Analisti israeliani: Netanyahu non ha una exit strategy per Gaza e rifiuta la proposta USA per restare al potere

“Israele deve rendersi conto che Gaza si trasformerà nel più grande problema umanitario del mondo. Se non ci sarà nessuno che si assumerà la responsabilità, la responsabilità ricadrà su di noi, e i nostri figli e nipoti continueranno a pagare il prezzo dell’errore.”.

Funzionari israeliani ritengono che la ripresa della guerra a Gaza, all’alba di venerdì, spingerà Hamas ad accettare un importante accordo sullo scambio di prigionieri, senza che Israele paghi un prezzo elevato, mentre un ex alto ufficiale israeliano ha avvertito che con la fine del conflitto a Gaza, Israele potrebbe pagare un prezzo, molto caro, a causa della catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza.

Tal Lev Ram, analista militare del quotidiano Maariv, ha sottolineato che la posizione prevalente in Israele è che “l’esercito israeliano deve tornare a esercitare pressioni militari su Hamas, attraverso le quali sarà possibile raggiungere un migliore accordo sulla liberazione degli ostaggi”. 

D’altro canto, Lev Ram ha sottolineato che il responsabile del fallimento della sicurezza di Israele, che ha causato la sorpresa dell’attacco Tempesta di Al-Aqsa lanciato da Hamas il 7 ottobre, è stato soprattutto l’esercito israeliano, e che il fallimento derivava dalla “stagnazione del pensiero.”

Ha aggiunto che ciò non esonera il primo ministro Benjamin Netanyahu dalla responsabilità. “Nell’ultimo anno, in qualità di Primo Ministro, Netanyahu ha ricevuto tutti gli avvertimenti necessari sul fatto che la crisi interna in Israele dovuta all’indebolimento del sistema giudiziario costituiva una minaccia per la sicurezza dello Stato e che le possibilità di una guerra sono aumentate in modo significativo”.

Lev Ram ha continuato: “Questo non era un avvertimento o una valutazione generale, ma piuttosto si trattava di avvertimenti supportati da informazioni di intelligence, operazioni sul campo e documenti di intelligence che gli erano stati presentati, e indicavano che l’Iran, Hezbollah e Hamas vedevano la situazione interna in Israele come indicatore della sua debolezza e occasione di guerra contro Israele”.

Da parte sua, l’ufficiale israeliano in pensione con il grado di maggiore generale ed ex capo della divisione operativa, Yisrael Ziv, ha sottolineato in un articolo pubblicato oggi sul sito di Channel 12 che “Israele è arrivato a un bivio strategico nella battaglia contro Hamas Da un lato deve completare l’attacco e sconfiggere Hamas, dall’altro deve rendersi conto che Gaza, all’indomani della guerra, si trasformerà nel più grande problema umanitario nel mondo. Se non c’è nessuno che si assume la responsabilità, la responsabilità ricadrà su di noi, e i nostri figli e nipoti continueranno a pagare il prezzo dell’errore”.

Ha aggiunto: “Per 15 anni, Hamas ha costruito una massiccia infrastruttura di difesa, estendendosi a tutte le zone di Gaza”. Ha giustificato la falsità della guerra a Gaza e la terribile catastrofe umanitaria che ha colpito Gaza, sostenendo che “dal 7 ottobre Hamas ha portato su di sé l’atteso annientamento”.

Ziv ritiene che “il ritmo della guerra è lento e non ci sono ancora risultati decisivi. Finché le persone rapite saranno detenute nella Striscia di Gaza, ci ritroveremo in un deficit che non potrà essere coperto da alcun risultato. In altre parole se il mondo costringerà Israele a fermare la guerra, Hamas lo considererà una vittoria. In generale non ci sarà vittoria, senza una soluzione politica per il day after”.

Ha sottolineato: “L’orologio globale scorre. L’equilibrio americano è limitato e consentirà un ulteriore attacco importante  prima che Washington chieda la fine della guerra”.

Ha continuato: “Invece di accettare la proposta americana a braccia aperte, Netanyahu ha scelto di impegnarsi in una politica di sopravvivenza, che porterebbe al fallimento politico. Sta preparando un’imboscata politica per Gantz ed è pronto a sacrificare ancora una volta il futuro di Israele in favore di uno slogan politico che sia al servizio della sua sopravvivenza. Ciò indica che non intende assumersi la responsabilità della più grande catastrofe della storia di Israele.”

L’analista ha aggiunto che non c’è nessuno pronto ad assumersi la responsabilità per la Striscia di Gaza dopo la guerra. “Né l’Egitto né una ‘forza internazionale’, come prevedono gli slogan. Proporre altre soluzioni non è altro che un inganno senza alcun collegamento con la realtà. Se Israele rifiuta la proposta di lasciare che sia l’Autorità Nazionale Palestinese ad assumersi la responsabilità della sicurezza a Gaza avrà la responsabilità totale della distruzione della Striscia.” “E anche di due milioni di rifugiati. Ciò significa una catastrofe politica.”

Ziv ritiene che “la soluzione politica americana fornirà una via d’uscita rispetto agli obiettivi della guerra che non sono chiari al momento, fornirà il tempo necessario affinché gli Stati Uniti sostengano la fine dei combattimenti e coinvolgerà l’amministrazione Biden in una soluzione a lungo termine. La scelta del Primo Ministro israeliano di respingere la proposta di Biden, dopo il suo appoggio senza riserve che ha salvato Israele, è un atto che danneggia la strategia di sicurezza nazionale durante la guerra.