Il Profeta Muhammad e le donne

Chiamato alla missione profetica in una società convinta che le femmine non avessero neppure il diritto a crescere e diventare donne, Muhammad figlio di Abdallah, del clan dei Bani Hashim alla Mecca portò un cambiamento radicale.

Interpretando la Rivelazione divina che fluiva su di lui, e su questo era dottrinalmente infallibile, stravolse le consuetudini imperanti e diede alle donne piena dignità morale e materiale.

Diede loro giustizia, nella specificità del tempo e nella capacità della prima comunità musulmana di capire e applicare quel principio, gettando peraltro le basi di un’evoluzione dei costumi che tuttavia non è ancora conclusa nelle culture islamiche.

Le donne ebbero pieno diritto alla proprietà, all’eredità, al consenso matrimoniale, al divorzio e agli alimenti in quel caso.

Ma oltre al fatto giuridico e materiale, quello che contraddinse l’Inviato di Dio fu la disponibilità, la tenerezza, l’attenzione nei confronti dell’elemento femminile dell’umanità che lo circondava.

Figlio postumo da parte di padre, subì nell’infanzia anche la perdita di sua madre, ma questo non intaccò in nulla la sua natura profonda, che per definizione divina era adhim così come dice appunto il Corano: “ in verità di un’immensa grandezza è il tuo carattere”.

Profeta e capo di Stato, condottiero e legislatore, aiutava le sue spose nei lavori di casa e si rammendava gli abiti, nessuna traccia di maschilismo era presente in lui, la Sunna e la sua biografia ci trasmettono esempi mirabili della sua attitudine dolce e misericordiosa con tutti e tutte.

Pianse con sua figlia Zainab per la morte del di lei figlioletto e con Mariam la copta quando morì Ibrahim, giocava con Aisha e nel momento più difficile della sua vita politica (a Hudaybia) ascoltò e mise in atto il saggio consiglio della sua sposa Um Salama.

Citò una prostituta salvata dalla generosità che manifestò nei confronti di cane assettato, pregò sulla tomba di una serva che puliva la moschea e su quella di una adultera pentita che chiese ripetutamente e ottenne la punizione terena per timore di quella divina.

Quando venne rivelato il versetto che limitava a quattro le spose concesse ad un singolo musulmano, era pronto a divorziare tutte le sue mogli per non far torto a nessuna di loro scegliendo quelle con cui continuare la vita coiugale. Dio gli diede la possibilità di tenerle tutte, nella Sua misericordia e nell’ottica di preservare le alleanze claniche che la gran parte di quei matrimoni avevano consolidato.

Nella sua moschea a Medina le compagne (con questo termine s’intendono tutte le donne musulmane che lo videro) partecipavano alle assemblee e intervenivano anche con foga quando era il caso. Mai le zittì, anzi le ascoltava con attenzione e rispondeva riconoscendo le loro ragioni e dando indicazioni a tutti a partire anche da quelle.

Stigmatizzò la violenza domestica dicendo: “Donne sono venute alla casa dell’Inviato di Dio a lamentarsi del comportamento dei loro mariti, non sono le mogli dei migliori di voi” .

La sua missione, conclusa con la sua morte morte terrena, prosegue nel tempo e non terminerà finchè Dio altissimo darà giorni alla nostra Umma.

… Dio e i Suoi angeli benedicono il Profeta. O voi che credete, beneditelo e invocate su di lui la pace”