C’è una concezione della scienza violenta, dispotica e intollerante

In Italia esiste un posto il cui nome ne racchiude l’eccezionalità e l’affascinante punta di utopia romantica. Nomadelfia, secondo l’etimo greco, la città dove la fratellanza è un dovere. Qui le decisioni che riguardano la comunità non vengono prese per maggioranza, né per autorità, qui le decisioni sono prese solo all’unanimità. Si perché il fondatore, Don Zeno Saltini, ha insegnato che “la verità non sta necessariamente nella maggioranza, ma a volte può risiedere nella minoranza”, ragion per cui, a Nomadelfia, bisogna confrontarsi finché non si è tutti d’accordo.

Qualsiasi concezione scientifica è uno dei tanti punti di vista possibili, rappresenta una concezione del mondo, la migliore immaginabile per chi la concepisce. Di contro, mentre i limiti imposti all’umana conoscenza fanno ammettere a chiunque che qualunque concezione scientifica può essere perfettibile, questa perfettibilità è concepita esclusivamente come crescita all’interno del proprio ambito, del proprio metodo, della propria fondamentale linea di pensiero e mai al di fuori. Concepire la possibilità di altri ambiti scientifici al di fuori del proprio è prerogativa di pochi.

Nessuna scienza potrà mai dirsi assoluta e quindi definitiva.

L’alternarsi del prevalere di correnti di pensiero antitetiche ha rappresentato una delle dinamiche del progresso di tutte le scienze, in virtù della capacità delle fazioni avverse di stimolarsi vicendevolmente.

L’illuminismo ad esempio, ha avuto il grande merito di fare piazza pulita di una quantità di falsità accumulate nei secoli precedenti. Adesso i frutti del secolo dei lumi iniziano a mostrare i propri limiti quali il riduzionismo e il materialismo, di cui non saprà liberarsi autonomamente, ma solamente grazie alle istanze minoritarie che premono alle sue porte e che ne metteranno in discussione il sistema dal di fuori, cioè secondo logiche diverse e metodi nuovi.

Non ci si soffermerà qui sulle pulsioni irrazionali, o più propriamente subconscie, che sottendono l’adesione delle masse a determinate concezioni del mondo e quindi anche a una determinata visione scientifica, caratteristiche queste però, che rende certi fenomeni ciclici, difficilmente contenibili e praticamente incontestabili.

La concezione della scienza che hanno i più è intrinsecamente violenta, dispotica ed intollerante, perché superficiale, avvilita e sostanzialmente fideistica, non frutto di studio e riflessione.

In effetti l’oscurantismo di ogni epoca, ha sempre fatto leva su l’adesione delle masse al sistema di pensiero dominante, la cui violenza è sempre stata proporzionale alla propria crisi.

Di conseguenza possiamo dire che qualsiasi scienza o concezione del mondo, sarà tanto più dispotica quanto più democratica, cioè quanto più supportata da una larga maggioranza.

Noi non siamo certo fuori della storia. Come sempre accade gli assunti fondanti del pensiero scientifico, le sue ipotesi e la sua metodologia con il tempo sono diventati dei dogmi. Adesso come non mai, che il consenso democratico massimo appoggia la visione scientifica attuale, dovremmo ricordare che la ragione o più probabilmente, una parte di essa, può risiedere nel pensiero minoritario, il quale in ogni epoca ha sempre mantenuto i germi del rinnovamento e se necessario della rivoluzione, che altro non sono che i passi più o meno bruschi con i quali si muove il progresso del pensiero.

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