Benigni, l’attacco al sacro e la propaganda gay del Festival di Sanremo

Sanremo 2020 è iniziato con una finta messa, è proseguito con una brutta parodia di S. Francesco messa in atto da Achille Lauro ed è andata avanti con lo spettacolo di Benigni che ha desacralizzato completamente il Cantico dei Cantici. In questo spettacolo tradizionalmente nazionalpopolare si è data una svolta peggiorativa in quel processo di attacco alla tradizione, ai testo sacri ed al sacro in generale a cui ci vuole abituare questa società.

Il comico toscano definendo il Cantico “la più bella poesia di tutti i tempi” l’ha commentata in questi termini:

“Esalta l’amore fisico, il più semplice intreccio di parole che possa esistere. La vetta della poesia di tutti i tempi, è la prima canzone scritta nella storia dell’umanità.  È libro del desiderio, anche quello di fare all’amore. Io mi spoglierei qua davanti a tutti in diretta a Sanremo per fare all’amore, anche voi dell’orchestra diretti dal maestro Beppe Vessicchio. Quando l’ho letta ho detto: devo assolutamente condividerla”.

Questa interpretazione banale, pur esistente nella tradizione cristiana non è certo l’unica. Ma nel mondo del politicamente corretto dove non si può criticare nessuno, è invece possibile e addirittura doveroso smontare la religione privandola del legame con il trascendente e la dottrina che la informa per ridurla ad un inno del “volemose bene’’ .

Il “Cantico dei Cantici” è un testo considerato sacro sia nel canone della Bibbia ebraica che in quella cristiana. La tradizione ebraica e quella cristiana ne attribuiscono la composizione al re e Profeta Salomone (a.s.) non solo famoso per la sua illuminata saggezza, ma anche per la sensibilità artistica e i suoi numerosi amori.

Effettivamente, in alcuni periodi storici il Cantico ha suscitato l’opposizione di alcuni chierici e subì il divieto di essere letto in pubblico in quanto poteva essere un inno all’amore anche carnale. In altri periodi storici insieme a quella letterale si è affermata anche una parallela lettura allegorica.

La prima rappresenta l’amore del popolo ebraico verso il Creatore e la seconda l’amore del mistico per l’Altissimo al pari di altre celebri storie come quella tra Giuseppe e Zulaika nel mondo arabo e della bellissima poesia persiana antica.

Dirò di più, tutta la storia della filosofia e della poesia occidentale e orientale da Platone fino a Dante, passando per il Cantico, fino ai mistici cristiani e musulmani, non separa l’amor sacro da quello profano a meno che non siano biecamente materialisti.

Henrich Boll, come altri teologi moderni, lo ha commentato affermando che “L’amore carnale è la materia di un sacramento e io provo per esso il medesimo rispetto che ho per il pane non consacrato, in quanto materia di un sacramento. La divisione dell’amore in amore cosiddetto carnale e un altro spirituale è discutibile, fors’anche inammissibile. Non c’è mai un amore puramente carnale, mai un amore puramente spirituale. Ognuno di essi contiene sempre qualcosa d’altro, sia pure in parte minima. Noi non siamo puro spirito né pura materia e forse gli angeli ci invidiano la perpetua fusione dei due elementi”.

Quindi l’ amore autentico quello sponsale ha in sé un elemento spirituale. l’uno rimanda all’altro in qualche modo ed è cosi in tutte le interpretazioni religiose. Anche nella poesia stilnovista del Duecento la donna porta l’uomo direttamente al rapporto con Dio.

Anni luce dal popolo di Sanremo e dai nostri tempi ma poteva anche spiegare il Cantico in questo modo, almeno provarci come aveva fatto con La Divina Commedia. E invece non lo ha fatto, non a caso… .

Ora per carità Benigni è tanto bravo a declamar poesie ma il biblista o l’interprete autentico di un testo sacro lo lasci fare a chi se ne intende. Avvenire lo bacchetta anche troppo bonariamente: “…travisa totalmente il testo dicendo “Il Cantico è la canzone d’amore più antica del mondo tra un uomo e una donna”, sì, ma “comprende ogni tipo di amore, anche tra donna e donna, tra uomo e uomo, l’amore per tutto”.

Ma dove?

Dietro questa apologia dell’amore arcobaleno con chiari riferimenti anche al mondo gay nel commento di Benigni al testo, c’è il contrario della valorizzazione della vita sessuale nell’ambito della trascendenza e nel dono sponsale, caratteristico della mentalità monoteista, c’è il “volemose bene’’ di chi vuole rompere ogni barriera perché trionfi il dio denaro con buona pace di chi crede veramente, il trionfo della mentalità nichilista di chi crede che basti amare qualcuno per essere autorizzati a farlo.

La stessa mentalità portata all’ estremo per cui negli USA ci sono stati matrimoni tra padri e figli, tra bambine di 11 anni e uomini di trenta o tra una donna ed il suo cane. Se basta amare, non importa chi.

E’ un attacco frontale all’antropologia umana per costruire una umanità plasmata dall’ingegneria sociale come in un libro di Huxley.

I detentori del potere vogliono divellere dalle fondamenta ogni religione ma non potendolo fare tutto in colpo, ne distruggono i principi basilari. E’ in atto un tentativo globale di riscrittura e di reinterpretazione dei testi sacri per asservirli alla modernità liquida.

E’ in atto una virulenta campagna contro le religioni portata avanti da intellettuali atei che diffondono odio contro chi crede.

E’ in atto una furibonda campagna per riscrivere i valori fondanti della civiltà umana perché non siano d’ostacolo ai padroni dei dio denaro globalizzato che non deve avere nessun limite nel processo di valorizzazione capitalista ed imperialista.

Un attacco contro la famiglia, l’identità dei popoli, lo stato nazionale, le religioni e le etnie che non collaborano col sistema, e tutto ciò da anni passa anche per Sanremo.

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