Come allenarsi durante Ramadan: parla l’esperto

Ramadan per noi è un mese benedetto, i doni in questi giorni e queste notti benedette sono oltre ogni nostra immaginazione, ringraziamo Dio per averci dato la possibilità di vivere il Ramadan anche quest’anno.

Le giornate si allungano, le notti si accorciano e abbiamo l’impressione che questi giorni siano volati, che siano passati troppo in fretta.

Come abbiamo trascorso questi giorni è queste notti? Siamo ormai agli sgoccioli, come affrontiamo gli ultimi giorni? Abbiamo ancora energie? Ne abbiamo meno? Di più? 

E per chi fa sport, che sia un professionista o un amatore, avete proseguito gli allenamenti o vi siete fermati?

Ognuno di noi ha avuto ed ha la sua routine giornaliera e notturna, e che l’Altissimo ne dia merito e perdoni le nostre dimenticanze e i nostri continui errori nel mettere in pratica la Sua parola e quella del profeta Muhammad (pbsl).

Il Ramadan è una chiave che permette di aprire una porta, la porta del nostro cuore a Dio, elevarci ad un livello spirituale superiore prendendo più consapevolezza del nostro essere umani, del nostro corpo fisico, mentale e spirituale. 

Gli ultimi giorni sono come uno sprint finale di una corsa. Che sia a piedi o in sella ad una bicicletta, si sente la fatica dei tanti km (giorni) già affrontati, delle salite e delle impervie superate (le tentazioni), e la voglia di riuscire non solo ad arrivare al traguardo: giungere all’ultimo giorno in grazia di Dio ma anche di giocarsi un buon piazzamento aumentando le azioni caritatevoli.

Così, care sorelle e fratelli, da amante dello sport e della pratica sportiva in generale ed in particolare del ciclismo, vi propongo una trilogia, tre articoli sullo sport in tempo di Ramadan perché allenarsi bene durante il Ramadan è importantissimo per la nostra salute.

Quanti di noi non sanno come allenarsi? Quando allenarsi? Cosa mangiare prima o dopo? Come fanno i professionisti durante questo mese Sacro a seguire i loro training?

Bene, risponderemo a queste domande, con la speranza di continuare a digiunare vivendo una sana e regolare attività sportiva in questi ultimi giorni sacri.

Abbiamo chiesto ad un ex professionista, un ciclista a cui piace correre (anche a piedi) lungo le colline umbre e il sole caldo della Sicilia, di spiegarci come meglio possiamo affrontare i nostri allenamenti durante il Ramadan.

Un atleta che quando ha smesso di essere un professionista si è messo a disposizione del movimento, oggi, oltre che essere anche un giornalista, è un preparatore atletico e un procuratore. Ecco cosa ne pensa il Dott. Paolo Alberati. 

Lo sport in tempo di Ramadan 

Allenarsi bene nella disciplina sportiva che uno predilige rappresenta una felice espressione della personalità dell’essere umano che vive nella pratica sportiva la sua realizzazione come creatura vivente, sia quando il gesto atletico dell’allenamento diventa parte della routine del proprio lavoro, appunto quando a compierlo sono atleti professionisti, ma anche soprattutto quando l’allenamento rappresenta il coronamento della passione dello sportivo amatore, che ritaglia il proprio tempo libero per dedicarsi alla pratica della attività sportiva preferita.

Allenarsi dunque in tempo di Ramadan diventa tanto più interessante perché richiede il raggiungimento del giusto equilibrio tra ciò che l’obiettivo dell’allenamento richiede (spendere energie per migliorare le proprie prestazioni e recuperare quanto “speso” per attivare il processo di “super-compensazione”) e quello che effettivamente possiamo fare, in considerazione del precetto della pratica dell’astinenza da cibi e bevande, dall’alba al tramonto nel mese di Ramadan. Si tratta insomma di mettere d’accordo le due voci interiori che animano la nostra personalità dal profondo: l’io e Dio.

In tutto questo ai nostri giorni la scienza ha cominciato a dare il suo contributo sempre più attento e funzionale alla riuscita del proprio training, indicandoci l’intensità corretta dei carichi di lavoro ed allo stesso tempo i giusti intervalli per integrare liquidi e cibi durante e subito dopo l’allenamento per protrarre più a lungo ed efficacemente possibile il proprio allenamento. 

Un’ora di allenamento a media intensità, come può essere una corsa a piedi ad un ritmo che ci consenta di coprire 10km nei 60 minuti oppure una pedalata ad una intensità corrispondente, che potrebbe consentirci in un’ora di coprire 25 chilometri, richiedono circa 500ml di liquidi da assumere, con circa 250 Kcal di zuccheri (maltodestrine ad esempio) da reintegrare durante o subito dopo lo sforzo fisico. Ma visto che noi desideriamo attenerci alle norme del Ramadan anche in costanza di allenamento, dovremo necessariamente adottare una strategia ad hoc per ovviare all’impossibilità immediata di bere e nutrirci, condizione indispensabile per mantenere omeostasi (equilibrio) nel corpo e consentirci così di svolgere bene il nostro allenamento ma soprattutto di recuperare efficacemente per la seduta allenante dell’indomani.

Pertanto il mio suggerimento in periodo di Ramadan è quello di svolgere l’attività sportiva quotidiana spostandola verso l’ora del tramonto, ad esempio cominciandola circa 45 minuti prima dell’orario nel quale possiamo poi ingerire cibi e bevande, così che la prima parte dell’allenamento la condurremo come forma di riscaldamento, per accelerare magari con ritmi più sostenuti ed organizzati non appena potremo cominciare  a bere una bevanda magari zuccherata con dentro anche sali minerali, per completare la seduta allenante in forze e, soprattutto, appena terminata potremo poi sederci al tavolo per una cena ristoratrice e meritata.

E’ evidente che organizzando bene anche la pianificazione dell’allenamento e delle competizioni a cui partecipare, dovremo ritenere necessariamente il periodo del Ramadan come un periodo di “mantenimento”, ossia dovremo essere in grado di programmare blocchi di carico nelle settimane che precedono il mese dedicato al digiuno diurno, “mantenere” il lavoro acquisito durante il Ramadan e poi magari accelerare di nuovo con l’intensità ed il volume degli allenamenti subito dopo.

Ciò significa che anche l’atleta professionista può essere un fedele osservante modello, senza necessariamente rinunciare alla pratica della sua disciplina sportiva in maniera efficace e professionale, si tratterà solo di essere ancor più determinati ed attenti ad ogni particolare del nostro allenamento, specialmente se questo viene svolto con il coinvolgimento morale e passionale che la fede musulmana regala ad un atleta che si sente parte di un progetto divino.

Del resto è scienza anche quella del mental coaching, che ci insegna che quando un atleta pensa intimamente che una certa cosa (un allenamento particolare, una rinuncia ad un cibo…)   gli farà bene, anche se questo non è necessariamente dimostrato dalla scienza, il solo fatto di pensarlo con convinzione diventa per lui certamente fruttuosa.

Insomma si tratta del cosiddetto <effetto placebo>, che così come vale per l’assunzione di un determinato farmaco, tanto più funziona nelle convinzioni motivazionali di un atleta nel pieno dello svolgimento della pratica sportiva. E sicuramente è difficile ricevere una spinta più efficace e potente, anche nel raggiungimento di un risultato , di quella che può dare la Fede in Dio.

“Tutto posso in Colui che mi dà forza” recita la Bibbia dei cristiani al passo Fil. 4:13; “tutto viene da Dio” troviamo scritto nel libro sacro del Corano:  quando il cuore ha fede, il corpo lo segue fidandosi ciecamente.