Sana El Gosairi: mi candido a Milano per portare in Consiglio l’esperienza di mediatrice

Sana El Gosairi, 41 anni, mediatrice culturale e imprenditrice ha fondato una rete di CAF che offrono servizi alla cittadinanza straniera e italiana e un anno fa ha deciso di dare vita a Jasmine, un’associazione che aiuta le donne in difficoltà, oggi si candida al Consiglio comunale di Milano nella lista del Partito Democratico sostenendo Beppe Sala. 

Sei una donna impegnata nel sociale da tempo perché hai ritenuto utile portare il tuo impegno nelle istituzioni? 

Il mio impegno politico in queste elezioni è la prosecuzione di un attivismo che coltivo da anni nel mondo del sociale, è la mia risposta a tutti coloro che credono in città Milano internazionale e multietnica, capace di valorizzare le persone e dare loro l’opportunità di realizzarsi. Voglio portare il mio contributo da cittadina, da donna, da madre, da imprenditrice, da mediatrice culturale e da nuova italiana dentro le istituzioni per rendere politiche strutturali quanto faccio insieme a tante altre persone nel sociale. D’altronde le cose cambiano se c’è una corrispondenza tra quanto progetta e realizza la società civile e quanto sia capace di cogliere l’amministrazione.

Cosa ti ha insegnato la tua esperienza di mediatrice culturale che potrebbe essere utile al governo della città?

Che bisogna puntare ancor più sui processi d’inclusione e considero la scuola la chiave di volta per raggiungere piccoli e grandi. Il terzo settore deve essere ancor più un alleato strategico delle istituzioni, così come incentivare tutti i progetti che offrono supporto e spazio alle donne migranti e non. I miei sforzi nel lavoro di mediazione culturale sono sempre volti a fare interagire nel modo giusto le persone e per questo vorrei che Milano crei i giusti spazi di convivenza e valorizzazione per i cittadini di origine straniera, proponendo politiche locali all’altezza delle sfide che ci attendono.

Cosa ti ha spinto a creare Jasmine, la tua associazione? 

Sicuramente la mia esperienza di donna, maltrattata e abbandonata, ma che è riuscita a fare di questa esperienza in un incentivo, dando contributi concreti e risposte chiare alle ragazze che finiscono in situazioni del genere. Cerco insieme ad una decina di meravigliose donne e amiche di promuovere e sensibilizzare la cittadinanza sulla pluralità culturale.

Milano è la città più cosmopolita d’Italia ci sono quartieri dove i cittadini di origine straniera sono quasi la maggioranza, credi che questa evoluzione sia stata gestita bene? Quali sono i problemi ancora sul tavolo? 

Milano è una città cosmopolita, ma che non ha ancora esplorato tutte le potenzialità di questa sua pluralità culturale. Per cui si può fare di più e meglio, valorizzando la presenza dei cittadini di origine straniera, dando loro uno spazio di maggiore responsabilità e attivismo. Basti pensare a quante organizzazioni fondate da cittadine e cittadini con background migratorio sono presenti a Milano e al grosso lavoro sociale e culturale che svolgono. Si dice che noi siamo ponti e allora questi ponti vanno sostenuti perché si facciano promotori di relazione culturali e commerciali anche coi paesi di origine. È chiaro che bisogna dare continuità alla rappresentanza politica dei cittadini di origine straniera e il mio impegno va anche in questo senso. Problemi ancora da risolvere ce ne sono, penso alla ghettizzazione urbana, visibile in certi quartieri o al bisogno di incentivare progetti di educazione interculturale ad esempio.

Quali sono le tue priorità per i prossimi 5 anni in consiglio? 

Ho un’idea chiara sul mio apporto alla nostra comunità su tre temi di cui mi occupo da anni

Il protagonismo di giovani e donne attraverso l’implementazione di progetti ed iniziative che possano dare loro spazio e strumenti per attivarsi e valorizzare competenze, talenti e creatività. Discutere di emancipazione e pari opportunità significa puntare i riflettori proprio sui due nuclei distinti ma indissolubili, uomo e donna, per un futuro di sostanziale eguaglianza.

Il rilancio culturale a livello internazionale delle iniziative della nostra città, rafforzando la partecipazione di associazioni ed enti in una progettazione coordinata. La cooperazione internazionale in questo senso è strategica per creare ponti tra persone, città, culture e mercati, promuovendo sviluppo, pace e giustizia sociale.

L’educazione interculturale è un approccio essenziale per valorizzare le diversità culturali nella nostra città che va promosso a scuola, negli spazi aggregativi, nelle aziende e negli enti pubblici. La diversità è una risorsa che va gestita accrescendo i benefici sociali ed economici, un fattore positivo su cui basare le politiche pubbliche e supportare il processo di inclusione delle comunità migranti.

A Milano vivono circa 100.000 musulmani, eppure la situazione dei luoghi di culto è ancora molto critica, qual è il tuo impegno per migliorarla? 

Il mio impegno sarà quello di lavorare affinchè si crei un tavolo di confronto tra le rappresentanze della comunità e l’amministrazione per ampliare e migliorare il percorso già iniziato in questi ultimi anni. D’altronde nessuno può negare la pluralità religiosa che connota la nostra città. Son conscia del fatto che verso i musulmani ci sia diffidenza per via di quanto sentiamo accadere altrove, ma c’è da superare questo muro che divide e praticare quanto indicato nella Costituzione italiana. La libertà di praticare la propria fede deve essere accompagnata anche dalla possibilità di tutelare la dignità delle persone di fede, assicurando loro spazi riconosciuti e adeguati alla preghiera.