Io mi ricordo di Diego

Con la scomparsa di Maradona, dopo Massimo Troisi e Pino Daniele, Napoli perde l’ultimo eroe di una stagione irripetibile per la città e per tutto il Sud Italia. Avevo 16 anni quando la storia di Diego a Napoli si interruppe bruscamente. Per anni sperammo in un suo ritorno, ma per certi versi è come se non se ne fosse mai andato.

 

Queste ultime settimane sono state per me un tuffo nel passato senza eguali. Per i 60 anni di Maradona sono girate sui social tante testimonianze che ne ricordavano soprattutto la generosità e la disponibilità verso i compagni di squadra, e questo ha dato maggiore profondità ai miei ricordi adolescenziali.

Poi c’è stata la ricorrenza dei 40 anni dal Terremoto in Irpinia ed allora è stato come se la Bella Mbriana, lo spirito benigno della credenza popolare napoletana, si fosse seduta accanto a me mentre guardavo L’Alligatore su RaiReplay con l’intento di ottenere una catarsi dal Blues che sapevo di trovarvi. Mancava comunque qualcosa a questo turbinio di ricordi e di sensazioni, qualcosa che era nell’aria e che si è concretizzato con la notizia della scomparsa di Maradona. 

L’arrivo di Maradona a Napoli

Avevo 9 anni e la mattina del 1° luglio 1984 mio padre mi portò con sé a comprare il giornale col quale approfondì la notizia che diede il via all’era del Napoli di Maradona. Lo sfogliava mentre camminavamo sotto i portici nella piazza di San Giorgio a Cremano e mi disse “il Napoli ha comprato Diego Armando Maradona, il giocatore più forte del mondo”. Il calcio era entrato nella mia vita due anni prima con i Mondiali del 1982 e il mio eroe era ancora Paolo Rossi. Ma ancora per poco…

Presentazione di Maradona alo Stadio San Paolo, 5 luglio 1984

Anni dopo si seppe dell’imbroglio con cui l’allora Presidente del Napoli Corrado Ferlaino aveva depositato con ritardo il contratto dell’acquisto di Maradona. Quella rivelazione ebbe su di me un effetto rivelatorio retroattivo.

Il primo scudetto del 1987

Per il campionato 86/87, il terzo di Diego a Napoli, eravamo tutti nel pallone e, come se non bastasse il Maradona campione del mondo con l’Argentina ai Mondiali del 1986, per noi ragazzi quell’estate arrivò anche il cartone animato Holly e Benji. Molti dei miei coetanei portavano l’orecchino come Maradona, cosa che mio padre non mi avrebbe mai permesso, e per anni le scarpette della Puma modello Maradona Mundial imperversavano sui campi polverosi del settore giovanile e dilettantistico. Prima della fine del campionato uscì il film Quel ragazzo della Curva B con Nino D’Angelo. Nel film, con immagini tratte dalla sedicesima giornata di campionato del 18 gennaio 1987, il Napoli vince profeticamente lo scudetto.

Quello che però vivemmo il 10 maggio del 1987 è impossibile da raccontare.

Sarebbero arrivati altri successi, anche in campo internazionale, ma quella domenica segnò un picco che la città non avrebbe mai più vissuto. Su uno striscione allo stadio c’era scritto “la storia ha voluto una data: 10 maggio 1987”, ed il 10 di maggio del 1704 è la data in cui, con la dinastia dei Borbone, Napoli era diventata la capitale di uno stato indipendente. 

Un mese dopo il Napoli vinse anche la Coppa Italia con 13 vittorie in 13 partite.

Il Neapolitan Power 

Maradona arrivò a Napoli negli anni che seguirono il Terremoto in Irpinia e mentre la città stava vivendo una rinascita che arrivò a coinvolgere anche Andy Wharol. Massimo Troisi aveva fatto irruzione nel cinema italiano e Pino Daniele era l’unico musicista del bel paese che esportava musica di qualità nel mondo. 

Vesuvius di Andy Wharol, 1985

Mancava qualcosa di più clamoroso e più popolare, qualcosa che tenesse insieme tutto e tutti, ed arrivò Maradona.

Itala ’90, forza Argentina!

Il 3 luglio del 1990 ero in vacanza a Guardia Piemontese in Calabria e la semifinale Argentina-Italia, che si giocava a Napoli, la vidi alle Terme Luigiane. Quando Caniggia segnò il goal che consentì all’Argentina di arrivare ai rigori fu evidente che i campani presenti in fondo tifavano per l’Argentina. Quando Serena sbagliò il rigore che costò l’eliminazione dell’Italia fu abbastanza palese che Maradona avrebbe potuto anche chiederci di seguirlo in guerra e noi l’avremmo fatto. Diego ci aveva dato molto di più rispetto a quello che ad oggi buona parte di Napoli sente di aver avuto dall’Italia. 

Maradona dopo aver battuto l’Italia, 3 luglio 1990

In quegli anni il campionato italiano era il più bello d’Europa, quindi del mondo, e la stagione 1989-90 si era chiusa con il Napoli Campione d’Italia per la seconda volta, e con le coppe europee tutte vinte da squadre italiane (Milan, Sampdoria e Juve, quest’ultima in finale con la Fiorentina). L’anno precedente il Napoli aveva vinto la Coppa UEFA arrivando secondo in campionato, dietro l’Inter dei record, ed in finale di Coppa Italia contro la Sampdoria. Il campionato successivo, l’ultimo dell’era Maradona, si era aperto con la vittoria della Supercoppa Italiana da parte degli azzurri. Un Napoli così competitivo e vincente, con tutte quelle rivali corazzate, è stato possibile solo perché il più grande calciatore di tutti i tempi si era legato alla città che lo aveva adottato come proprio re. E noi ci sentivamo anche un po’ argentini, oltre che napoletani.

L’uomo

Maradona è stato un uomo rovinato dalle sue debolezze, e su tutte c’era la sua tossicodipendenza. Per l’occasione dei suoi 60 anni, compiuti lo scorso 30 ottobre, sui social sono girate le testimonianze più disparate dalle quali si evince che da una parte c’era la lotta con i suoi demoni, sostanzialmente persa, ma altra cosa era il suo rapporto sincero e leale con le persone con cui ha avuto a che fare (fatta eccezione per alcune vicende familiari).

E poi su tutto c’era il fuoriclasse che con la maglia del Napoli e con quella dell’Argentina ha sciolto oceani di sangue nelle vene dei suoi tifosi. Per quelli come me che hanno vissuto quella stagione irripetibile c’è stato un solo grande Diego Armando Maradona al quale posso solo dire GRAZIE!