Islamici o persone?

Un giornalista in TV, nel mezzo di un discorso sui manifestanti che riempiono le piazze europee a sostegno della Palestina, afferma candidamente: “quelle non sono persone, sono islamici”.  Aldilà della barbarie del commento, è doveroso notare che l’aggettivo “islamico” si riferisce alle cose, mentre per le persone l’aggettivo giusto è “musulmano”.

La deumanizzazione passa anche attraverso le parole, in Italia, infatti, spesso viene utilizzato l’aggettivo “islamico” per riferirsi a una persona o a un gruppo di persone, nello specifico quando il riferimento è denigratorio.

Questa imprecisione si ritrova anche in ambito accademico. Il noto scienziato politico italiano, Giovanni Sartori nell’argomentare la sua posizione contro l’estensione di diritti politici ai musulmani residenti in Italia ha scritto: “La domanda è se la storia ci racconti di casi, dal 630 d.C. in poi, di integrazione degli islamici, o comunque di una loro riuscita incorporazione etico- politica (nei valori del sistema politico), in società non islamiche. La risposta è sconfortante: no… L’Islam non è una religione domestica; è invece un invasivo monoteismo teocratico che dopo un lungo ristagno si è risvegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo ‘italianizzandolo’ è un rischio da giganteschi sprovveduti, un rischio da non rischiare”. (“L’integrazione degli islamici” Corriere della sera, 20 dicembre 2009).

 In primo luogo, studiando bene le norme islamiche, si vede che non c’è contrasto nella convivenza islamica con uno Stato laico: in quanto, tra le norme che troviamo nell’Islam, vi sono quelle obbligatorie per l’individuo, non per la comunità. L’etica islamica educa a un rapporto tra l’essere umano e Dio di carattere verticale e immutabile. Al tempo stesso, l’etica islamica incoraggia e educa a un rapporto positivo e fruttuoso con la società.

Nel 2007, ad esempio, lo Stato, propose alle comunità islamiche in Italia la Carta dei valori, della cittadinanza e dell’immigrazione, con la finalità di valorizzare i principi fondamentali dell’ordinamento statale regolanti la vita pubblica italiana, individuale e collettiva, sia dei cittadini che degli immigrati, evidenziando la piena applicabilità di tali valori anche alla sfera religiosa.

L’allora segretario dell’UCOII Hamza Piccardo sostenne: “La nostra Carta di musulmani italiani è la Costituzione, e se si tratta di un documento valido solo per i musulmani, sarebbe un atto discriminatorio che non firmeremo” . Il fatto che la Carta dei Valori sia stata presentata solo alle comunità islamiche, è stato percepito dall’Ucoii come discriminatorio, perché in qualche modo presuppone che la comunità islamica in particolare non accetti o non condivida i valori della Costituzione italiana e che quindi quest’ultima vada rafforzata con una carta ad hoc volta a garantire il rispetto dei valori democratici da parte della comunità islamica. 

Tornando alla citazione di Sartori. Che l’islam sia teocratico e che non faccia distinzione tra, per così dire, “chiesa” e “stato”, è un luogo comune spesso accreditato dai mass – media. In realtà nel mondo e nella storia islamica, non si sono presentate le stesse dinamiche presentatesi tra Chiesa e Stato. 

Il paradigma della “teocrazia” non è, infatti, adatto a spiegare le dinamiche dell’islam, poiché il potere politico e l’autorità religiosa al suo interno hanno avuto statuti paralleli, che per molti secoli non hanno significato subordinazione del primo alla seconda o della seconda al primo.  il conflitto tra papato e impero nell’Europa medievale è impossibile nell’Islam, perché il papato non esiste.

L’incomprensione di molti principi islamici deriva dall’attitudine di adottare interpretazione “essenzialista” dell’Islam. Interpretazione essenzialista significa considerare l’Islam come una realtà monolitica, che è rimasta sostanzialmente immutata dall’epoca del Profeta Muhammad a oggi. Al contrario, l’islam si è articolato in moltissimi diversi fenomeni

Se in TV non si riconoscono i musulmani come persone, vengono denigrati e deumanizzati quando scendono nelle piazze, è perché, tra le altre cose, non si conosce la costituzione italiana, nata dalla convergenza di diverse anime politiche e ideologiche, e perché non si ha la volontà di creare un dibattito fruttuoso sull’Islam e in particolare sull’Islam in Italia.