Dall’isteria al pensiero critico-storico: ecco come Hamas siede oggi al tavolo di Mandela, Boudiaf, e Nat Turner

L’isteria di massa dei primi giorni in seguito alla controffensiva di Hamas del 7 ottobre si sta attenuando. Questa controffensiva ha causato la morte di circa 1.100 israeliani, di cui quasi la metà costituita da soldati. Molti altri sono stati uccisi a causa del fuoco incrociato o come danno collaterale, mentre alcuni sono stati uccisi da miliziani autonomi nelle file di Al-Qassam. Questi miliziani, presi dal raptus, hanno disobbedito agli ordini di Hamas ed Al Qassam di non uccidere non combattenti come dimostrato dalle interviste e le dichiarazioni rilasciate dalle prime ore dell’operazione Aqsa Storm il 7 Ottobre.

L’attenuarsi di questa isteria significa oggi che sempre più si sta parlando non del 7 Ottobre come evento isolato ed inaspettato ma come un altro giorno fra tanti che lo hanno preceduto prevedibilissimo e facente parte del contesto della brutale occupazione coloniale e dell’apartheid israeliano contro i palestinesi. All’inizio vi era solo qualche voce timida che chiedeva di considerare il “contesto” mentre ora il fronte che vede Hamas come un legittimo movimento di liberazione nazionale si sta consolidando. Le molte informazioni che media reputabili hanno condiviso e che hanno contribuito a confutare molte delle menzogne propagandistiche israeliane sono state vitali in questo senso.

Una voce fra tante altre che fa parte di questo coro di dissidenti è Norman Finkelstein, ebreo ed erede spirituale di Noam Chomsky, che in una recente intervista ha raccontato di come abbia vissuto intellettualmente e moralmente l’episodio del 7 Ottobre. Il percorso di Finklestein, come altri intellettuali dissidenti, è stato simile: dopo un periodo iniziale di silenzio, seguito da una chiamata timida ad analizzare il contesto, Finkelstein si rifiuta di condannare Hamas ed anzi usa la Storia per legittimare la resistenza palestinese e contestualizzarla. Finkelstein racconta di aver perso qualche amico, ma ne ha guadagnati anche molti altri che sono dalla parte giusta della Storia.

Chiunque studi la storia di movimenti di liberazione nazionale come il FLN algerino o l’ANC di Mandela in Sud Africa sa bene che questi movimenti hanno bersagliato anche coloni nel contesto delle loro operazioni militari. In un contesto di occupazione e colonialismo, infatti, i coloni non sono visti come semplici civili ma come individui che decidono di beneficiare del sistema di oppressione senza opporsi ad esso ed anzi supportandolo. Le critiche che si possono sollevare non mancano di certo, del resto come si può ritenere direttamente colpevole chi nasce in un contesto di colonialismo dalla parte dell’oppressore? Nel migliore dei casi queste masse ignare sono vittime la cui unica colpa è quella di aver accettato lo status quo vivendo alla giornata. E’ evidente come la responsabilità etica di questi ignari è diversa rispetto a chi – come vediamo da anni in Israele – festeggia mangiando popcorn guardando dalle colline mentre i palestinesi vengono fatti a pezzi o mentre promuove attivamente una visione macabramente genocida in cui “gli arabi devono essere uccisi o cacciati, “i palestinesi sono serpi ed animali”, e “non esiste alcuna Palestina, tutto appartiene ad Israele e agli ebrei” e mentre questi stessi  imbracciano le armi accompagnati dai soldati israeliani assassinando contadini e bambini nelle campagne e nelle strade dei territori palestinesi.

La Storia, purtroppo, non grazia chi riesce a prevederne il funzionamento e le ripetizioni e così il Nelson Mandela che tutti oggi considerano un eroe ed un freedom fighter dovrà attendere fino al 2008 prima che gli USA decidano di rimuoverlo dalla lista di terroristi. Il FLN algerino dovrà sopportare l’anatema del “terrorismo” da parte dei coloni francesi fino alla liberazione e la vittoria. Così sembra oggi essere il caso con Hamas, che per gli standard di un movimento di liberazione nazionale sembra essere stato – perdonate la blasfemia – esemplare.

Dalla prima ora, i canali di Hamas – prima che venissero censurati in Europa – mostravano che tutte le linee guida sia a livello politico che sul terreno rimarcavano con forza il divieto di torcere anche un capello  ad i non combattenti. Nei giorni dopo la contro-offensiva, Hamas ha ripetuto senza alcuna voce discordante che qualsiasi civile morto nella contro-offensiva del 7 Ottobre è stato o un danno collaterale, o dovuto al fuoco incrociato furioso, o ucciso da mine vaganti fra i miliziani che sono andate fuori controllo – fatto quest’ultimo non raro fra gli eserciti regolari, figuriamoci quelli irregolari come Al Qassam dove chiunque può unirsi senza uno screening appropriato. Così mentre Israele pisciava sui cadaveri dei miliziani uccisi e torturava i civili palestinesi, in Cisgiordania Hamas continuava a definire i suoi ostaggi “ospiti”. Israele diffondeva notizie false di bambini decapitati e faceva passare i suoi civili come uccisi da Hamas mentre furono le forze israeliane stesse a farli a pezzi col fuoco amico degli Apache. I prigionieri liberati da Hamas raccontavano di essere stati trattati umanamente, di essere stati seguiti da medici ogni giorno, e di aver mangiato lo stesso cibo nelle stesse quantità che i miliziani mangiavano. Dovrà essere una indagine indipendente a confermare la realtà dei fatti, ma quello che è merso fin ora e che è confermabile da quanto documentato non è da poco.

Mentre Israele ed i suoi scagnozzi facenti parte della propaganda sionista globale ci raccontavano che Hamas voleva “ammazzare tutti gli ebrei in quanto tali” e che volevano la distruzione di Israele, chiunque aveva la capacità di fare una semplice ricerca online per cercare cosa diceva lo statuto di Hamas si è ritrovato con ben altro. Dopo essersi confrontata col gap culturale di un Occidente colpevole e colpevolizzato del vero massacro degli ebrei in quanto tali il secolo scorso, Hamas ha dovuto chiarire che quando parlava di ebrei parlava di sionisti perché – si sa – nell’Islam gli ebrei sono onorati e discendenza di profeti. Quanto alla distruzione di Israele, Hamas si è mostrata matura e capace di crescere accettando l’influenza del soft power e negoziando la sua posizione parlando di uno Stato Palestinese coi confini del 1967 pienamente sovrano e che viva accanto ad uno Stato di Israele. Questo è  quanto dice nero su bianco lo statuto di Hamas del 2017.

Solo la censura dei media mainstream volontaria o involontaria non ha permesso a queste informazioni di essere rese facilmente accessibili ma internet oggi è stato da protagonista consentendo a molti di accedere ai fatti ed alle documentazioni e testimonianze di molti media reputabili e molti giornalisti di alto livello sul terreno. Si può censurare una bocca, ma non centomila bocche che dicono tutte la stessa cosa.

Ritorniamo a Finklestein. Ciò che sbloccò il suo iniziale dubbio fu rispolverare la vicenda di Nat Turner, ben noto agli americani. Nel contesto delle lotte di liberazione da parte degli abolizionisti si formò un gruppo di rivoltosi nel 1831 capeggiato da Nat Turner, un predicatore ed auto-proclamato profeta afro-americano. Turner affermò di essere stato ispirato da Dio stesso per lanciare una rivolta contro i “bianchi” schiavisti.

Turner e i suoi alleati uccisero cinquantacinque uomini, donne e bambini bianchi mentre i ribelli si dirigevano verso Gerusalemme (l’odierna Courtland). Meno di ventiquattr’ore dopo l’inizio della rivolta, i ribelli incontrarono una resistenza organizzata e furono sconfitti in uno scontro presso la fattoria di James Parker. In seguito a questa battuta d’arresto, Turner e altri ribelli si affrettarono a riunire le loro forze. Il giorno successivo, una serie di sconfitte portarono alla fine effettiva della rivolta. I bianchi riaffermarono rapidamente e brutalmente il loro controllo sulla contea di Southampton, uccidendo circa tre dozzine di neri senza processo (Enciclopedia Virginia).

I paralleli con Hamas non mancano e ciò non è sfuggito neanche a Finklestein. Oggi, infatti, la vicenda di Nat Turner è considerata un esempio di lotta contro l’oppressione. Come oggi, anche allora le voci di intellettuali dissidenti che avevano capito come funziona la Storia si pronunciarono. Uno di questi fu il celebre abolizionista americano William Lloyd Garrison. All’indomani della rivolta di Nat Turner, le parole di Garrison manifestano con una forza ed una poetica unica l’esprit du temps – lo ZaitGeist – che a leggere oggi sembrano scritte per noi. Tale è la forza della Storia. E allora così concludiamo, lasciando che la Storia ci insegni ancora, stavolta per bocca di Garrison che della Storia fu veggente:

L’insurrezione

Ciò che avevamo previsto da tempo, a rischio di essere stigmatizzati come allarmisti e declamatori, ha iniziato a realizzarsi. Il primo passo del terremoto, che alla fine dovrà scuotere il tessuto dell’oppressione, senza lasciare pietra su pietra, è stato fatto. Sono cadute le prime gocce di sangue, che non sono altro che il preludio di un diluvio dalle nubi che si addensano…

Leggi il resoconto dell’insurrezione in Virginia e di’ se la nostra profezia non si è avverata…

È vero, la ribellione è domata. Quelli degli schiavi che non furono uccisi in combattimento sono stati messi al sicuro, e la prigione è gremita di vittime destinate al patibolo!… Hai visto, è da temere, ma è solo l’inizio dei dolori. Tutto il sangue versato sarà acquisito dalle vostre mani. Solo per mano tua? No, ma per mano del popolo del New England e di tutti gli Stati liberi. Il reato di oppressione è nazionale. Il Sud è solo l’agente di questo colpevole traffico. Ma ricorda! sono all’opera le stesse cause che devono inevitabilmente produrre gli stessi effetti; e quando la contesa sarà ricominciata, dovrà essere una guerra di sterminio….

Accusate gli amici pacifici dell’emancipazione di istigare gli schiavi alla rivolta…. Gli schiavi non hanno bisogno di incentivi da parte nostra. Troveranno nelle loro ferite – nei loro corpi emaciati – nella loro fatica incessante – nelle loro menti ignoranti… nei vostri discorsi e conversazioni, nelle vostre celebrazioni, nei vostri opuscoli, nei vostri giornali – voci nell’aria, suoni dall’altra parte dell’oceano, inviti a resistenza sopra, sotto, intorno a loro! Di cos’altro hanno bisogno….

Per quanto ci riguarda, siamo inorriditi dall’ultima notizia. Abbiamo fatto del nostro meglio per scongiurare la calamità. Abbiamo avvertito i nostri connazionali del pericolo di persistere nella loro condotta ingiusta. Abbiamo predicato agli schiavi i pacifici precetti di Gesù Cristo. Abbiamo fatto appello a cristiani, filantropi e patrioti affinché ci aiutino a realizzare la grande opera di redenzione nazionale attraverso l’azione del potere morale – dell’opinione pubblica – del dovere individuale. Come siamo stati ricevuti? Siamo stati minacciati, proscritti, diffamati e imprigionati…. Se finora siamo stati urgenti, coraggiosi e denunciatori nei nostri sforzi, d’ora in poi diventeremo veementi e attivi con l’aumento del pericolo. Grideremo, con toni di tromba, notte e giorno: – Guai a questa terra colpevole, a meno che non si penta rapidamente delle sue azioni malvagie! Il sangue di milioni di suoi figli invoca ad alta voce riparazione! Soltanto l’EMANCIPAZIONE IMMEDIATA può salvarla dalla vendetta del Cielo e cancellare il debito dei secoli!

The Liberator, 3 settembre 1831

Amen.