Cosa succede col sì del Parlamento alla riforma del MES

In questi giorni abbiamo assistito al tormentone del “MES si MES no” e si è giunti dopo ricatti e minacce di caduta del governo, pressioni da organi di stampa favorevoli all’assoggettamento dell’Italia da parte dell’Europa, al voto favorevole del Parlamento alla riforma del MES. 

Al centro della polemica, il Movimento 5 Stelle che nel suo programma elettorale aveva come prerogativa lo smantellamento del meccanismo europeo di stabilità e il superamento del patto di stabilità.

Paradosso della situazione è che i critici delle regole europee a distanza di poco tempo abbiano votato la riforma del MES. Una riforma peggiorativa in quanto prevede oltre la ristrutturazione del debito (default), le cosiddette cacs ossia clausole di azione collettiva sul debito, che permettono allo Stato emettente di modificare i termini del bond (titoli di stato), pratica innaturale dato che i bond emessi dallo Stato per loro natura dovrebbero essere privi di rischio.

Inoltre, gerarchizza i rapporti fra gli stati, la Germania e la Francia all’interno del board del MES hanno il diritto di veto mentre l’Italia terzo contributore non lo ha. Sono previste poi due linee di credito, una dedicata ai paesi che perdono l’accesso al mercato e che presuppone forti condizionalità come quelle viste in Grecia, l’altra chiamata Fondo Unico di Risoluzione per le banche detto anche backstop, che non prevede nessuna condizionalità.

Il rischio per l’Italia è concreto, fra qualche anno quando la BCE smetterà di comprare in massa tutti i titoli di Stato sul mercato secondario, il nostro paese si ritroverà in balia dei mercati che esigeranno tassi d’interesse maggiori che determineranno l’insostenibilità del debito pubblico. Arrivati a quel punto chiunque si trovasse a dover accedere al MES non lo farà per scelta ma per in maniera obbligata, il che spiega la promulgazione da parte delle tecnocrazie europee di questi strumenti. In poche parole, il pilota automatico che citò Mario Draghi quando era al vertice della Banca Centrale Europea. 

La questione annosa è che questi strumenti sono inutili e potenzialmente pericolosi, sappiamo che in caso di crisi esogena di uno o più paesi dell’eurozona la capacità di fuoco del Meccanismo Europeo di Stabilità è superflua, in quanto, l’unico soggetto ad avere strumenti e liquidità illimitate è l’istituzione che immette moneta, la BCE. 

È chiaro che vi è la volontà da parte dell’egemone dominante (Germania e Francia) di non rendere la Banca Centrale Europea prestatrice di ultima istanza, come invece avviene nel resto del mondo, ma di surrogare tramite MES e regole del patto di stabilità per assoggettare, depredare e commissariare i paesi più deboli.