Tornare alla convertibilità aurea non è la soluzione alla finanziarizzazione dell’economia

Non esisterebbe ricchezza in un mondo di morti, Prof. Giacinto Auriti

In questo mondo caotico e selvaggio, in antitesi con la natura umana, molte persone timidamente cominciano a comprendere che la deriva decadentista, non è dovuta solamente alla mancanza di moralità e di etica ma anche alla finanziarizzazione dell’economia. Pian piano comincia a farsi avanti un’idea-forza del ritorno al passato in forma genuina dell’economia, con l’adozione del sistema monetario aureo, detto Gold Standard.

Per chi non ha un approccio scientifico-tecnico alla materia, può apparire una soluzione a tutti i mali che stiamo vivendo con la predominanza dei mercati finanziari sulla collettività. Pensare di sovvertire lo status quo ricorrendo al passato è come tentare di risollevare le sorti dell’Italia ripristinando la monarchia.

Il problema non è nella forma ma nella sostanza, ossia chi è il proprietario della moneta al momento della sua immissione? Perché le banche sono private e non pubbliche (della collettività)? Perché il denaro viene prestato con l’interesse? Perché continuiamo a adottare il sistema capitalistico che non è più in grado di garantire l’equità sociale? Pongo queste domande perché sono il nucleo del problema e sappiamo che anche il sistema monetario aureo prevedeva l’usura (interesse) e l’esproprio dei mezzi finanziari da parte degli usurai.

Il Gold standard per tutta la sua esistenza, soprattutto, a partire dallo sviluppo industriale, ha messo a nudo i suoi limiti, da quando fu adottato nel 1815 dalla Gran Bretagna e fino al 1971, allorché gli Stati Uniti decisero che il dollaro non era più convertibile in oro.

In tutto questo arco di tempo il sistema aureo fu più volte sospeso e reintrodotto da tutte le nazioni del mondo, tant’è che il presidente americano Roosevelt nel 1933 per poter rilanciare l’economia americana dopo la grande depressione dovette sospendere la convertibilità del dollaro in oro, la stessa Inghilterra, allora potenza egemone, durante la Prima Guerra mondiale lo sospese, come molti paesi europei, per poi ripristinarlo nel 1925, di nuovo sospenderlo nel 1934 e rintrodurlo nel 1945, con gli accordi di Bretton Woods. 

La sospensione del Gold Standard è dovuta a questioni di carattere reale: non si può misurare l’economia di un paese con la convinzione di agganciarla all’oro. A tal proposito, la letteratura economica ci insegna che è la convinzione fra soggetti a creare il valore della moneta, che a sua volta rispecchia, nel contesto di una nazione, la capacità industriale, il capitale umano e la buona amministrazione.

Tutti questi fattori che non possono essere misurati con l’arbitrarietà dell’utilizzo dell’oro come sottostante di riferimento di ricchezza. Possiamo ricorrere ad un esempio pratico, di nazioni come la Nuova Zelanda oppure Cina e Giappone, paesi sprovvisti di materie prime ma che sono all’avanguardia mondiale grazie al loro capitale umano, la creatività e le capacità tecnico-scientifiche. Questo dimostra che la moneta di per sé, in un mondo fortemente sviluppato, non può basarsi su un minerale raro, cosa che creerebbe rarità della base monetaria.

Molti si dimenticano che oggi l’eurozona, con riferimento all’economia reale e non ai mercati finanziari, ha un sistema a cambi fissi rigidi e i mancati aggiustamenti del tasso di cambio, trasferiscono al mercato del lavoro il compito di adeguare la competitiva che, nel sistema euro, porta abbassamento dei salari.

È l’esempio lampante di un sistema monetario aureo. Per quanto riguarda le spinte inflazionistiche in questi due ultimi secoli, si sono presentate più volte: ogni qual volta che venivano scoperte delle miniere d’oro.

Questo spingeva gli istituti d’immissione ad allargare la base monetaria che a sua volta si ripercuoteva sul prezzo delle merci, perché nonostante l’ancoraggio del denaro all’oro ciò non veniva corrisposto con maggiori produzioni di merci. Inoltre, se fosse vera la teoria della riserva-aurea, il dollaro nel 1971 avrebbe dovuto perdere totalmente il suo valore.

Il punto fondamentale è che la moneta di per sé non crea ricchezza ma è un mezzo per creare ricchezza e proprio per questa motivazione la sua proprietà e la sua stabilità devono rispecchiare l’economia reale e l’emissione, la gestione, il credito (senza interesse) devono essere di proprietà collettiva (Stato).

Il sistema a moneta legale o a corso forzoso (moneta fiat), di per sé non crea dei limiti, come detto precedentemente, il dilemma sussiste nel fatto che oggi le banche centrali sono entità private, indipendenti dal potere politico ma il potere politico è da esse dipendente, poiché necessita di capitali per poter finanziare lo Stato (le scadenze dei titoli di stato). Un noto detto dice di non buttar via il bambino con l’acqua sporca, l’obiettivo della collettività dovrebbe essere quello di buttare l’acqua sporca di ripudiare quindi la finanza speculativa basata sull’usura e dei mercati finanziari in generale e non quello di buttare il bambino, il sistema a moneta legale, assieme all’acqua sporca.

La ricchezza reale è la terra con i suoi frutti e le capacità umane in tutti i campi, ciò non può essere misurato dall’oro, che come altri materiali rari, può essere utilizzato come ornamento per le donne o come materiale di conduzione, quindi perché non l’argento, il diamante, bronzo, il rame, il coltan, petrolio o l’uranio?

Si potrebbe obbiettare a proposito dello squilibrio che crea il dollaro americano, questo però non è un fatto economico ma una questione di carattere politico. Tutti gli esperti, compresi gli economisti contabili, sanno che l’imperò americano regge grazie alla sua supremazia militare; qualsiasi Paese, compresi Italia, Germania, Spagna, Australia, Canada, nel momento in cui accumulano deficit commerciale con l’estero, dopo aver esaurito le loro riserve in valuta estera (dollaro), smettono di importare o devono ricorrere ai prestiti da parte del FMI. Gli USA sono l’unico paese al mondo ad avere enormi vantaggi dal sistema monetario fiduciario, il resto del mondo può utilizzare la propria moneta in modalità restrittiva o espansiva purché non crei sbilancio nella bilancia commerciale con l’estero.

Il giusto approccio per uscire anche dal sistema capitalistico è quello di bilanciare la capacità di spesa con i beni reali e l’equilibrio naturale della riproduzione del ciclo vitale: occorre una forte regolamentazione della pesca, dell’agricoltura, no all’allevamento intensivo, smantellamento delle grandi aziende, nazionalizzazione d’imprese che hanno utilità sociale (farmaci, cibo, energia,sicurezza, telecomunicazioni).

Queste sono le questioni chiavi e di reale importanza e possono essere governate solo con una piena sovranità collettiva-statale, non possiamo focalizzarci sul dito quando abbiamo un problema grande quanto la luna.

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