I Fratelli Musulmani in Libia: dalla repressione di Gheddafi alla centralità politica

La Fratellanza Musulmana della Libia (FML) è uno dei più longevi gruppi politici del paese nordafricano. Nel 1948, il sovrano della Libia, il re Idris, accolse alcuni Fratelli Musulmani egiziani nella città orientale di Bengasi, concedendo loro asilo dall’Egitto.

I Fratelli Musulmani inoltre si fecero strada nei sistemi universitari libici con studenti e insegnanti egiziani che diffondevano il pensiero di Hasan al Banna. Dopo l’ascesa di Gheddafi al potere e l’istituzione della sua peculiare versione di Stato, la jamahiriyah, non vi fu più alcuno spazio di libertà di espressione o azione. La repressione trovò il suo apogeo nel 1973 quando lo Stato prese di mira molteplici correnti politiche tra cui la FML: i membri arrestati potevano scegliere se volevano rimanere in Libia e d’ora in poi astenersi da qualsiasi attività politica o uscire dal paese per sostenere la “Società Islamica di Gheddafi”, con cui il dittatore libico mirava a diffondere l’Islam ai suoi vicini meridionali.

I fratelli musulmani in Libia

Tuttavia, i membri stranieri della FML hanno cercato ripetutamente di ottenere un punto d’appoggio nel paese. Operando principalmente dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, la FML è stata in grado di attrarre seguaci alle sue idee islamiste che hanno poi istituito, ad esempio, la “Jamaʿa Islamiyya Lybia” (Gruppo Islamico Libia). Basandosi sulle sue organizzazioni all’estero, la FML iniziò alcune incursioni in Libia, a partire dai primi anni ’80 e proseguì negli anni ’90. Nel 1982 ad esempio, alcuni dei capi di “Jamaʿa Islamiyya Lybia”  tentarono di tornare in Libia per ristabilire la presenza della Fratellanza, finendo in carcere o arrestati e condannati a morte e uccisi.

Il sistema della usra

Durante questi tentativi di ritorno per radicare la Confraternita, nonostante la dura repressione, che nel 1989 in particolare raggiunse uno dei suoi punti più alti, la FML riuscì a creare campi per studenti e lavorò segretamente a fianco di diversi imam nelle moschee, formando la propria organizzazione territoriale basata sul sistema della “usra”, letteralmente “famiglia” composta da pochi militanti, l’elemento fondante del lavoro sul campo da parte della Fratellanza in tutto il mondo ed iniziando a radicarsi sul territorio libico.

Riforma e pentimento

Un passaggio storico che segnò negativamente la percezione da parte della popolazione verso la Fratellanza fu la partecipazione al programma “Riforma e pentimento” lanciato dal figlio maggiore di Gheddafi, Saif al-Islam. Da un lato l’iniziativa portò sicuramente alla FML successi a breve e medio termine, poiché molti Fratelli imprigionati vennero liberati, ma sul lungo termine, tuttavia, per quanto riguardò poi la percezione da parte del popolo libico delle posizioni della Fratellanza verso il regime di Gheddafi durante la rivoluzione del 2011, la partecipazione della FML al programma di Saif al-Islam ebbe certamente ripercussioni negative.

La prima conferenza di pan-opposizione libica a Londra

Sebbene la FML non fosse l’obiettivo iniziale del programma, l’offerta del regime di liberare i prigionieri affiliati se avessero acconsentito a tenersi lontano da qualsiasi attività politica fu estesa anche alla FML. A seguito di questi sviluppi, il boicottaggio da parte della FML della prima conferenza di pan-opposizione libica a Londra nel 2005 venne percepita da molti libici e in particolare da altri gruppi di opposizione come un tradimento della causa nazionale. Di conseguenza, la FML venne considerata da molti come compromessa; il sito web internazionale della Fratellanza confermò involontariamente questa impressione quando spiegò che il movimento aveva boicottato la conferenza perché aveva respinto – tra l’altro – la richiesta della rimozione dal potere di Gheddafi.

La partecipazione all’iniziativa di Saif al-Islam costò molta credibilità alla FML, spesso non percepita come attore veramente rivoluzionario della Rivoluzione del 2011.

Quindi la FML prima del 2011 era un piccolo gruppo proveniente da decenni di brutale repressione e di propaganda criminalizzante da parte del regime. Poiché i suoi esponenti avevano vissuto principalmente in esilio lavorando tramite la da’wa, nel 2011 la FML non era molto conosciuta e non godeva né di grande notorietà né popolarità tra i libici. Ancora di più, alcuni libici, consideravano i Fratelli una forza oscura con connotazioni negative a causa della propaganda decennale di Gheddafi contro di essi.

Cambiare la testa del regime non cambierà le persone

Allo scoppiare delle rivolte del 2011 anche in Libia, la leadership in esilio dovette decidere la posizione dell’organizzazione rispetto alle proteste e, scegliendo di sostenerle, dovette decidere anche le modalità di questo sostegno. Per un’organizzazione abituata al lavoro dal basso, supportare una rivoluzione non fu una decisione facile. Abdelrazzak al Aradi, storico membro della FML, ha significativamente dichiarato, esplicitando tutta la filosofia della Fratellanza: “come organizzazione non crediamo che cambiare la testa del regime cambierà le persone”. La profonda devozione della FML al metodo della riforma graduale e non violenta, il suo approccio bottom-up, e il relativo disagio per gli sviluppi rivoluzionari rimasero al punto in cui, anche dopo aver iniziato a sostenere attivamente la rivoluzione, l’FML sembrava essere ancora quasi esitante a impegnarsi pienamente.

Ma dopo alcune esitazioni iniziali la Fratellanza aderì appieno alla rivoluzione. Per un movimento come la FML questo fu un grande passo. La ratifica della giustizia delle proteste da parte di sheykh Yusuf al-Qaradawi, aiutò l’FML da una prospettiva religiosa e ideologica. Durante le rivolte del 2011, la FML è stata in grado di passare dal ruolo di organizzazione repressa ed emarginata ad un ruolo di attore di primo piano in Libia. Fortunatamente, grazie ai suoi legami con il movimento globale dei Fratelli Musulmani, la FML poté offrire supporto logistico, come incanalare gli aiuti umanitari che venivano dall’Egitto, mentre in alcune aree, la FML riuscì infine a controllare diverse moschee; con i propri predicatori affiliati che esortavano la popolazione a unirsi alle manifestazioni.

La Coalizione delle Brigate Rivoluzionarie

Come sappiamo poi in Libia i gruppi armati giocarono un ruolo determinante e sebbene non sia corretto affermare il coinvolgimento dei Fratelli Musulmani libici nel conflitto armato, va rilevato che alcuni membri hanno partecipato agli scontri armati, ma combattendo sempre a titolo individuale. I gruppi jihadisti oscurarono in modo schiacciante qualsiasi presenza militare del FML, in particolare, i salafiti superarono la FML ed esercitarono un notevole potere militare, diventando prevalenti in molte delle milizie emerse in seguito alla rivoluzione. Nel ginepraio delle milizie libiche, personaggi di spicco della FML hanno trovato il loro posto come, ad esempio, Abu Kitef, una figura di spicco dell’FML (che era stato imprigionato per quasi 20 anni sotto Gheddafi), a capo della “Coalizione delle Brigate Rivoluzionarie” nella Libia orientale.

La Fratellanza Musulmana in Libia non partecipò alla formazione del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT), nel Marzo del 2011, per via delle ampie differenze di vedute con un organo percepito come pieno di elementi del precedente regime e dominato dall’Est del paese e che non rifletteva quindi la natura della Libia nel suo complesso. Qualche tempo dopo tuttavia la FML fu ammessa nel CNT nel tentativo da parte dell’ente di raggiungere maggiore riconoscimento a livello nazionale e internazionale come legittimo rappresentante degli interessi libici. Nel complesso, l’FML è riuscita a stabilirsi nelle emergenti strutture politiche della Libia (accanto al CNT era presente anche in molti consigli locali), nonostante il suo limitato impegno nel conflitto armato e la sua sfortunata mancanza di penetrazione nel paese. Nell’agosto 2012, FML si è registrata come organizzazione non governativa in Libia

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La FML ha lanciato nel marzo 2012, un partito politico, Giustizia e Sviluppo, che si basava sul modello egiziano, presentandosi come partito non esclusivamente dei Fratelli Musulmani, ma aperto a chi ne condivideva il programma. La sua struttura e processo decisionale sarebbero quindi rimasti separati dai FML. Con questa mossa, la FML mirava a mostrare un’immagine più diversificata e inclusiva, rafforzata dal fatto che i quadri della Fratellanza costituivano solo una frazione dei suoi circa 10.000 membri registrati. Allo stesso tempo, tuttavia, la FML non poteva contrastare efficacemente la diffusa ipotesi che il Partito Giustizia e Sviluppo fosse di fatto l’ala politica dell’FML; questa immagine era rafforzata dal fatto che la maggior parte dei fondatori erano esponenti dei Fratelli e il suo nuovo leader eletto, Mohamed Sowane, aveva precedentemente guidato il Consiglio della Shura della Fratellanza Libica.

I Fratelli Musulmani furono quindi il primo gruppo che si formava in Libia, un paese che non aveva mai conosciuto la democrazia, su basi ideologiche e non tribali o di affiliazione personale.

Il partito aveva una visione ben strutturata di cosa avrebbe voluto fare per il paese. Leggiamo infatti nel programma: “Riforma del sistema giudiziario e miglioramento delle condizioni finanziarie e morali del sistema giudiziario, sviluppo delle sue condizioni di lavoro e maggiore enfasi sulla sua indipendenza per garantire lo stato di diritto e il rispetto della Costituzione. 

Confermare il principio di uguaglianza davanti alla legge e alla magistratura”. Un piano per “Giustizia transitoria e riconciliazione nazionale”. Inoltre: “Costruire un esercito forte”, “Stabilire pilastri dello Stato costituzionale e delle istituzioni”. In questo ultimo capitolo si trovano alcune delle istanze più importanti rispetto al modello di società: “5. Attenersi alle credenze del popolo libico e ai valori della comunità nella stesura della Costituzione, che considera la legge islamica la principale fonte di legislazione. 6. La Costituzione dovrebbe garantire la costruzione di uno stato civile, che prenda la sua legittimità dal popolo e promuova il principio di cittadinanza, partenariato politico, libertà di formare partiti, trasferimento pacifico del potere, rispetto della legge e separazione dei poteri. 7. La Costituzione deriva il suo contenuto dai principi dell’Islam, i suoi grandi valori e il patrimonio culturale della nazione”.

Sulla forma dello Stato la Fratellanza mira alla decentralizzazione, troviamo infatti: “Adozione di un sistema di gestione decentralizzato. Data la vasta area geografica della Libia e la mancata gestione dello stato attraverso il sistema centrale negli ultimi decenni, il Partito per la giustizia e lo sviluppo raccomanda l’adozione del decentramento amministrativo in conformità con il sistema di gestione e gli attori locali al fine di fornire tutti i servizi a tutti cittadini libici in tutti i loro luoghi con facilità”. Si trova un capitolo di proposte economiche sotto il titolo: “Potenziare la spinta economica e gettare le basi per una forte economia nazionale”. Un altro capitolo è dedicato a: “Istruzione, istruzione superiore e ricerca scientifica” dove si legge: “1 – Attivare il principio dell’istruzione di base obbligatoria, lavorare per espandere la qualità, la quantità e la diffusione dell’istruzione al fine di favorire tutto il popolo libico su tutta la terra libica e fornire formazione, istruzione superiore e strumenti di istruzione moderni. (…) 7 – Riacquistare il significato della dimensione educativa nel processo educativo e ribadire l’attenzione sulla cultura originale araba e islamica. 8 – Sviluppare un piano per lo sviluppo delle università per contribuire efficacemente alla costruzione dello Stato, all’aumento dei membri della facoltà, all’espansione delle discipline e all’aumento dei livelli di prestazione secondo gli standard internazionali di qualità e livelli più alti di laureati per sviluppare le loro competenze.”

Tutela dei diritti delle donne e sviluppo del loro contributo sociale

Un ulteriore capitolo intero è dedicato a “Tutela dei diritti delle donne e sviluppo del loro contributo sociale: 1 – Coinvolgimento delle donne libiche nella vita pubblica e insegnamento loro delle competenze necessarie per consentire loro di contribuire agli affari pubblici e assumersi la piena responsabilità con gli uomini del processo di ricostruzione 2 – Incoraggiare e facilitare la partecipazione delle donne alla vita politica e la loro corsa alle elezioni e alle istituzioni della società civile. 3 – Proteggere il diritto delle donne di guadagnare denaro, ricevere istruzione in tutte le fasi e il diritto di lavorare all’interno dei valori etici e islamici. 4 – Sviluppare le capacità delle madri di crescere i propri figli su basi valide, attraverso l’istruzione, la formazione e i media.

5 – Rispetto dell’entità umana delle donne, protezione dei loro diritti approvati dalla legge islamica e protezione delle stesse da abusi e ingiustizie.” Un capitolo è dedicato a “Famiglia, infanzia e bisogni speciali” ove si può leggere tra le altre cose: “4 – Prendersi cura delle persone con bisogni speciali e mettere in atto una legislazione per preservare i loro diritti in materia di salute, istruzione, strade, istituzioni governative e altri edifici, nonché lo sviluppo di piani e programmi per integrarli nella loro comunità, e assicurare la loro partecipazione alla costruzione della nazione.”.

Un capitolo a parte per “Salute e ambiente”, uno per “Giovani e Sport” e uno per “Media, cultura e arte”.  Molto interessante poi il capitolo dedicato alle “Relazioni Internazionali” dove balza al primo punto: 1. Rafforzare le relazioni con i vicini paesi arabi e l’Africa, (…) Attivare il ruolo dell’Unione del Maghreb arabo, rafforzare le relazioni con gli stati arabi ed essere aperti ai paesi dell’Unione europea e in particolare ai paesi del Mediterraneo, con particolare attenzione alle buone relazioni con i paesi musulmani, in particolare i paesi in crescita come la Turchia e la Malesia.”

L’introduzione della Legge di Isolamento Politico

Nelle elezioni del 2012, la National Forces Alliance, una coalizione liberale di gruppi secolari e indipendenti, ha ottenuto il blocco più grande con 64 seggi. Il Partito Giustizia e Sviluppo dei Fratelli Musulmani ha guadagnato 34 seggi, mentre i partiti salafiti hanno raccolto altri 27 seggi. Dopo aver assunto grande importanza nel Parlamento grazie a sapienti alleanze, nelle elezioni del 2014 il Partito Giustizia e Sviluppo e ottenne 25 seggi su 200. Giustizia e Sviluppo raggiunse uno dei suoi più grandi successi politici quando riuscì a introdurre la Legge di Isolamento Politico, che vietava la vita pubblica e politica agli ex funzionari di Governo, nel maggio 2013. 

Il conflitto armato del 2014

Nel 2014 scoppiò un conflitto armato fra due coalizioni e due governi rivali: da una parte il governo basato nella città orientale di Tobruk e sostenuto dalla Camera dei rappresentanti e dall’operazione Dignità del generale Haftar; dall’altra parte il governo basato nella capitale Tripoli e sostenuto dal Nuovo Congresso Nazionale Generale e dalla coalizione di Alba Libica. Entrambe le coalizioni riunivano diversi gruppi armati debolmente alleati tra loro. A partire da marzo 2016, un accordo di pace negoziato sotto l’egida dell’ONU ha portato all’insediamento a Tripoli di un nuovo Governo di Accordo Nazionale internazionalmente riconosciuto, che ha la lealtà delle autorità e delle milizie dell’ovest del paese ma non ha ottenuto l’appoggio della Camera dei rappresentanti di Tobruk e del generale Haftar.

Questa situazione è ulteriormente complicata dal fatto che una fitta rete di alleanze regionali ha permesso a entrambe le fazioni, pur con notevoli differenze di intensità, di beneficiare di flussi di denaro, armi e sostegno diplomatico. Mentre Qatar e Turchia si sono schierati dalla parte del governo legittimo di Tripoli, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti in particolare, ma con anche il forte sostegno della Francia, sono legati a Tobruk nella lotta a tutto campo contro il governo di Tripoli, sino all’aggressione, recentemente respinta, del generale Haftar. 

Il peso politico del partito Giustizia e Sviluppo si può riscontrare oggi anche nel fatto che una delle principali cariche è occupata da uno storico leader del partito Giustizia e  Sviluppo, legato ai Fratelli, Khalid Al Mishri è diventato Presidente dell’Alto Consiglio di Stato. Al Mishri si è formalmente dimesso dalla Fratellanza dopo l’ottenimento dell’incarico e sta rapidamente diventando una delle personalità politiche più in vista e più stimate di tutta la Libia.