Per il vaccino altri 22 mesi ma la variante inglese è già qua

Il commissario Arcuri ha da poco ammesso i ritardi nel piano di vaccinazione anti covid in Italia. L’arrivo delle dosi è previsto in 21 mesi a partire da gennaio 2021, salvo ulteriori ritardi, e questa pianificazione fa temere altri 2 anni di dpcm perché nella migliore delle ipotesi si arriverebbe alla cosiddetta immunità di gregge non prima dell’estate 2022.

A questo va aggiunto che l’immunità ottenuta dal vaccino potrebbe durare soli tre mesi e quindi potrebbero essere necessarie da subito molte più dosi di quelle che arriveranno nei prossimi 2 anni. 

Per quanto riguarda la necessità di personale medico aggiuntivo pare si voglia fare ricorso ai medici specializzandi, che sono già medici abilitati alla professione, in cambio però di crediti formativi da scalare dal piano studi della specializzazione. Sul versante fiducia invece è evidente che nella popolazione c’è molta diffidenza nei confronti di questi vaccini realizzati in fretta e di cui si prova sistematicamente a minimizzare le reazioni avverse non appena se ne ha notizia.   

Per i prossimi due anni, pianificati all’italiana, è comunque illusorio pensare che le possibili mutazioni del virus siano coperte dai vaccini attuali. Si parla già infatti di modificare i vaccini esistenti per la nuova variante britannica.

Ironia della sorte questa variante fuori controllo è arrivata anche in Italia prima dell’arrivo delle prime dosi di vaccino, ed arriva proprio dalla Gran Bretagna che ha avviato la campagna di vaccinazione in netto anticipo rispetto al resto d’Europa. Nessuna copertura mediatica è stata data al fatto che alcune controindicazioni del vaccino Pfizer sono state annunciate a vaccinazioni già iniziate nel Regno Unito quindi non ci si aspetta molta libertà di indagare, né tanto meno di informare, sulla eventuale correlazione tra le vaccinazioni in UK e l’improvvisa impennata della variante covid made in UK rispetto alle tante varianti esistenti.

Non abbiamo mai avuto una spiegazione plausibile per i primi feroci focolai di covid nella bergamasca e nel bresciano però abbiamo avuto una pronta smentita di una possibile correlazione tra questi e la campagna di vaccinazione antimeningite dello scorso gennaio nelle province di Bergamo e Brescia. 

Non è il concetto ontologico di scienza che può essere ragionevolmente messo in discussione ma la sua variante mistica si, quella cioè utilizzata dal potere e dai suoi media e data in pasto alla comunicazione social satura di blasonati scienziati-primedonne.