Una tavola rotonda per le principale organizzazioni islamiche italiane

Domenica 26 novembre si è svolta a Torino la tavola rotonda delle organizzazioni islamiche dal titolo “Invero i credenti sono fratelli”, tratto dal celebre passo Coranico.

L’Ente Islamico in Italia è stato il promotore di questa prima iniziativa tutta islamica senza alcun intervento istituzionale o dovuto ad avvenimenti di attualità. Da anni ci siamo abituati a vedere tavoli delle associazioni islamiche riunite al ministero dell’interno solo per ragioni di sicurezza; questa volta, invece, l’iniziativa tutta interna alla comunità islamica ha scelto di dare inizio a un nuovo percorso della comunità musulmana italiana.

Come detto, l’Ente Islamico in Italia ha promosso l’incontro, invitando le varie realtà musulmane italiane, e hanno aderito con piacere l’UCOII rappresentata da Yassine Lafram, PSM rappresentata da Brahim Baya, Islamic Society rappresentata dal presidente Banris Hussain e dal segretario Atif Nazir, CIBI (Comunità islamica dei Bosniaci in Italia) rappresentata da Alija Alija Salihović (presidente della dzemat di Biella) accompagnato da una delegazione della comunità locale e l’Associazione italiana degli Imam e delle Guide Religiose rappresentata da Shaykh Ala Al-Shubki e Shaykh Muhammad Shahin. Assente giustificato l’UAMI che avrebbe voluto partecipare.

Come da tradizione islamica, l’incontro ha preso avvio con la lettura del sacro Corano, e poi la parola è passata ad Adil Anouar, presidente dell’Ente Islamico, che ha presentato la ragione e moderato l’incontro, e ha voluto chiarire che si è voluto partire con poche realtà, consapevoli che la tavola nel corso dei prossimi mesi si ingrandirà.

La prima parte della giornata è stata una vera e propria presentazione delle singole realtà dal punto di vista storico, delle attività e delle relazioni nazionali ed internazionali. Mentre la seconda parte della giornata è stata dedicata a una discussione dell’Islam italiano, dei problemi che vivono le singole associazioni e del ruolo di rappresentanza ed attivismo, confrontandosi sia sul presente che sul futuro.

Un aspetto molto importante è stata la lingua; l’incontro si è svolto totalmente in italiano, in primis perché tutti i presidenti, anche delle associazioni di estrazione araba, sono cresciuti in Italia e padroneggiano la lingua italiana meglio di quella araba. A questo che sono state invitate al tavolo organizzazioni islamiche afferenti a comunità non arabofone, e questo segna il vero punto di svolta di questa tavola rotonda.

L’Ente Islamico si è fatto promotore e non capofila di questa iniziativa e l’auspicio è che la tavola si allarghi sempre più fino a poter diventare un momento di vera rappresentanza del tessuto islamico italiano nelle varie rappresentanze.

Si è notata la soddisfazione sia di CIBI che Islamic Society per essere state invitate; la prima rappresenta principalmente musulmani bosniaci e la seconda pakistani in Italia, ritenute allo stesso livello delle altre organizzazioni islamiche italiane.

L’Ente Islamico ha voluto onorare i suoi soci fondatori con un invito speciale alla partecipazione, come pubblico, segno di rispetto e ringraziamento verso coloro che nell’ultimo mandato hanno affidato la direzione dell’Ente Islamico ad un direttivo a maggioranza giovane, ragazze e ragazzi under trenta nati o cresciuti in Italia, segno di fiducia che è stata ripagata dal direttivo con questo invito.

Questo evento nella sua semplicità segna l’inizio di un nuovo percorso per la comunità islamica italiana, che non si riunisce più su indicazione di questo o quel ministero, per questo o quell’attentato, ma si riunisce per sé stessa.