Gli animali domestici nella visione islamica: cosa fare e cosa evitare

Nella cosmovisione islamica uomini, animali, piante e creature inanimate sono legate tra loro, come le parti di un grande tappeto persiano sono interdipendenti e l’essere umano ha il compito di conservare e migliorare il creato. La visione islamica però non ammette che il cane e il gatto sia considerato alla stregua di una persona come ad un sostituto del figlio che non si vuole avere, o del coniuge che non si ama più,  riempiendolo di oggetti inutili o costosi e preferendolo all’essere umano

L’uomo come vicario di Dio sulla Terra, deve rispettare la gerarchia delle forme di vita create, che siano destinate ad abbellire il creato per la maggior gloria dell’Altissimo come gli uccelli , che servano per la caccia o per la guida dei ciechi o per la compagnia come i cani oppure che siano destinati a fornire cibo alle altre creature come gli erbivori, i rettili, i pesci ed altre forme di vita. Questo sentimento di misericordia permea completamente il modo di vita musulmano.

In una concezione teocentrica della vita l’essere umano deve rispettare tutto il Creato, opera di Dio e non diventarne un tiranno. Il rispetto per gli animali è quindi assoluto all’interno di questa gerarchia dove ognuno sta al posto che gli compete. L’animale non può essere usato come mezzo di divertimento, ragion per cui sono vietati la caccia ricreativa, il combattimento tra animali ed altre forme di distruzione della vita fine a se stessa.

Il Profeta Muhammad (pbsl) ha detto che “Chiunque uccida un passero o qualcosa di più grande senza una giusta causa, Dio lo riterrà responsabile nel Giorno del Giudizio”. Quelli che ascoltavano hanno chiesto: “O Messaggero di Dio qual’è una giusta causa”? Ed il Profeta (pbsl) ha risposto: “Ucciderlo per mangiarlo, non semplicemente tagliargli la testa per gettarlo via.’

La Sharia stessa stabilisce per il bene dell’essere umano di mangiare soltanto gli animali che portano beneficio alla salute e di astenersi dal consumo di insetti, carne di maiale o altri animali dannosi. Se questo atteggiamento prevale in generale per tutti gli animali esso è valido anche per gli animali domestici che sono comunque da rispettare. Possedere un animale domestico o un animale di cui ci si serve in campagna, è una grande responsabilità di cui i musulmani dovranno rispondere nel Giorno del Giudizio. Coloro che scelgono di possederne uno, devono riconoscere i propri doveri di padroni, ovvero: fornire cibo, alloggio, esercizio fisico e cure mediche per l’animale.

La visione islamica però non ammette che il cane e il gatto sia considerato alla stregua di una persona come ad un sostituto del figlio che non si vuole avere, o del coniuge che non si ama più, riempiendolo di oggetti inutili o costosi e preferendolo all’essere umano. Un animale non è un figlio, si può provare affetto certo ma si deve rispettare la sua natura e non confondere i piani. 

Tra gli animali domestici è doverosa una distinzione basata sulla tradizione islamica tra cane e gatto: per quanto riguarda il cane, ci sono aspetti positivi e negativi. Viene ricordato un cane che fece la guardia ad alcuni giovani dormienti nella grotta nella Sura ( capitolo del Corano) della Caverna:Avresti creduto che fossero svegli e invece dormivano. Li giravamo sul lato destro e su quello sinistro, mentre il loro cane era sulla soglia, le zampe distese. Se li avessi scorti saresti certamente fuggito volgendo le spalle e certo saresti stato preso dal terrore vedendoli.”

Gli stessi giuristi che considerano il cane un animale fonte di impurità permettono di tenerlo nel caso sia utile per la guardia, per la caccia, come cane pastore e per usi simili ma non è ammesso tenerlo in casa sia per ragioni spirituali, il suo odore scaccia gli angeli, che per ragioni di igiene. Secondo una tradizione islamica infatti: “Chi tiene un cane in casa, le sue buone azioni diminuiranno ogni giorno di un qeeraat (unità di misura), a meno che non sia un cane da caccia o protezione”.

In diverse occasioni , il ProfetaMuhammad (pbsl) ha parlato del perdono di Dio verso chi ha trattato bene un animale. Secondo un’altra tradizione islamica “Un assetato trovò un pozzo, si dissetò e vedendo il cane stremato dalla sete, gli diede dell’acqua, per questo gesto tutti i suoi peccati furono perdonati”

Per quanto riguarda invece il gatto, questo animale ricevette sempre il favore dei musulmani. Secondo una narrazione tradizionale fu proprio una gatta nera, una delle tante che erano accudite da Abu Huraira a salvare il Profeta (pbsl) dal morso di un serpente. Inoltre, una narrazione tradizionale ci informa che un giorno, durante la chiamata alla preghiera, Muezza, il gatto del Profeta, dormiva su una delle maniche della tunica che il Profeta voleva indossare per recarsi in moschea, per non disturbare il gatto, Muhammad si tagliò la manica della tunica pur di non svegliarlo.

I gatti sono molto amati ,sono presenti anche nelle moschee e nelle case dei musulmani.

In un’altra evenienza, il Profeta Muhammad (pbsl) descrisse la punizione di Dio di verso donna che fu inviata all’Inferno a causa di un gatto. Lei lo teneva rinchiuso, non gli dava da mangiare, né lo lasciava libero di cercare da mangiare da solo. Disse il Profeta “Temete Dio con riferimento a questi animali che non possono esprimere la loro volontà.”

Tradizionalmente nella Storia islamica sono stati molto diffusi abbeveratoi e mangiatoie per gli animali domestici che venivano riempiti di acqua e cibo mentre si raccomandava di dissetare gli asini che venivano dalla campagna in città stanchi del viaggio con i resti della frutta avanzata al mercato. Storicamente ci fu questo atteggiamento anche verso i cani per diversi secoli ma la situazione cambiò quando cominciarono a diffondersi in Oriente i contatti con l Occidente dove le autorità frequentemente si liberavano degli animali randagi uccidendoli, come quotidianamente avviene in Australia fino ad oggi, ed i sovrani musulmani cominciarono ad imitarli per paura di essere giudicati arretrati dagli occidentali.

Cio’ avvenne anche durante l’Impero Ottomano quando le autorità locali ordinarono l’ eliminazione dei cani randagi come nel 1910 ad Istanbul. Purtroppo i passi avanti in questo senso in paesi poveri dove regna l’analfabetismo e dove anche la vita umana vale poco sono molto difficili da fare. In Marocco negli ultimi anni molti giovani musulmani si sono mobilitati a difesa degli animali domestici, organizzando gattili curando gli animali randagi e adottandola ma ancora la convinzione della superiorità dell’uomo sull’animale si traduce sovente in una posizione di tirannide nei loro confronti, venendo meno alle stesse raccomandazioni islamiche. Anche recentemente a Rabat ci sono state delle proteste perché il Comune voleva uccidere dei cani randagi sani che potevano essere ospitati in un canile.

Oggi invece la Turchia è all’avanguardia anche nel buon trattamento di questi animali e recentemente secondo il Daily Sabah in un piccolo paese montano, un sindaco ha fatto costruire delle casette rifugio per i cani randagi e ha provveduto alla distribuzione di cibo per questi animali mentre a Istanbul ci sono distributori di cibo per i cani nelle strade. Inoltre è tradizione molto antica dare il grano che avanza agli uccelli d’inverno portandolo persino nei luoghi di alta montagna perché questi animali possano cibarsene.

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