Tra Francia e Mali è crisi profonda: come si è arrivati all’espulsione dell’ambasciatore

Il 31 gennaio 2022 il governo del Mali ha comunicato, tramite una nota alla comunità internazionale, l’espulsione dell’Ambasciatore di Francia Joël Meyer in risposta alle parole di  Yves le Drian, Ministro degli affari esteri francese, che accusava la nuova giunta maliana di essere illegittima. 

Una notizia che sembra sorprendere l’opinione pubblica italiana, poco informata dalla stampa sulla grande e pericolosa crisi del Sahel, se consideriamo che solo il Mediterraneo separa l’Italia da quella regione. Ma prima ancora va ricordato che il  24 gennaio 2022 la stessa  giunta del giovanissimo Colonello Assimi Goita ha intimato il ritiro del  contingente militare danese arrivato in Mali per partecipare alla task force Takuba, un’operazione anti terroristica, iniziata dalla Francia sotto il controllo dell’Unione Europea. 

Tutto questo sarà casuale? Allora bisogna riportare indietro il nastro nella risoluzione 2100  dell’ ONU del 25 aprile  2013, quando François Hollande lanciò l’operazione Serval, per lottare contro un piccolo gruppo “islamico” che assediava il Nord del Mali. Un’operazione che ha coinvolto diversi Paesi dei quattro continenti senza scalfire il terrorismo, anzi. L’espansione dei terroristi su tutto il territorio nazionale è aumentata, creando instabilità politica nel cuore della società maliana. 

Il 18 agosto 2020 il presidente Ibrahim Boubacar Keita, appena rieletto, viene deposto dal Colonello Assimi Goita, oggi presidente della transizione maliana. Il primo ministro Choguel Kokalla Maiga, durante un intervista rilasciata 16 gennaio 2021, ha detto del Colonello Assimi Goita: “Il capo della transizione è un uomo del fronte, lui e la sua squadra hanno partecipato in prima linea a tutte le operazioni (dal Serval a Barkhane ecc…) contro i terroristi in Mali. Se hanno preso la decisione di deporre l’ex presidente Ibrahim Boubacar Keita è perché si sono resi conto che queste operazioni andavano contro gli interessi del popolo maliano. Né l’Onu né la Francia e ancora meno i nostri alleati della CEDEAO (Comunità economica degli stati dell’africa Occidentale) possono amare il Mali più di noi”.

Sono passati 9 anni dall’arrivo delle truppe francesi e della comunità internazionale ma il terrorismo è ancora presente in Mali e in tutto il Sahel. La nuova giunta non ha esitato a rivolgersi alla Russia come nuovo alleato strategico, cosa che ha fatto infuriare Parigi e mostrato chiaramente la perdita di potere della Francia nella zona del Sahel, se pensiamo che la Guinea e il  Burkina si sono ispirato della Traiettoria del Mali verso l’alleanza con la Russia dopo rispettive  colpi di stato militare, allora la comunità internazionale dovrebbe farsi delle domande.  

Dopo che la Francia ha provato, attraverso la CEDEO e poi L’ONU, a limitare l’azione della giunta del Colonello Goita con delle sanzioni economiche dirette contro il popolo maliano e la chiusura delle frontiere dei paesi confinanti, il popolo maliano ha ribadito con forza il suo sostegno alla giunta militare con una manifestazione trasversale che ha coinvolto tutta la gioventù africana.

Mentre la mozione della Francia all’ONU per il ritorno immediato della democrazia in Mali ha visto il veto della Russia e la Cina, le quali hanno ricordato la destabilizzazione del Sahel dopo l’assassinio del Colonello Gheddafi. Due fallimenti nella stessa settimana che hanno messo a nudo le manovre torbide della France-Afrique. Tutto con la gran parte dell’opinione pubblico africana a favore dei putschisti a reclamare a gran voce la cacciata della Francia dal suolo africano. 

Se non si guarda al lontano 1885 alla conferenza di Berlino, dove l’Africa è stata tagliata a pezzettini e spartita come una torta dall’Occidente senza gli africani,  non si potrebbe comprendere la  successione di colpi di Stato e l’orientamento della nuova leadership africana verso la Russia.

Mi viene da chiedere se la crisi Russo/Ucraina non sia una moneta di scambio per limitare le ambizioni della Russia nella sua conquista dell’Africa. Oggi l’incontro annuale Russia/Africa ha rimpiazzato la vecchia e anacronista France/Afrique nell’attesa di un cambiamento reale nell’Africa francofona. In questo scenario nuovo, anche i vecchi dittatori che devono la loro corona alla Francia iniziano a essere ambigui. Sarà perché l’opinione pubblica chiede a gran voce una rottura con la Francia?

Comunque, una cosa è chiara, la visione occidentale di espandere la democrazia nei quattro angoli del mondo, non coincide con quella del popolo africano cui l’unica aspettativa è finalmente di realizzare e affermare i propri diritti. Una necessità imperante sia sul piano interno che estero. Allora dobbiamo chiederci se la Democrazia e il Diritto non sono antitetitici in questa fase della storia tra i due mondi. Perché come spiegare che la stessa Francia e la comunità internazionale avvallano i colpi di stato costituzionali dei loro luogotenenti alla testa dei paesi africani e condannano i colpi di stato militari?