Dall’arresto per “radicalizzazione” all’abbandono: l’appello per salvare dal baratro un giovane italo-marocchino

Gabriele Iungo, membro del “Tavolo di lavoro multi-agenzia per la Prevenzione degli estremismi violenti” del Comune, ha lanciato un appello urgente per la protezione e il recupero di Elmahdi Halili, un giovane italo-marocchino coinvolto in indagini su attività terroristiche.

Halili, la cui storia è emblematica delle sfide legate alla radicalizzazione e al reinserimento sociale, è stato coinvolto in due episodi giudiziari per reati legati al terrorismo. La sua esperienza carceraria ha avuto un impatto devastante sulla sua salute mentale, aggravando ulteriormente le sue vulnerabilità psicologiche. Il suo caso è un esempio chiaro delle lacune nei sistemi di recupero e reinserimento sociale per individui radicalizzati, e solleva questioni cruciali sulla necessità di un approccio umanitario e proattivo per affrontare questa complessa problematica.

Dopo il suo rilascio nel 2023, Halili si è trovato senza una rete di supporto adeguata e, nonostante i tentativi di alcuni operatori sociali, è stato abbandonato a se stesso. La revoca della sua cittadinanza italiana e il decreto di espulsione sono stati ostacolati da complicazioni burocratiche, lasciandolo in una sorta di limbo legale e rendendo difficile per lui trovare una sistemazione stabile. Attualmente, vive senza dimora, esposto ai rischi della vita di strada e alle potenziali influenze ideologiche che potrebbero spingerlo ancora una volta verso la radicalizzazione e la violenza.

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La storia di Halili solleva importanti interrogativi sulle politiche di prevenzione e di reinserimento sociale per individui radicalizzati. La mancanza di un supporto istituzionale adeguato durante la sua detenzione e dopo il suo rilascio ha contribuito al suo declino e al suo stato attuale di precarietà. Questo evidenzia la necessità di sviluppare e implementare programmi mirati che possano affrontare le esigenze specifiche di individui come Halili, garantendo loro un adeguato sostegno psicologico, sociale ed economico per facilitare il loro reinserimento nella società.

Inoltre, l’appello di Iungo mette in evidenza l’importanza del coinvolgimento delle comunità islamiche nel processo di prevenzione e contrasto all’estremismo violento. Queste comunità, se adeguatamente supportate e coinvolte, possono svolgere un ruolo fondamentale nel fornire un ambiente di sostegno e accoglienza per individui vulnerabili, offrendo loro un’alternativa positiva alle ideologie estremiste e ai gruppi radicali.

L’appello di Iungo è anche un richiamo alla responsabilità delle istituzioni e della società nel suo complesso nel garantire la protezione e il recupero di individui vulnerabili come Halili. È essenziale che le autorità competenti adottino un approccio coordinato e integrato per affrontare le sfide poste dalla radicalizzazione e garantire che gli individui coinvolti ricevano il supporto necessario per reintegrarsi pienamente nella società.

In definitiva, questo appello solleva una questione urgente e complessa che richiede un impegno collettivo e una risposta efficace da parte delle istituzioni e della società nel suo complesso. Affrontare le radici della radicalizzazione e fornire un sostegno adeguato ai individui vulnerabili come Halili non è solo una questione di sicurezza pubblica, ma anche di giustizia sociale e umanitaria. Soltanto attraverso un approccio integrato e basato sui diritti umani possiamo sperare di affrontare efficacemente questa sfida e prevenire futuri atti di violenza estremista.