[Video] I fantasmi di Gaza: le tattiche di guerriglia di Al-Qassam portano al ritiro del 70% delle truppe israeliane dal nord della Striscia

Nel conflitto in corso a Gaza, i recenti sviluppi indicano un cambiamento significativo nella strategia militare di Israele, caratterizzato da una sostanziale ritirata dalla regione settentrionale (70% delle truppe) e da uno sforzo simultaneo per intensificare le operazioni nel sud. Questa manovra tattica, apparentemente guidata dalla guerriglia urbana delle forze di Hamas, riflette le complessità e le sfide affrontate da entrambe le parti in questo lungo conflitto.

Ritirata nel nord in mezzo alla resistenza

Secondo quanto riferito dalle brigate al Qassam ad Al Jazeera, le forze israeliane hanno ritirato quasi il 70% delle loro truppe dal nord della Striscia di Gaza, una mossa attribuita alla fermezza delle forze di Hamas, ed in particolare alle Brigate Al-Qassam. La capacità di Al-Qassam di prendere di mira e infliggere danni ingenti ai veicoli militari israeliani, compresi i carri armati Merkava pesantemente corazzati, ha costretto Israele a rivalutare il suo approccio.

L’offensiva nel nord di Gaza, iniziata il 27 ottobre come parte di un conflitto più ampio iniziato il 7 ottobre, ha incontrato una feroce resistenza. Le Brigate Al-Qassam, insieme alle Brigate Al-Quds, hanno utilizzato efficacemente tattiche di guerriglia, sparando ai soldati israeliani da angoli ciechi e schierando ordigni esplosivi strategicamente posizionati. I video condivisi da Al Qassam dall’inizio del conflitto documentano questi attacchi che sottolineano la potenza delle capacità della resistenza palestinese, e che hanno provocato un numero significativo di vittime israeliane, nonostante la sottostima ufficiale.

Costo umano e adattamenti tattici

Le vittime israeliane, come rivelato da un rapporto di Haaretz del 28 novembre, suggeriscono un notevole danno alle loro forze, con oltre 1.000 soldati feriti, di cui 202 in condizioni critiche. L’entità delle perdite sembra aver spinto Israele a riconsiderare le operazioni militari, inizialmente mirate a mantenere un controllo dell’area nord della Striscia con una presenza militare consolidata. I recenti scontri nel nord, in particolare nella zona di Juhr Al-Dik, sono stati testimoni di imboscate da parte di Al-Qassam che hanno provocato la morte e il ferimento di numerosi soldati israeliani, secondo fonti.

Lo spostamento dell’attenzione da nord a sud, secondo una fonte anonima all’interno delle Brigate Al-Qassam, coincide con operazioni di manovra limitate nella regione settentrionale. Il ritiro dal nord, accelerato negli ultimi due giorni, sembra essere una risposta ai pesanti colpi inferti dalla resistenza palestinese, compresa la distruzione di carri armati militari, bulldozer e mezzi di trasporto truppe a Beith Lahia e Beit Hanoun.

L’attuale fase del conflitto vede Israele concentrare i propri sforzi nel sud della Striscia di Gaza. La sezione Khan Yunis di Al-Qassam, considerata una delle unità più forti, ha già annunciato diverse operazioni che hanno provocato vittime israeliane. Questa offensiva del sud si allinea con una strategia più ampia volta a dividere Gaza in tre regioni distinte: nord, centro e sud. Sebbene questa divisione possa complicare il movimento dei civili in cerca di rifugio, è improbabile che ostacoli le attività dei combattenti di Al Qassam, che operano prevalentemente attraverso tunnel sotterranei.

Adattarsi alle sfide impreviste

La ritirata di Israele dal nord e le sue operazioni intensificate nel sud indicano una ricalibrazione strategica in risposta all’imprevista tenacia dei combattenti palestinesi. L’evoluzione del conflitto pone sfide ad entrambe le parti, con le tattiche di guerriglia del braccio armato di Hamas che si dimostrano efficaci contro le strategie militari convenzionali israeliane. Man mano che la situazione si evolve, rimangono punti interrogativi su come questi aggiustamenti tattici modelleranno la traiettoria del conflitto e influenzeranno il panorama geopolitico più ampio della regione.