RCEP: il più grande accordo commerciale al mondo made in China

Il patto commerciale riunisce 15 paesi che formano un blocco per il libero scambio tanto importante quanto quello dell’Unione Europea.  

Il 15 novembre un gruppo di 15 paesi comprendenti Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Sud Corea, ha sottoscritto il più grande patto di libero scambio del mondo. Nel complesso interesserà la vita di un terzo della popolazione mondiale e avrà un impatto sul 30 percento della sua economia.

Il partenariato economico globale regionale (RCEP, The Regional Comprehensive Economic Partnership) include anche stati membri dell’Associazione delle nazioni del sud est asiatico (ASEAN).

Il RCEP giunge in un’epoca in cui l’interscambio commerciale di beni ha rallentato a causa della pandemia di Covid-19 e milioni di persone hanno perso il lavoro o hanno dovuto accettare tagli salariali.

Sull’esempio dell’integrazione economica dell’Unione Europea, il RCEP dovrebbe migliorare le relazioni fra i suoi stati membri creando interdipendenza economica nella misura in cui le aziende investiranno vicendevolmente nei rispettivi paesi. 

Qui di seguito una rapida sintesi degli aspetti più importanti.

1- Come funziona RCEP?

Le nazioni spesso sottoscrivono accordi bilaterali di libero scambio (in inglese FTA, free trade agreements, accordi di libero scambio, ndt) che prevedono l’importazione reciproca di merci con tariffe doganali ridotte, o addirittura inesistenti. Una tariffa doganale è una tassa che, per esempio, un paese impone sull’importazione di T-shirt per assicurarsi che simili T-shirt prodotte localmente restino competitive relativamente al prezzo.

Come per le FTA, un accordo come il RCEP è volto a ridurre le tariffe ed a semplificare le procedure doganali, rendendo più facile ai produttori la vendita delle loro merci sui mercati degli stati membri. 

I firmatari del RCEP hanno deciso di eliminare gradualmente tariffe e imposte e alcune di queste spariranno non appena l’accordo diventerà operativo.

I membri dell’ASEAN, che include il Brunei, la Cambogia, l’Indonesia, il Laos, la Malesia, il Myanmar, le Filippine, Singapore, la Tailandia e il Vietnam, godono già di stretti legami commerciali. 

Ma il nuovo patto semplifica le regole per l’export, e dà loro accesso al più grande mercato cinese rendendo più facile la collaborazione con le industrie tecnologiche giapponesi e sudcoreane. 

I negoziati che in un summit virtuale hanno condotto all’annuncio di domenica, hanno richiesto otto anni per essere completati. I funzionari commerciali hanno tenuto decine di incontri deliberatori per appianare complicati dettagli tecnici. 

RCEP è il primo accordo commerciale multilaterale fra Cina, Giappone e Corea del Sud– le potenze commerciali regionali- che spesso sono state in conflitto su commercio e investimenti.   

2- L’enigma dello shampoo  

In un accordo commerciale multilaterale come questo, la questione spinosa riguarda le cosiddette regole d’origine (ROO, rules of origin, ndt), che specificano la quantità di materia prima locale che deve essere presente in un prodotto per permetterne la libera commercializzazione in uno stato membro. 

Si tratta di una materia complessa. Ad eccezione di prodotti agricoli come ad esempio le cipolle, la maggior parte degli altri beni, come un computer, dipende dai componenti e dalla materia prima acquistata in diversi paesi. 

Molti prodotti, come ad esempio una bottiglietta di shampoo, sono fatti con ingredienti acquistati in diversi paesi. 

Il RCEP dice che un’azienda è libera di esportare secondo l’accordo se almeno il 40 percento della materia prima proviene dagli stati membri.  Questo significa che il 60 percento della materia prima può essere importata al di fuori dei paesi RCEP.

3- RCEP e i legami commerciali Cina-Stati Uniti

Sebbene i colloqui per il RCEP siano iniziati nel 2012, hanno assunto maggiore importanza dopo che il presidente Donald Trump ha abbandonato il Trans Pacific Partnership (TPP), un accordo commerciale multilaterale che avrebbe potuto essere grande quanto il RCEP.

Cina e Stati Uniti sono stati per anni impegnati in una battaglia commerciale. Washington ha preso di mira il gigante tecnologico Huawei, che vuole giocare un ruolo di primo piano nelle nuove reti mobili 5G. 

Uno dei punti critici nelle relazioni economiche delle due più grandi economie al mondo ha a che fare con lo stato di protezione dei diritti di proprietà intellettuale in Cina. Le aziende americane spesso accusano le controparti cinesi di rubare la loro tecnologia.

In un qualsiasi accordo commerciale multilaterale, gli Stati Uniti vorrebbero ovviamente l’introduzione di una protezione della proprietà intellettuale. RCEP non assume nessuna posizione concreta su questi diritti. 

Analogamente RCEP non fissa regole su come ci si debba rapportare a questioni relative al lavoro e all’ambiente. 

Joe Biden, il nuovo presidente statunitense, dovrà affrontare la nuova realtà quando in gennaio entrerà ufficialmente in carica.

4- Perché l’India ha abbandonato? 

Alla fine dello scorso anno, il primo ministro indiano Narendra Modi si è ritirato dall’accordo. Questa è stata una grave battuta di arresto per i negoziatori perché l’India è uno dei maggiori mercati della regione.

New Dehli ha sostenuto che ai suoi commerci non veniva data una sufficiente protezione nei confronti delle importazioni cinesi molto competitive. L’India ha anche detto che RCEP non copre completamente aree come quella della tecnologia dell’informazione, e l’India ha una posizione dominante in questo settore. 

Gli agricoltori indiani si sono fortemente uniti per impedire che l’India entrasse nel gruppo, temendo che si sarebbero aperte le porte a società agricole che hanno il monopolio sul commercio delle sementi.

5- Cosa succederà prossimamente?

Non tutte le disposizioni dell’accordo verranno applicate immediatamente. La Cambogia, l’Indonesia e altre nazioni hanno chiesto tempo per cambiare regole e regolamenti e renderli compatibili con quanto previsto dall’accordo RCEP.

Ci vorrà tempo alle aziende prima che possano calcolare quanto beneficio potranno trarre dall’accordo, accordo che è stato reso pubblico solo questa settimana.

Si tratta di un poderoso documento di più di 500 pagine che deve essere letto insieme a migliaia di pagine che trattano dei dettagli tariffari dei singoli paesi.