Voto a sedici anni: essere cittadini e non saperlo

Dove vige lo ius soli si è cittadini appena nati, dove invece governa lo ius sanguini solo per discendenza, tuttavia l’ordinamento e le leggi consentono, in teoria e spesso in pratica, il godimento di una quantità di diritti a chi vive nel nostro Paese: la sanità, la scuola, la sicurezza, il welfare.

Festeggiai la maggior età in caserma. Poche settimane dopo il mio arrivo al CAR, 21 anni, era il 1973, sono passati 46 anni e il cambiamento è stato rapido e inimmaginabile al soldatino che ero.

Allora il diritto di voto mi sembrava sacrosanto, una parte della mia generazione aveva vissuto gli anni dell’adolescenza tra ciclostili e manifestazioni, riunioni politiche e vendita militante della nostra stampa. Avevamo una coscienza politica e il diritto di voto ci serviva più che altro per scrivere sulla scheda “lo Stato borghese si abbatta e non si cambia”o slogan anche più deliranti ma in cui credevamo e ce ne assumevamo i rischi, da una parte e dall’altra.

Oggi folgorati dal movimento che la ragazza di Stoccolma ha galvanizzato, qualche politico ha lanciato la proposta di abbassare il limite della maggiore età ai 16 anni.

Sarebbero poco più di un milione i ragazzi che senza averla richiesta e senza sapere cosa farsene si vedrebbero appiccicata anche una responsabilità politica (penale già la legge gliela aveva caricata a 14 anni).

Il movimento politico degli studenti (e questi lo sono in stragrande maggioranza) non esiste più da anni, a parte qualche episodio sporadico, la scuola da anni non insegna neanche più Educazione Civica e la più parte dei ragazzi non hanno idea, perché non gliene frega niente, di come funzioni uno Stato e un’amministrazione.

Magari conoscono i boiardi al potere o comunque quelli più fortemente mediatizzati e magari tifoseggiano un po’ qua e un po’ la, ma neppure il Salvini trionfante li ha coinvolti più di tanto, a parte qualche riuscita provocazione e gags di cui lo hanno fatto oggetto.

Loro per le strade ci sono scesi, il tam tam mediatico e dei social era una sirena a cui non potevano e non volevano sottrarsi, e poi tranquilla, niente celere, canti e colori, bella giornata, rischio zero, perfino i presidi hanno dovuto giustificare l’assenza su pressione superiore compiendo una omissione d’atto d’ufficio, felice comunque, anche per loro, senza rischi apparenti. Beh se fossero stati maggiorenni non avrebbero neppure avuto bisogno della giustificazione di quell’assenza.

Li stanno bombardando con le peggiori previsioni apocalittiche, ma…

Gli dicono che non avranno futuro se non cambia il modello di sviluppo?

Che lo sfruttamento capitalista delle risorse del pianeta, a cominciare da quella umana, è il più grande crimine di questi ultimi due secoli?

Che, soprattutto devono cambiare in meglio loro stessi se vogliono cambiare in meglio il pianeta?

Certamente qualcuno lo dice, ma chi lo sente?

Nessuno sa quello che ha detto Greta alle Nazioni Unite ma sono tutti andati in visibilio per la sua smorfia vs Trump.

Essere cittadini a pieno titolo a 16 significa sostanzialmente poter votare

Il Ministero degli interni sostiene che il 75% dei nuovi elettori (tra i 18 e i 22-24 anni) si è recato alle urne alle politiche del 2018, la metà dei quali ha però dichiarato di aver votano “senza convinzione”, cioè senza la speranza reale che il voto potesse essere un bene per loro e per il Paese.

Ora quindi non si tratterebbe di organizzare un camellaggio di massa, ma di offrire ai nuovi votanti strumenti e prospettive, chiedere loro un impegno personale e coerente, perché si può scendere in strada per evitare due ore di matematica ma per lottare per il bene proprio e il bene comune, ci vuole coscienza e conoscenza, organizzazione e sacrificio e non sono cose che s’imparano da soli.

Chi prende per mano questi nostri figli e nipoti?

Da chi si lasceranno orientare e accompagnare?

Che cittadini diventeranno?

Nessun commento

Lascia un commento sull'articolo