L’opposizione egiziana ad Al Sisi si unisce sotto una nuova sigla

Il politico egiziano Ayman Nur, presidente del partito Ghad al Thawra ha annunciato in una conferenza stampa tenutasi a Istanbul l’11 Febbraio, la formazione della “Unione delle forze nazionali egiziane” (Ittihad al quwaa al wataniyya al misriyya), una nuova federazione che raggruppa tutti i gruppi e le forze politiche principali che si oppongono all’attuale regime egiziano di Al Sisi.

Ne fanno parte oltre al partito di Ayman Nur, l’”Alleanza degli Egiziani all’estero” (I’tilaf al Masriin fil kharij), che è la sigla che raggruppa gli attivisti che da anni si battono contro la dittatura egiziana, i Fratelli Musulmani – la prima forza politica organizzata egiziana – pezzi dell’ex-6 Aprile, altri partiti come Hizb al Fadila, numerosi intellettuali, accademici, oppositori di varie tendenze politiche, dando finalmente una forma unitaria alla frammentata opposizione egiziana.

La nuova Unione comprende personalità presenti in Europa, America, Turchia, Canada, Nuova Zelanda alla Malesia, Corea e molti paesi arabi. Ayman Nur in una intervista ad Al Jazeera ha voluto legare con un filo rosso la nuova formazione e gli storici raggruppamenti Kifaya, e al Jama’iyya al Wataniyya lil-Taghir che ebbero un ruolo fondamentale nell’unificazione delle forze politiche e civili che si opponevano all’ex-Presidente Hosni Mubarak e foriere della rivoluzione del 25 Gennaio 2011. Ayman Nur ha aggiunto che la forza della rivoluzione egiziana fu l’unione di diverse forze politiche e giovanili, ma che essersi focalizzati solo sul rifiuto della dittatura senza studiare prima le modalità di una transizione democratica fu ciò che provocò le divisioni interne che permisero alla controrivoluzione di ribaltare la situazione.

Ha quindi specificato che con la nuova formazione, l“Unione delle forze nazionali egiziane”, sono stati studiati una strategia e degli obiettivi ben precisi, e che questa esperienza non commetterà gli errori del passato. Ha anche precisato che nonostante non appaiano nomi di cittadini che attualmente vivono in Egitto per evitare l’ovvia repressione, anche nel paese egiziano si sta organizzando l’unione delle forze politiche e civili per preparare un futuro democratico al paese e far terminare la dittatura militare, che l’Unione è presente anche in Egitto e che il rapporto tra oppositori in esilio e la società egiziana è vivo e forte. Inoltre la stragrande maggioranza dei dirigenti, dei quadri e dei militanti nella nuova formazione sono giovani, le prime file storiche hanno fatto un passo indietro per lasciare spazio alle nuove generazioni.

L’annuncio arriva a dieci anni di distanza dalla caduta di Hosni Mubarak, che inaugurò il biennio democratico egiziano, unico periodo nella storia egiziana moderna di vera vita democratica del paese. Nei giorni del decimo anniversario della rivoluzione egiziana si era tenuta una conferenza globale dal titolo “10 anni dalla Rivoluzione di Gennaio: Sfide e orizzonti”. organizzata dal “Canadian Institute for Strategic Studies and Development (CISSD)”, dal “Center for Egyptian-American Dialogue (CEAD) a Washington” e dal “Center for Middle East Studies (Orsam) ad Ankara”. Qui diversi attori si erano alternati in sei workshop lungo tre giorni di dibattiti, il 25, 26 e 27 Gennaio 2021, analizzando le cause della controrivoluzione, i motivi del suo successo, le mancanze e gli errori dell’opposizione e una strategia per il futuro.

Nell’analisi compiuta da accademici, attivisti, politici, economisti, esperti di scienze politiche, comunicazione e altro, ciò che era emerso con maggiore forza era la mancanza di una entità che raggruppasse le forze di opposizione in un’unica formazione, come anche la mancanza di una strategia chiara, lo scarso coinvolgimento dei giovani, la necessità di un lavoro più profondo nel creare relazioni internazionali per fare pressioni sul regime egiziano. Molti dei partecipanti avevano sottolineato i cicli lunghi che hanno caratterizzato le rivoluzioni della Storia, come quella americana o quella francese, ricordando la ciclicità delle fasi rivoluzionarie con relative controrivoluzioni. La nascita quindi dell’”Unione delle forze nazionali egiziane” sembra rispondere alle questioni sollevate nella conferenza.

Il cammino è ancora lungo, ma segna sicuramente un primo passo in avanti da parte delle forze che si oppongono alla dittatura egiziana e che fa sperare nel ritorno della democrazia in un Egitto colpito da una durissima crisi economica e con una popolazione che si sta drammaticamente impoverendo, mentre il regime stringe il suo pugno di ferro contro ogni voce dissenziente, fosse anche con un post sui social media, come ci insegna la vicenda del giovane Patrick Zaki.