Israele usa il “diluvio di Al-Aqsa” per armare tutti i suoi cittadini ebrei

La battaglia del “Diluvio di Al-Aqsa” ha causato estremo terrore e paura in ampi segmenti di popolazione israeliani, e non solo tra coloro che vivono vicino al confine o negli insediamenti nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme. Alla luce della mancanza di sicurezza e protezione, le forze di sicurezza israeliane hanno incoraggiato la creazione di 600 squadre di guardia civile nelle città ebraiche lontane dalle aree di ostilità, cosa che ha motivato gli israeliani ad armarsi e a richiedere una licenza per portare armi.
Per aumentare il numero dei militanti autorizzati e accelerare il processo di armamento, il Ministero della Sicurezza si è affrettato ad abolire le condizioni restrittive, ad ampliare le condizioni minime per il rilascio di una licenza di porto d’armi, a concedere agevolazioni per il loro rilascio e ad abbreviare i tempi per l’esame delle domande.
La Commissione parlamentare per la sicurezza aveva approvato, nella prima settimana della guerra a Gaza, le norme che ampliano le condizioni e i criteri per ottenere una licenza di porto d’armi, nonché la popolazione ammissibile alle licenze, predisposte dal ministro della Difesa Itamar Ben Gvir. Secondo le stime del Comitato di Sicurezza con le nuove norme circa 400.000 israeliani in più potranno richiedere il  porto d’armi.
 
Nuove strutture e regole
Secondo le strutture e i regolamenti modificati, qualsiasi israeliano che abbia prestato servizio nell’esercito e abbia più di 21 anni, avrà il diritto a ottenere un certificato di “combattimento” e potrà richiedere una licenza per portare un’arma da fuoco speciale per un periodo massimo di 20 anni, dopo la fine del suo servizio regolare o di riserva.
Anche tutti i coloni che vivono nei territori palestinesi occupati nel 1967, in modo che ogni colono, anche se non ha prestato servizio nell’esercito, può richiedere la licenza per portare armi, e anche i nuovi immigrati potranno essere armati direttamente, così come le squadre di ambulanze volontarie “Magen David Adom” e le squadre di vigili del fuoco e di soccorso.
 
Le nuove norme danno inoltre la possibilità a ogni ragazza ebrea che ha prestato “servizio nazionale” per un anno di richiedere una licenza di porto d’armi, e a tutte le famiglie ebree che vivono nei kibbutz “insediamenti agricoli e militari” all’interno della Linea Verde e nei zone di frontiera, nonché tutto il personale di polizia già in pensione.
 
Affluenza senza precedenti
 
Dall’inizio delle ostilità sul fronte meridionale fino all’inizio della quarta settimana di guerra a Gaza, sono pervenute 174.453 domande per ottenere una licenza di porto d’armi, secondo quanto riportato martedì 31 ottobre dal sito del quotidiano Yedioth Ahronoth. 
Alla luce di queste richieste di licenza, il Ministero della Difesa ha aperto i suoi centri in tutto Israele durante lo stato di emergenza, e i dati attestano che questi ricevono una media di 10.000 nuove domande al giorno, mentre prima della guerra erano solo 850 domande settimanalmente.
 
Nella prima settimana successiva all’inizio della battaglia del “Diluvio di Al-Aqsa” il 7 ottobre, sono state presentate più di 40.928 domande per ottenere una licenza d’arma e sono state concesse circa 13.748 approvazioni condizionali e 8.807 nuove licenze. Da notare che sul totale delle nuove domande presentate al Ministero, sono state più di 13.269 le domande errate, mentre 5.104 sono state respinte.
 
Società armata
Le statistiche ufficiali del Ministero degli Interni israeliano indicano che prima degli eventi del 7 ottobre, c’erano più di 200.000 civili israeliani in possesso di armi su licenza del Ministero, oltre alle licenze di armi concesse alle compagnie di guardia civile che ne hanno decine di migliaia. Oggi si prevede che nel 2023 il numero di domande raggiungerà più di 400.000.
Implicazioni della proliferazione delle armi
Per quanto riguarda gli insediamenti agricoli, i kibbutz e le città di confine, sono state istituite 600 squadre di guardie civili, ciascuna composta da un massimo di 20 volontari. Il Ministero della Sicurezza ha acquistato 7.000 fucili Sa’ar lunghi e migliaia di dispositivi  e meccanismi antiproiettile dall’esercito.
Il quotidiano Marker ha anche riferito che Israele sta armando i suoi cittadini in un modo che non ha precedenti precedenti.
Lo stesso giornale ha messo in guardia dalle ripercussioni di un armamento di massa degli israeliani, paventando la possibilità di effetti interni sulla società e che la diffusione degli armamenti potrebbe stimolare la violenza e la criminalità tra gli stessi israeliani.