Giornalista marocchino rischia un anno di carcere per un tweet contro un giudice

Centinaia di persone hanno manifestato sabato davanti Parlamento del Marocco, chiedendo il rilascio di un giornalista detenuto per aver criticato un giudice in un tweet pubblicato nello scorso aprile.

AFP riferisce che l’avvocato di Omar Radi, 33 anni, ha dichiarato che il suo assistito è stato arrestato giovedì a Casablanca e subito messo sotto processo per il tweet su un giudice che aveva condannato i leader della protesta del Rif (la zona berbera) del 2016/17.

Il tribunale di Casablanca ha rifiutato di concedere la libertà su cauzione a Radi in attesa della prossima udienza del 2 gennaio.Se condannato, Radi rischia fino ad un anno di prigione e una multa di 5000 dirham (circa 500€). Non ci si spiega il motivo per cui l’arresto sia avvenuto così tanto tempo dopo il tweet originale.

Radi è un giornalista che si è occupato di inchieste scomode come quella sulle cave di sabbia o quella sui terreni concessi agli apparati del regime o le espropriazioni delle terre tribali.

Fuori dal parlamento, la folla de suoi sostenitori hanno gridato ” Omar libero “, e accusato il governo di “corruzione” sostenendo che i giudici siano “agli ordini” delle autorità.

Il caso di Radi ha suscitato preoccupazione anche tra i gruppi locali e internazionali che tutelano i diritti umani che hanno denunciato un aumento degli attacchi ai diritti di espressione e alle libertà individuali in Marocco.

“La detenzione e il processo di Radi si avvengono in un’atmosfera sempre più soffocante per giornalisti, dissidenti e artisti marocchini che parlano sui social media”, ha dichiarato Sarah Leah Whitson di Human Rights Watch.

Se esprimi la tua insoddisfazione nei confronti del governo su YouTube, Facebook o Twitter, rischi di finire in prigione in Marocco. Purtroppo non è raro in un paese che si presenta come“un’eccezione liberale “nel mondo arabo.

Whitson ha affermato che Radi, un premiato giornalista e attivista per i diritti umani, deve essere rilasciato, aggiungendo che la vicenda “puzza di vendetta politica” contro la sua attività.

Ad aprile, Radi aveva criticato il giudice Lahcen Tolfi per aver confermato le condanne fino a 20 anni di prigione contro i leader del movimento di protesta di Hirak che ha scosso il paese nel 2016 e 2017.

Scrisse che il giudice era uno “scagnozzo” che “eseguiva gli ordini” dall’alto

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