Le tensioni USA-IRAN a mente fredda

Sarebbe bastato attendere pochi giorni dall’omicidio di Qassem Soleimani per avere un quadro più chiaro della situazione, invece, si sa le esigenze del giornalismo odierno impongono l’immediatezza non solo della notizia ma anche dell’analisi anche quando gli elementi a disposizione sono pochi e più che un analista servirebbe un veggente. 

Dopo aver tuonato di terribili vendette e aver messo in scena in maniera imponente il lutto nazionale gli iraniani hanno fatto quello che potevano per il momento: cercare di salvare la faccia sparando qualche missile su una base appositamente evacuata e dicendo ancora oggi per bocca dello stesso Khamenei che “non finisce qui”. 

Tutti si sono accorti però che l’Iran ha abbozzato, certamente i tempi di una rappresaglia assimetrica incisiva non possono essere immediati, ma è anche ovvio che i rapporti di forza sono impari e che gli iraniani si muovono in un quadro di alleanze internazionali di cui devono tener conto e per alzare la soglia dello scontro devono avere il semaforo verde se voglionoche i soci rispondano in solido. 

Trump nel suo discorso di ieri ha annunciato che non ci sarà una risposta alla rappresaglia iraniana perchè in fondo non hanno nemmeno sfiorato le forze USA, in questo modo ha fatto capire quanto in sostanza l’Iran dovesse tenersi lo schiaffo e farsi passare la rabbia perchè altrimenti le cose sarebbero andate peggio. 

 

 

C’è chi anche su questo giornale ha sostenuto che gli Stati Uniti abbiano parlato alla nuora perchè la suocera intendesse riferendosi alla Russia ma soprattutto alla Cina con cui l’Amministrazione Trump ha ingaggiato una guerra che per il momento è solo commerciale. Si tratta di un’ipotesi che ha il suo fondamento anche se non possiamo tralasciare la pista regionale. Dalla seconda guerra del Golfo gli americani hanno lasciato ampio spazio di manovra all’Iran in Medio Oriente, e il blocco delle petromonarchie del Golfo è parecchio preoccupato dalla situazione, anche Israele non dorme sonni tranquilli, visto che Hezbollah è l’unica forza che è riuscita a sconfiggere Tsahal fino ad ora. 

La libertà d’azione iraniana è stata una scelta strategica dovuta alla necessità costante di mantenere il Balance of power nella regione, tutto ciò a costo della distruzione permanente e a rotazione di tutti i paesi mediorientali. La stessa invasione dell’Iraq sarebbe stata difficilissima se non impossibile senza un placet da parte di Teheran, è notorio quindi che sull’Iraq quelli che sulla scena internazionale si presentano come nemici acerrimi abbiano avuto una convergenza di interessi a rimuovere Saddam e cambiare gli equilibri politici interni. Per forza di cose l’Iran ha dovuto digerire fossero gli USA a farlo e per forza di cose gli USA hanno avuto bisogno di Teheran. 

L’Iraq di Saddam aveva iniziato una guerra contro l’Iran nel 1980 quindi subito dopo il trionfo della Rivoluzione islamica del 1979, una guerra fomentata e foraggiata dalle potenze occidentali che è durata quasi 10 anni e che ha causato un milione di morti di cui circa 600.000 iraniani, quindi l’atteggiamento dell’Iran è comprensibile ma in ogni caso stride con la purezza anti-imperialista tanto sbandierata. 

Questo per dire che tutti i posizionamenti apologetici di Soleimani da parte della destra e della sinistra italiana sono abbastanza fuori luogo, così come fuori luogo, ed è superfluo dirlo, la dichiarazione di un ex ministro dell’interno in cui esultava per l’uccisione di un “terrorista” apparendo come un cretino. 

Soleimani non era nè un eroe dell’antimperialismo nè un terrorista, era semplicemente un soldato. Un uomo al servizio degli interessi del suo paese, che probabilmente serviva con lealtà e convinzione così come avranno fatto alcuni dei suoi avversari sul campo. Spesso poi accade che si identifichino gli interessi della propria parte con il bene dell’umanità questo ha portato il generale iraniano a supportare la legittima resistenza palestinese, a combattere l’Isis o a giustificare ad esempio il suo ruolo nella guerra siriana affianco a Bashar Al Assad e la responsabilità diretta di migliaia di vittime innocenti sacrificate senza pietà. 

Tornando alle tensioni USA- Iran di questi giorni, sembra che Trump voglia replicare la modalità di negoziazione adottata con la Corea del Nord, non a caso un’altro stato nell’orbita cinese. Donald Trump è, non dimentichiamolo, un businessman del real estate che è diventato presidente passando per lo showbiz, quindi condensa in se le qualità e le tecniche del wrestler con quelle dell’agente immobiliare agguerrito e senza scrupoli che per chiudere un contratto venderebbe sua madre.

Possibilissimo quindi che ritenga opportuno prendere un po’ a pugni la controparte prima di sedersi al tavolo per chiudere un buon deal, e non ha fatto mistero sin dall’arrivo alla Casa Bianca che quello sul nucleare siglato dal suo predecessore Obama non gli piaceva. 

 

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