Salvata da due musulmani la campana della chiesa distrutta dall’alluvione in Liguria

Una chiesetta distrutta a causa dell’inondazione, a Campo Ligure, nell’entroterra genovese, un’antica campana che rischiava di andar persa nella concitazione dei primi interventi oltre che per la furia degli elementi.

Protagonisti tre persone, un abitante del posto, religiosamente distratto, per sua stessa ammissione, e due operai musulmani ospiti dell’albergo che l’uomo conduce.

Il paese, meno di 3000 abitanti, si trova ad una quarantina di km da Genova, in val Stura, sull’Appenino ligure, ed è noto per il rigido clima invernale e le sue estati fresche, è stato sconvolto nei giorni scorsi da una di quelle bombe d’acqua che da qualche anno devastano il genovesato. In una sola ora il suo territorio è stato investito da 130 mm di pioggia: fiumi esondati, frane e smottamenti, sfollati, allagamenti.

I primi interventi hanno certamente badato alle persone e a mettere in sicurezza le abitazioni e la campana del locale santuario di Nostra Signora della Misericordia, sommariamente recuperata dal fango è rimasta abbandonata su un marciapiede. 

Se ne sono accorti due musulmani, operai trasfertisti di un’impresa che effettua lavori di manutenzione sulla A 26 e si sono premurati di darne notizia al proprietario dell’albergo in cui alloggiavano. I tre hanno avvertito i Carabinieri, non si sa mai che qualcuno li ritenesse trasfertisti dell’Isis in procinto di attaccare la cristianità, e hanno recuperato il manufatto oltre ad un prezioso leggio ligneo e li hanno messi al riparo. 

Marco Mascio, proprietario dell’albergo la racconta così: “La chiesetta è venuta giù nella notte, versole 2.00. Quando hanno cominciato a lavorare per sgombrare la strada dai detriti e riaprirla al traffico, hanno trovato questa campana e un leggio. Ieri sera verso le 20.00 due clienti che ho qui in albergo, due musulmani, hanno notato sul marciapiede la campana abbandonata. Rientrando in albergo mi hanno segnalato la cosa, preoccupati che qualcuno potesse impossessarsene. Ho avvisato i carabinieri, e poi ci siamo fatti un mazzo così per caricarla e portarla in un magazzino”

Una bella storia, di quelle storie piccole ma significative che testimoniano solidarietà e rispetto nei momenti difficili.

 

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