battaglia per difendere quei valori che sono semplicemente umani: il diritto dei bambini a vivere in una famiglia con un padre ed una madre; la battaglia per impedire mostruosità come l’utero in affitto o l’aborto usato di fatto come pratica anticoncezionale; si pensi poi a una società dove ci si batte ferocemente per i diritti di tutti, dove si portano in parlamento proposte di legge come il DDL Zan, dove giustamente ci si batte anche per i diritti degli animali, ma dove il diritto dei credenti, di tutti i credenti, non solo musulmani, a non essere offesi viene regolarmente e tranquillamente calpestato in nome di una supposta libertà di espressione. 

Su questi temi, al di là di ogni impossibile irenismo, la destra di matrice cattolica, ma non solo, con la sua storia, con la sua sensibilità può trovare un accordo e spesso un’identità di intenti e di vedute con il mondo islamico.

Fratus sul Talebano lo ha meritoriamente ricordato. Nella speranza che sia solo l’inizio di una profonda e feconda riflessione prodromo al cambiamento in quel mondo, possiamo solo esserne felici.