Un paese schiavo: il banco del gioco d’azzardo vince sempre

Uno degli elementi chiave dell’accordo dell’ultimo Governo giallo-verde, ed in particolare voluto con forza dal M5S, riguardava il gioco d’azzardo.

Il contratto di Governo sottolineava in proposito:

“divieto assoluto di pubblicità e sponsorizzazioni; trasparenza finanziaria per le società dell’azzardo; strategia d’uscita dal machines gambling (slotmachines, videolottery) e forti limitazioni alle forme di azzardo con puntate ripetute; obbligo all’utilizzo di una tessera personale per prevenire l’azzardo minorile; imposizione di limiti di spesa; tracciatura di flussi di denaro per contrastare l’evasione fiscale e infiltrazioni mafiose. Analogamente, si rende necessaria una migliore regolazione del fenomeno, attraverso strumenti quali, ad esempio, l’autorizzazione all’installazione delle slot machine – VLT solo in luoghi definiti (no bar, distributori ecc), limitazione negli orari di gioco e l’aumento della distanza minima dai luoghi sensibili (scuole e centri di aggregazione giovanile)”

All’indomani della caduta del Governo giallo-verde rimane il dubbio di cosa si sia veramente fatto in merito. In un recente articolo, il presidente del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo) Enrico Manferrari risponde: “abbiamo fatto passi in avanti nella lotta al gioco d’azzardo in Italia? Piccolo spoiler: no.”

L’Azzardo in Italia

I dati pubblicati sul “libro blu” dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli alla fine del 2018 ha riportato un fatturato di ben 49 miliardi di euro solo per video lottery e slot machine (pari a più del 2% del PIL Italiano dello scorso anno). Dalla data della legge di stabilità del 2016 il numero di nulla osta per l’installazione di slot machine è diminuito prima a 345.000 nel 2017 ed in seguito a 365.000 nel 2018. Le slot machine occupano il primo posto coprendo circa il 60% del totale giocato, mentre i gratta e vinci seguono al secondo post con il 12% del totale.

Uno dei nodi del binomio azzardo-Italia è legato alla dissonanza fra i timidi sforzi del Governo, che con i 5 Stelle hanno assunto più rilevanza ma che nella pratica si è sono comunque tradotti in risultati limitati, e l’aspetto sociologico che ha visto un incremento di spese da parte degli Italiani. Questi numeri sono imputabili sia all’aumento di spese del singolo “consumatore” ma anche all’aumento del numero di consumatori da ricercare anche fra i più giovani.

Su questo punto il commento di Simone Feder, psicologo e tra le voci principali del movimento No-Slot, è emblematico: “Il gioco è l’unica droga capace di colpire davvero ogni età.”

Dati 2016. Fonte @Lenius

Cosa ha fatto l’ultimo Governo?

Dopo un anno dalla firma del contratto dell’ex Governo giallo-verde i più rilevanti obiettivi in materia di gioco d’azzardo, come l’imposizione di limiti alle pubblicità, non sono stati raggiunti. Le recenti linee guide adottate dall’ AGCOM (Agenzia per la Garanzia delle Comunicazioni) ad esempio, de facto non si avvicinano ai presupposti presentati nel Decreto Dignità del 2018 ed in parte presenti nel contratto di Governo giallo-verde. Le scelte di parole all’interno delle linee guida hanno svuotato i propositi del Decreto Dignità e del contratto di Governo rendendo il loro impatto limitato. Quella che ad esempio è a tutti gli effetti pubblicità indiretta è stata definita nella guida come semplice informazione “funzionale a consentire una scelta di gioco consapevole” (Linee Guida AGCOM pag. 13).

Il dubbio attuale è se il Governo cosiddetto giallo-rosso deciderà di dare priorità alla problematica dell’azzardo o deciderà di ignorarla, cosa che darebbe la possibilità alla destra di Salvini di usare la questione azzardo come moneta di scambio per ottenere consenso.

Alcune delle problematiche a cui il Governo non ha risposto sono il bisogno di implementare azioni per arginare l’influenza delle lobby sui consigli regionali; liberare il bilancio pubblico da una sempre maggiore dipendenza dai derivati dell’azzardo; ed in generale agire con chiarezza ed evitare ambiguità e cambi di marcia.

Un documento del servizio studi della Camera dei Deputati mostra come solo da Gennaio ad Aprile 2019 le entrate dovute alle varie imposte sul gioco d’azzardo sono state di ben 5201 milioni di euro con un aumento di circa il 6% rispetto al 2018. Le entrate tributarie d’altro canto si fermano a 1219 milioni di euro, numero che comparato coi 5000 milioni provenienti dal gioco mostrano la “dipendenza” delle casse dello Stato da questi proventi.

La Lobby dell’Azzardo

Le lobby del gioco d’azzardo sono entrate in una vera e propria guerra con le amministrazioni locali che da parte loro hanno, seppur timidamente, cercato di arginare l’influenza dei primi. Nonostante la manovra di bilancio del 2019 abbia inoltre aumentato le aliquote sul gioco con lo scopo di limitare i guadagni delle lobby e scoraggiarne parte dell’operato, le lobby hanno guadagnato comunque cifre astronomiche: sui 110 miliardi di ricavato del 2018 i guadagni arrivano a 50 miliardi. Questo enorme flusso di denaro trova la sua destinazione presso la federazione Sistema Gioco Italia (SGI) affiliata a Confindustria e che al suo interno riunisce associati quali ACMI (Associazione Nazionale Costruttori Macchine Intrattenimento), Assotrattenimento, Codere Network, Federbingo, Federippodromi, Netwin Italia e Sisal Entertainment. Di questi, Federippodromi, Netwin Italia e Sisal Entertainment sono concessionari di Stato.

Il futuro non è una scommessa

Gli aumenti delle tasse sul gioco e i timidi sforzi delle amministrazioni e del Governo non sono riusciti ad iniziare un percorso soddisfacente capace di liberare cittadini e lo Stato dal giogo dell’azzardo. Gli sforzi eccessivi nel fronte istituzionale ed una mancanza di iniziative di formazione e sensibilizzazione strutturate e d’impatto da parte del Governo, sono forse alcune delle cause principali di questo nodo. Il terzo settore è uno dei pochi attori ad aver avuto interesse a voler comprendere la realtà e la gravità dell’impatto sociale dell’azzardo in Italia e ad aver mostrato voglia di risolvere il problema e comprendere le dinamiche profonde dietro le scarse iniziative del Governo e l’azione delle lobby. La società civile in questo senso sembra essere l’attore con il maggiore interesse ad attivare progetti che abbiano un impatto strutturale, interesse che potrebbe risultare in molte iniziative positive con eventuali finanziamenti ad hoc che il Governo potrebbe attivare sul modello di bandi quali il GAP (bando Gioco d’Azzardo Patologico) e bandi quali quello della Regione Lombardia per lo sviluppo e il consolidamento di azioni di contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Una cosa è certa, il danno sociale ed economico che l’azzardo perpetra come causa principale di casi di ludopatia e rendendo le casse dello Stato contingenti sulle entrate del gioco, sono parte di una strategia che queste lobby attuano e che ha ben poco di probabilistico e molto, forse troppo, calcolo. Il banco del resto, si sa, vince sempre.

Twitter autore: @BenRommane

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