La Svezia si pente e non curerà gli anziani? Ecco le fake di Repubblica

Ma davvero anche in Svezia si stanno coprendo la testa di cenere e ci guardano come esempio di comportamento virtuoso nel contenimento e cura del Covid-19? A leggere gli articoli di Andrea Tarquini di Repubblica sembra proprio di si, salvo poi ricevere le piccate contestazioni di gente che in Svezia ci vive, lo svedese lo parla e non lo traduce con google e che racconta tutta un’altra storia.

Un diverso approccio

Il Paese ha adottato un approccio del tutto diverso dal nostro, non ha attuato il lockdown. Il Governo ha chiuso scuole superiori e università, agli over-70 è stato chiesto di auto-isolarsi e sono stati vietati i raduni oltre le 50 persone; gli svedesi sono stati invitati a lavorare da casa, a evitare viaggi non necessari e luoghi affollati, e di “comportarsi da adulti” seguendo le regole generali del distanziamento, ma la maggior parte dei negozi, bar e ristoranti sono rimasti aperti.

Risultato: su una popolazione di 10 milioni di persone meno di 12 mila casi e un migliaio di decessi. Per fare un raffronto l’Italia con una popolazione 6 volte maggiore registra oltre 160 mila casi ( 15 volte di più) e 21 mila vittime (21 volte di più).

Il metodo Repubblica

Cionostante, quelli che vogliono a tutti i costi piegare la verità delle cifre alla scelta editoriale di appoggiare un Governo e i suoi mentori scientifici, riescono a scrivere cose molto diverse e quindi una dichiarazione articolata del Premier Lofven diventa una clamorosa ammissione di colpa.

Secondo Repubblica il primo ministro avrebbe detto: “Non abbiamo fatto abbastanza”, quando invece ha detto: “Beredskapen har inte varit tillräckligt bra” che lo stesso traduttore automatico da noi interpellato ci ha detto significare: “La preparazione non è stata abbastanza buona”.

Una riflessione di profondità e ampiezza

Invero nel suo intervento Lofven ha parlato della questione generale delle emergenze, di ogni tipo, nei confronti della quali le istituzioni e le procedure si sono dimostrare non aggiornate o comunque insufficienti.

Un discorso molto ampio nel quale ha investito tutte le forze politiche e la società civile per promuovere una riflessione dell’intero Paese.

Contestato da molti svedesi e italiani in Svezia, Tarquini risponde inviperito, mette la costestazione ricevuta nel novero della minacce che sta ricevendo il suo direttore.

Cinque anni orsono, il premio Nobel per la letteratura Dario Fo scriveva:

“Abbiamo oggi una classe d’intellettuali che in gran parte ha perso il tamburo, un formidabile strumento per svegliare i bambini imbambolati. Tacciono in molti: noon hanno dignità e quindi non s’indignano. Ecco cos’è terribile e incredibile: la mancanza di indignazione”.

Oggi gli intellettuali proprio non pervenuti, a parte qualche rara eccezione, il tamburo lo suonano i gionalisti di regime e marciano a suo ritmo.

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