Strage di Bologna, nuovo colpo di scena: esame del DNA riapre il gioco delle ipotesi

Nessuno avrebbe potuto immaginare uno scenario simile a distanza di 39 anni dal tragico atto terroristico che ha sconvolto la città di Bologna il 02 agosto 1980.

L’atteso esito dell’esame del DNA sui resti di una delle vittime della strage, disposto dalla Corte d’Assise di Bologna nell’ambito del processo contro Gilberto Cavallini, accusato di aver concorso alla strage, ha fornito un risultato inatteso: quei resti non appartengono a Maria Fresu ma ad un’altra donna non ancora identificata.

Potrebbe dunque trattarsi di un’altra vittima, l’ottantaseiesima, o semplicemente il frutto della confusione di quei giorni che potrebbe aver portato ad uno scambio di resti delle vittime?

Sta di fatto che i detrattori della verità accertata che ha attribuito la responsabilità all’eversione neofascista, avranno ulteriore spunto per avvalorare le tesi alternative.

I risultati di questo esame sul DNA possono cancellare 15 anni di indagini, 5 gradi di Giudizio in cui è stata accertata la responsabilità dei neofascisti Fioravanti, Mambro, e Ciavardini?

I tre appartenenti ai NAR sono stati condannati in via definitiva per aver compiuto il massacro ; l’accertamento della verità è stato un percorso tortuoso caratterizzato da una serie di ostacoli, inquinamenti, depistaggi tra cui il più clamoroso quello messo in atto dai servizi segreti di marca piduista, con il ritrovamento di armi ed esplosivi sul treno Milano-Taranto in sosta alla stazione di Bologna, con il chiaro intento di accreditare una fantomatica pista internazionale; il tutto secondo il più classico dei copioni che ha caratterizzato lo stragismo italiano che, da Piazza Fontana in poi, ha sempre visto l’inquietante connubio tra eversione nera e servizi segreti italiani.

L’esito degli esami sul DNA avviene proprio nel momento in cui si sta cercando di alzare il tiro e puntare sui mandanti; infatti la Procura di Bologna, ha aperto un fascicolo sui movimenti bancari sospetti, riconducibili alla P2. Inoltre, sono in corso gli accertamenti su Paolo Bellini, personaggio della destra eversiva coinvolto in varie torbide vicende (dall’omicidio di Alceste Campanile agli attentati mafiosi in continente del 1993), elemento che dimostrerebbe ulteriormente il legame tra eversione nera e parti dei servizi segreti.

Cosa comporterà l’esito su questo esame del DNA, con il dubbio sull’ottantaseiesima vittima, lo si vedrà nel corso del dibattimento sul processo a Cavallini; al momento lo scenario più probabile è che possano riprendere vigore le piste alternative. Su tutte, la matrice internazionale con la cosiddetta pista palestinese, pare quella più quotata.

Le indagini sul terrorismo internazionale furono già portate avanti dagli inquirenti proprio nell’immediatezza del fatto, seguendo informative dei servizi rivelatesi poi false; infatti non portò a nulla se non ad ulteriori depistaggi e perdite di tempo.

Per ciò che riguarda la pista palestinese, non è ancora dato sapere se si sarebbe trattato di un atto di ritorsione nei confronti dell’Italia per non aver rispettato l’accordo Moro o se invece, il frutto di una esplosione accidentale durante il transito.

Entrambe le ipotesi al momento non hanno portato a nulla, né sono mai emerse prove convincenti a riguardo. Non si è individuato neppure l’ipotetico gruppo palestinese a cui attribuire la responsabilità; l’unico aspetto di spunto sarebbe la presenza a Bologna di tale Thomas Kram, terrorista tedesco apparentemente legato al gruppo di Carlos Lo sciacallo.

Verificata la presenza del predetto soggetto a Bologna proprio nei giorni dell’attentato, è opportuno precisare che i suoi spostamenti erano continuamente monitorati e segnalati alle autorità di polizia italiane. In più, Kram aveva alloggiato in un albergo di Bologna fornendo il proprio documento d’identità.

Difficile ipotizzare che un terrorista professionista, coinvolto in un siffatto atto criminale, lasci così tante tracce della sua presenza nel luogo della strage.

Sull’esplosione accidentale durante il transito, ipotesi avvincente dopo la scoperta dell’incompatibilità dei resti con quelli di Maria Fresu, si porrebbero comunque diversi interrogativi. Ad esempio, quale gruppo terroristico di rispetto decide di trasportare una bomba di quel tipo, in un periodo di partenze per le vacanze estive, in orario di punta, in una delle stazioni più affollate d’Italia. Una valigia dal peso non indifferente, con l’intento di trasportarla sui treni e una sola donna come corriere.

Recentemente persino il faccendiere Francesco Pazienza (condannato in via definitiva per il suddetto depistaggio) si è pronunciato al riguardo, avvalorando l’ipotesi dell’esplosione accidentale durante il transito. A supporto di ciò citava come prova le parole nientedimeno che dell’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Quest’ultimo avrebbe dichiarato che a Bologna sarebbe stato un passaggio andato male, riferendosi a quei passaggi delle armi che facevano per l’Italia i terroristi collegati ai palestinesi. 

Tuttavia, a rileggere quanto dichiarato in vita dal Picconatore al giornalista Riccardo Bocca sul libro “Tutta un’altra strage”, viene fuori un coacervo di dichiarazioni fumose ed equivoche, tant’è che a domanda diretta del giornalista su chi avesse voluto la strage di Bologna, rispose che era impossibile rispondere, poiché tutto è pasticciato e i mandanti non si trovano più.

Perché parlare di mandanti se l’esplosione è accidentale??

Sarebbe più ragionevole ritenere che approfondire tutti gli aspetti, eliminare ogni dubbio sia sicuramente doveroso e mai tempo sprecato; tuttavia, cancellare 15 anni di indagini, convincersi che finora si è sbagliato e che bisogna ricominciare da capo sarebbe quantomeno azzardato perché di certo su Bologna non siamo all’anno zero.

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