I palestinesi raccontano la violenta incursione israeliana ad Al-Aqsa

Gerusalemme Est occupata- I palestinesi hanno raccontato dell’incursione lampo lanciata lunedì dalle forze di sicurezza israeliane sul complesso di Al-Aqsa che ha ferito centinaia di persone. Crescono i timori di un intensificarsi della violenza durante la marcia dei nazionalisti israeliani. 

Le forze di sicurezza hanno preso d’assalto il terzo luogo più sacro dell’Islam, messo in posizione sui tetti circostanti tiratori scelti, hanno sparato granate assordanti, gas lacrimogeni e pallottole di gomma, mentre numerosi fedeli erano in preghiera all’interno della moschea.

È stata una repressione violenta contro i palestinesi, una repressione che ha segnato il mese sacro del Ramadan, mentre erano in corso proteste contro il furto illegale di terra da parte dei coloni israeliani. 

Ibrahim, un ragazzo di 17 anni, che stava pregando nella moschea quando l’incursione israeliana è cominciata alle 8 del mattino, ha detto che, “la polizia israeliana è penetrata attraverso i cancelli del complesso di Al-Aqsa, forse un migliaio di loro, e ha cominciato a sparare pallottole di gomma e candelotti lacrimogeni.”

 “Un poliziotto ha lanciato una granata assordante dentro la moschea e il tappeto ha preso fuoco. Ho fatto appena in tempo a uscire.”

Ibrahim ha detto di aver cercato rifugio in una clinica all’interno del complesso, ma la polizia è entrata a forza anche lì. 

“Hanno spruzzato gas al pepe e sparato granate assordanti, incuranti delle persone che venivano medicate. La gente soffocava stesa sul pavimento.”

Il Crescente Rosso palestinese ha dichiarato che I palestinesi feriti sono stati più di 300. Circa 20 sono stati invece i poliziotti israeliani feriti.

Il funzionario di Al-Aqsa Raed D’ana ha detto di essere stato picchiato dalle forze di sicurezza israeliane. Questa la sua dichiarazione a Al Jazeera: “mi hanno preso a calci e mi hanno gettato a terra anche dopo che avevo mostrato loro il mio documento lavorativo di identità. Poi, mi hanno buttato fuori da Al-Aqsa.”

Nour Mtour, una donna palestinese che ha passato la notte dentro al complesso della moschea di Al-Aqsa, ha testimoniato dell’inizio dell’incursione repressiva.

“Ho cercato di aiutare una donna ferita colpita da una pallottola alla testa, ma non ho potuto raggiungerla perché la polizia mi ha preso di mira lanciandomi contro candelotti lacrimogeni.” Ha poi continuato, “Dei cecchini sono saliti sul tetto del cancello del complesso della moschea e hanno cominciato a sparare pallottole di gomma su donne, su uomini, su chiunque fosse a tiro.”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso l’azione delle forze di sicurezza, lodando la loro “giusta lotta”. Ha anche elogiato la “risolutezza che la polizia israeliana e le nostre forze di sicurezza stanno attualmente dimostrando”.

Dovere del mondo musulmano

Muhammad Hussein, il gran mufti di Gerusalemme, ha detto a Al Jazeera che la comunità internazionale deve intervenire per fermare l’aggressione israeliana.

“Quello che sta avvenendo è un crimine perpetrato dall’aggressore israeliano contro il diritto di pregare ed è un crimine contro il popolo di Gerusalemme. Ma la loro trama fallirà.” Ha detto Hussein. “Il dovere del mondo islamico è alzarsi in difesa della moschea di Al Aqsa.”

 L’incursione israeliana ha preceduto una marcia nazionalista di circa 30.000 israeliani tenuta lunedì più tardi, marciando attraverso Gerusalemme per sottolineare l’occupazione della parte orientale della città avvenuta in seguito alla guerra del 1967. 

La marcia ha alimentato le preoccupazioni su una violenza che potrebbe andare fuori controllo dopo settimane di tensioni ed arresti avvenuti durante il Ramadan a Gerusalemme Est. La rabbia è salita fra i palestinesi dopo che una corte israeliana ha decretato l’espulsione forzata di alcune famiglie dal quartiere di Sheikh Jarrah per darne le case a coloni israeliani. 

Mustafa Barghouti, leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, si trovava ad Al-Aqsa quando le forze israeliane hanno iniziato il raid.  Ha detto che i primi soccorritori sono stati attaccati e ripetutamente picchiati non appena cercavano di prestare aiuto ai feriti.

Il dottor Hazem Rwedy ha provato ad entrare ad Al-Aqsa per aiutare i feriti, ma I soldati israeliani gliel’hanno impedito. 

“In quanto medico, volevo dare aiuto dopo aver sentito drammatiche chiamate che mi dicevano esserci molti feriti impossibilitati ad uscire. Ho provato da tutte le porte, ma non mi hanno lasciato entrare,” ha detto Rweidy. 

Barghouti si è detto scioccato che dei fedeli siano stati presi di mira all’interno di uno dei luoghi di culto islamico più sacri. 

“Hanno attaccato la moschea mentre la gente era in preghiera,” ha detto incredulo a Al Jazeera.  “Questo è un comportamento razzista di un esercito israeliano che pratica la discriminazione e l’apartheid.”

Articolo di Ibrahim Husseini  pubblicato su www.aljazeera.com