Jamal Khashoggi soffocato, fatto a pezzi e bruciato dagli uomini di MBS: emergono nuovi dettagli

Il giornale turco Sabah, rifacendosi ad informazioni dell’intelligence turca, pubblica i dettagli dell’agguato che il 2 Ottobre 2018 è costato la vita al giornalista saudita Jamal Khashoggi, ucciso all’interno del consolato saudita ad Istanbul dai servizi di Ryad.

La preparazione dell’esecuzione

Un’organizzazione meticolosa: Questo è quello che riporta il quotidiano Sabah sui preparativi dell’omicidio del giornalista saudita. Saud Al Qahtani e Ahmad Aseri, il primo ex consigliere e uomo vicino al reggente della casa reale Mohammad Bin Salman e il secondo ex direttore dei servizi sauditi, si incontrano per scrivere lo scenario dell’esecuzione di Jamal Khashoggi e organizzano tre team formati da militari, uomini della sicurezza e medici adibiti alla logistica, esecuzione e pulizia delle prove sulla scena del crimine. I tre team atterrano all’aeroporto di Ataturk Istanbul tra l’1 e 2 Ottobre con jet privati partiti da Ryad e provenienti dal Cairo dove avrebbero fatto scalo. E’ al Cairo infatti i sicari si procurano il veleno, utile a stordire Jamal e ripartono alla volta di Istanbul. Una volta atterrati raggiungono in auto diverse il consolato saudita ad Istanbul poco prima delle 12 e attendono l’arrivo del giornalista.

E’ arrivato Jamal l’agnello da macello”?

Così lo definisce Maher Mutreb, il boss dei boia sauditi in una chiamata con Said Tbighi, il medico che supervisionerà l’esecuzione di Jamal. Non solo: I due al telefono discutono su come sezionare il corpo del giornalista e come riporlo in borse senza lasciare tracce. Poco prima delle 13 il team di sicari spegne le telecamere all’interno dello studio del console.

L’agguato

Alle 13 e 14 minuti del 2 ottobre 2018 il giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi entra al consolato saudita a Istanbul. Ad attendere il giornalista all’interno, oltre il console, un gruppo di 15 sicari coordinati da Maher Mutreb, uomo dei servizi sauditi, che ha pianificato l’agguato nei minimi dettagli. Jamal ignaro dell’agguato imminente si reca nello studio del console, lo saluta e si siede in attesa della firma di alcune carte. Alle sue spalle compaiono Mutreb e un altro sicario che bruscamente lo avvisano di avere l’ordine di rimpatriarlo in Arabia Saudita. Jamal inizia ad insospettirsi e avvisa che fuori ad attenderlo c’è la fidanzata. A questo punto Mutreb, intima al giornalista di scrivere un messaggio al figlio cosi da finire il lavoro il più in fretta possibile. Jamal non capisce e inizia ad agitarsi ed è qui che Mutreb estrae una siringa e lo colpisce al collo mentre un altro sicario lo spinge a terra. Jamal si agita e cerca di fare resistenza ma invano, i sicari lo soffocano con dei sacchi di plastica. Alle 13:39, poco più di 20 minuti dopo il suo ingresso al consolato, il giornalista giace cadavere all’interno del consolato saudita.

Pulizia e sparizione del cadavere di Jamal Khashoggi

Said Tbighi, il medico specializzato in autopsie, attesta la morte di Jamal e poco dopo inizia con una sega elettrica a sezionare il corpo facendosi aiutare dagli altri uomini che ripongono i resti di Jamal in grandi borse nere. Poco dopo Maher Mutreb chiama 19 volte l’ufficio di Mohammad Bin Salman a Ryad e le intercettazioni dei servizi turchi riportano la frase di Mutreb che attesterebbe senza ombra di dubbio la responsabilità diretta della casa reale nella morte del giornalista saudita: “Avvisa che l’operazione è stata portata a termine”. Il corpo fatto pezzi di Jamal verrà portato presso la villa del console saudita ad Istanbul e gettato in un forno costruito appositamente poco prima da complici turchi per disfarsi dei resti del cadavere. La procura di Ryad ha aperto un processo, iniziato il 3 Gennaio 2019, contro 15 uomini accusati di essere i mandanti ed esecutori dell’agguato di Jamal Khashoggi, tra i quali compare Maher Mutreb. Rischiano la pena capitale. Non sono mancate le polemiche e i dubbi sulla genuinità del processo, tra gli indagati infatti non compaiono le menti dell’esecuzione di Jamal: Saud Qahtani, Ahmad Aseri e primo fra tutti Mohammad Bin Salman, il reggente della casa reale saudita che secondo un rapporto indipendente delle Nazioni Unite sul caso, redatto da Agnes Callamard, è il diretto responsabile della morte del giornalista e dovrebbe essere chiamato a processo.

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