L’India regolarizza i rifugiati a patto che non siano musulmani, il Parlamento di Nuova Dehli approva legge discriminatoria

Il Parlamento indiano ha votato mercoledì scorso un provvedimento legislativo che colpisce ulteriormente la minoranza musulmana del Paese.

Il CAB (Citizenship Amendment Bill ) emenda una legge del 1955 e regolarizza i rifugiati hindu, sikhs, cristiani, giainisti, buddisti e parsi, fuggiti “per ragioni religiose” dall’Afghanistan, dal Pakistan e dal Bangladesh, che resiedono in India da almeno 6 anni. Dalla regolarizzazione sono stati esclusi tutti i residenti musulmani nelle stesse condizioni.

La decisione ho suscitato le più vive proteste dei musulmani indiani della I.U.M (Indian Union Muslim League) che ha annunciato un ricorso per invalidarla.

Nel documento la IUM sostiene che il disegno di legge viola la Costtuzione negli articoli che riguardano l’uguaglianza, i diritti fondamentali e il diritto alla vita.

Il governo di Modi ha affermato che il CAB intende proteggere le minoranze assediate dal Pakistan, dal Bangladesh e dall’Afghanistan.

Da parte sua il nazionalista indu BJP (Bharatiya Janata Party) al governo ha difeso l’emendamento affermando di voler offrire un rifugio alle persone in fuga dalle persecuzioni religiose, ma invero, poiché la maggioranza dei regolarizzandi sono indu, persegue nel suo progetto di rendere l’India una nazione monoculturale, la stessa tesi sostenuta, mutatis mutandis, da Israele Stato con cui si sono recentemente intensificate le relazioni

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Approvata con 125 voti contro 105 la legge entrerà in vigore con la promulgazione da parte del presidente Ram Nath Kovind .

Vive reazioni si registrano nello stato dell’Assam dove la popolazione indu manifesta contro una decisione che favorirebbe la stabilizzazione degli immigrati e l’afflusso di altri dai Paesi vicini; le autorità hanno imposto il coprifuoco e bloccato la rete internet.

Il primo ministro Narendra Modi in suo tweet ( che a causa del blocco di internet non sarà leggibile nella regione) ha affermato che non c’era “nulla di cui preoccuparsi”,e che: “Il governo centrale e io siamo totalmente impegnati a salvaguardare costituzionalmente i diritti politici, linguistici, culturali e territoriali del popolo assamese”

Più di 700 eminenti personalità indiane, tra cui giuristi, avvocati, accademici e attori, hanno firmato una dichiarazione che condanna “categoricamente” il disegno di legge.

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L’autorevole parlamentare musulmano Asaddudin Owaisi ha affermato che “è peggio delle leggi di Hitler e una strategia per rendere apolidi i musulmani“.

Rahul Gandhi un anziano leader del Partito del Congresso all’opposizione, ha affermato che chiunque sostenga il disegno di legge “sta distruggendo i fondamenti dell’India”, e un importante politico regionale Akhilesh Yadav lo ha definito un “complotto divisorio per distogliere l’attenzione” dai fallimenti del governo”

The Indian Express un quotidiano in lingua inglese pubblicato a Mumbai ha scritto “È un segnale politico di un terribile restringimento, un’esclusione agghiacciante, diretta alla più grande minoranza dell’India. Dice ai musulmani indiani che l’India deve essere ridefinita come la casa naturale degli indù, e che devono quindi accontentarsi di una cittadinanza ridotta “

I musulmani in India sono oltre 200 milioni, il 15% circa della popolazione.

 

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