Da antisistema ad ultras di Tel Aviv, La Verità torna a cuccia su Israele

La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ha un’anima e una vocazione tutta di destra che lo apparenta strettamente agli altri due quotidiani d’area, Libero e Il Giornale, con i quali è in forte concorrenza per spartirsi un bacino di potenziali utenti non certo trascurabile, un intero popolo di lettori con sentimenti che genericamente chiameremo conservatori.

Tuttavia, a differenza degli altri due quotidiani cugini, la Verità ha avuto il merito, soprattutto nei due anni di pandemia, di assumere una posizione coraggiosa e, nel grigio e uniforme panorama del resto della carta stampata italiana, piuttosto anticonformista, opponendosi alla narrazione dominante sul Covid con tutto il suo armamentario ideologico. 

Una narrazione che ci è stata dispensata dagli schermi televisivi e dalle colonne dei giornali a dosi da cavallo bombardandoci con mantra quotidiani sulla salvezza che solo il vaccino poteva dare, sulla necessità di chiudersi in casa, sulla cattiveria dei no-vax , sulla santità del green-pass, sul “che chi non si vaccina muore e fa morire”, su “lo dice la scienza” ecc… 

Insomma, negli anni bui della pandemia di cui è ancora freschissimo il ricordo, e sui quali purtroppo non abbiamo certezze a proposito di un loro ritorno, e non si sa se si debba temere maggiormente il morbo in sé o il morbo spirituale e ideologico che lo ha accompagnato, se si voleva leggere qualcosa in opposizione agli stucchevoli inviti a cantare l’inno nazionale sul balcone e poi, quando il vaccino è finalmente apparso, a vaccinarsi, a vaccinarsi tutti, giovani, adulti, vegliardi e infanti, l’unica alternativa era La Verità. E di questo al quotidiano diretto da Belpietro va senza dubbio dato atto e merito.

Tuttavia chi ha pensato che la Verità potesse costituire una felice eccezione al conformismo del giornalismo italiota ha dovuto, e non da oggi, ricredersi. 

Numerosi sono gli articoli apparsi su questo quotidiano volti a criminalizzare gli immigrati e, soprattutto, i musulmani. L’immigrazione incontrollata di massa è sicuramente un serio e grave problema, su cui non ci sono facili soluzioni, ma ciò non dovrebbe giustificare che, oltre a pretenziosi e astiosi pistolotti contro la religione islamica, pistolotti privi di ogni approccio obiettivo, e diretti solo a creare diffidenza, allarme, se non odio, non passa praticamente giorno senza che su quel giornale, riportando un qualsiasi episodio di cronaca nera non si titoli che.. un marocchino, un tunisino, un egiziano ecc.. ha ucciso, ha stuprato, ha rubato, eccetera.

Se l’autore del crimine è invece un italiano, cosa che ovviamente capita, e capita anche spesso, come dovrebbe essere prassi normale in tutti i casi se non si avesse l’obbiettivo di condizionare il lettore e spingerlo verso lo sciovinismo, allora sulla nazionalità si sorvola. 

Ma veniamo all’argomento che in questi giorni sta monopolizzando le aperture dei TG nazionali e le prime pagine di tutti i quotidiani. Ci riferiamo ovviamente ai drammatici avvenimenti di Gaza e della Palestina.

Su questo tragico, scottante e attualissimo argomento si sono potuti leggere una serie di editoriali firmati dal direttore Maurizio Belpietro. E a lui per ragioni di tempo e spazio ci limitiamo. Belpietro come la quasi totalità degli editorialisti di tutta la nostra stampa, si è messo l’elmetto in testa ed è partito in quarta per dar man forte a “l’unica democrazia del Medio Oriente”. 

In questi giorni su la Verità si sono potuti leggere titoli cubitali che, si fa per dire, si distinguono per equilibrio e sobrietà; eccone alcuni luminosi esempi: 9 ottobre, Il nuovo olocausto; 11 ottobre, Tifano per i macellai di bimbi; 14 ottobre, Hamas vuole il massacro, e, sempre nella stessa data, sulla prima pagina c’è una serena intervista con Magdi Allam annunciata con il seguente titolo: Israele non usurpa nulla, sono gli arabi che da sempre cercano di cancellarla. Come no.

Mai come in questi giorni la comunità musulmana in Italia ha dovuto rendersi conto di quanto sia ostile e volto ad una forsennata propaganda filosionista l’intero panorama mediatico del bel Paese. 

Secondo lor signori esisterebbe un solo aggredito scevro da ogni colpa, avamposto del mondo libero, giardino circondato da giungla che va difeso a qualsiasi costo dai barbari: Israele. 

Orbene, il giornale che ha scelto di chiamarsi come quello che fu l’organo di stampa ufficiale del partito comunista sovietico, la mitica Pravda, che in russo appunto vuol dire verità, si è unito in modo militante al resto dell’informazione italiana, schierandosi totalmente e senza la minima sfumatura o dubbio a fianco dell’occupazione e dell’olocausto, quello attualmente in atto, cioè quello dei palestinesi. 

Da un giornale che, ripetiamo, su argomenti come il Covid e la guerra in Ucraina era riuscito a distinguersi dal conformismo imperante in tutto il panorama mediatico italiano, qualcosa di leggermente meglio, evidentemente sbagliando, ce lo saremmo aspettati.