Il giurista Ugo Mattei: con il green pass non siamo più cittadini-L’INTERVISTA

Ugo Mattei è professore di Diritto privato all’Università di Torino e di Diritto internazionale e comparato all’Università della California, avvocato cassazionista, è stato uno dei principali promotori dei referendum sui beni comuni del giugno 2011 ed è stato vicepresidente della Commissione Rodotà, oggi è candidato sindaco a Torino con Futura. Mattei è da sempre impegnato sul fronte dei diritti e della difesa dei beni comuni. 

Professore ad inizio di settembre è stato protagonista di una protesta presso il rettorato dell’Università di Torino contro l’imposizione del green pass che ha avuto ampia eco mediatica, cosa contesta di questo nuovo strumento che il governo presenta come fondamentale nel contrasto del Covid? 

Il green pass è frutto di una concezione di società ben diversa da quella presente nella nostra Costituzione, si tratta dell’imposizione di una relazione di tipo padronale ovvero di una logica per la quale il padrone detta le regole e il dipendente obbedisce in un terreno libero dai diritti e dal diritto, è la stessa logica dei giganti del web, siamo riusciti a far entrare la Costitituzione in fabbrica, ora la battaglia è per portarla nelle relazioni online. 

Si riferisce al rapporto tra l’utente e le piattaforme dei social network? 

Esattamente, si tratta di una logica del prendere o lasciare, prendiamo ad esempio piattaforme come Facebook, hanno le loro policies e le applicando in modo indipendente dal diritto, incuranti del ruolo di spazio pubblico che hanno acquisito, lo fanno perchè possono e questo è il contrario del diritto, ecco oggi questo sistema esce dal web ed entra nelle relazioni sociali, si tratta di un vero e proprio vulnus del patto sociale. 

Quali ritiene che siano le conseguenze di tutto ciò? 

Attraverso questa logica, che è la stessa del green pass appunto, si crea una minoranza di cittadini esclusa dalle relazioni sociali, dal lavoro, quindi dalla società, una minoranza di persone privata dei diritti fondamentali, abbiamo oggi una legalità condizionale, una libertà condizionale, si tratta di cittadini in libertà condizionale. 

Quali sono secondo lei i diritti colpiti dal sistema green pass? 

Non stiamo parlando di singoli diritti come lo possono essere il diritto al lavoro, alla mobilità, alla salute o allo studio, qui si tratta di una violazione che riguarda direttamente l’Articolo 3 della nostra Costituzione che sancisce l’uguaglianza dei cittadini, il principio di non discriminazione. Questo avviene con il fine di ottenere una riduzione del costo del controllo sociale, per ridurre il costo del controllo sociale si adotta appunto una logica aziendalistica e autoritaria che è appunto quella del padrone, se ci aggiungiamo la compenetrazione tra interessi dell’impresa privata e l’azione degli stati il quadro si fa molto inquietante.  

C’è però chi sostiene che queste siano le regole della democrazia, dove la maggioranza decide e gli altri si adeguano.

Abbiamo un grosso problema di analfabetismo democratico, un problema diffuso, conseguenza di un lavoro fatto ad arte per decenni per trasformare il cittadino in consumatore, la cittadinanza viene sostituita con l’idea del consumo, per questo non si riesce a comprendere nemmeno l’ABC della democrazia. La democrazia non è principio maggioritario ma è rispetto delle minoranze, l’essenza del costituzionalismo democratico occidentale è proprio questa, con il green pass chi non si riconosce in una certa visione viene di fatto escluso dalla società e dalla cittadinanza. 

Bisogna capire che il rapporto mezzo-fine fra green pass e lotta alla pandemia è raccontato in modo bugiardo, il sistema ci racconta, e per sistema intendo tutti i principali gruppi editoriali, il presidente Mattarella, Draghi ecc, che il green pass serva per risolvere la pandemia e infarciscono questa menzogna con altre come quella dell’obbligo morale di vaccinarsi, in realtà il rapporto mezzo-fine è invertito. La pandemia è il mezzo e il green pass è il fine, non è più il controllo sociale esercitato col diritto ma quello fatto con l’algoritmo, che è molto più conveniente del diritto, si tratta della privatizzazione del controllo sociale. 

É partita la raccolta firme per il referendum abrogativo del green pass ma sono già iniziate le polemiche, c’è chi lo ritiene controproducente

Si tratta di una grande sfida, ma credo che vada assolutamente accettata, io ho molta esperienza in ambito di referendum, li ho promossi e li ho vinti, e ricordiamoci che i referendum di maggiore successo sono stati proprio quelli sui diritti fondamentali, parliamo di situazioni in cui il potere tradisce il popolo e il popolo si riprende la propria sovranità. 

Questo referendum è uno straordinario strumento per cercare di ribaltare una situazione politicamente difficile e per questo è scesa in campo la propaganda, quella organizzata subdolamente dal potere e quella del fuoco amico. Sono anche stanco di parlarne, io mi sono messo al servizio e credo che in queste situazioni serva solidarietà, non prestarsi al boicottaggio di un’iniziativa di lotta così importante. Il referendum è un diritto dei cittadini ed è una battaglia persa in partenza solo se non la combatti. 

Come mai non si sente la voce dei costituzionalisti di fronte ad un abuso di questa entità? 

I costituzionalisti più importanti hanno tutti lo stesso problema, sono convinti di poter diventare presidenti della Repubblica o della Corte Costituzionale e quelli meno importanti vogliono anche loro fare carriera, se vuoi scrivere su Repubblica, sul Corriere, se vuoi organizzare festival coi finanziamenti bancari, se in generale vuoi ambire a ruoli importanti devi far parte del sistema ed è significativo che nell’appello sottoscritto da centinaia di accademici italiani contro il green pass siano stati solo 10 o 12 i giuristi che hanno firmato. Se sei stato tutta la vita abituato a godere dei privilegi di quel sistema ti fai convinto di essere un libero pensatore e interiorizzi le convinzioni del potere di cui sei un servo sciocco.

Come mai si è scelto il green pass come obbligo subdolo e non direttamente l’obbligo vaccinale? 

Perchè questo vaccino è una sperimentazione che finirà nel 2023 per la quale non è nemmeno prevista la vigilanza attiva, per cui noi non sappiamo quale sia l’impatto sulla salute pubblica e il Codice di Norimberga, nato dall’omonimo processo in cui si giudicarono anche i crimini dei medici nazisti, stabilisce quali siano le condizioni e i limiti della sperimentazione. Non è possibile imporre trattamenti sanitari obbligatori se non i quelle condizioni stabilite dalla Costituzione. Quindi l‘obbligo è possibile esclusivamente nella situazione in cui ci sia un chiaro vantaggio per il vaccinato e per la salute pubblica, questo non lo dico io, lo ha stabilito la Corte Costituzionale,  siccome questo vaccino non protegge dall’infezione il singolo e nemmeno la società e non si conoscono con certezza gli effetti collaterali l’obbligo non è sostenibile.

Cosa accadrà con lo stato d’emergenza, è vero che non è più prorogabile? 

L’attuale stato d’emergenza è basato sulla legge sulla protezione civile, una serie di giuristi ha già detto che il nostro sistema costituzionale non prevede uno stato d’emergenza, la legge sulla protezione civile dice che può essere di dodici mesi più altri dodici ma questo stato d’emergenza riguarda le procedura di spesa, i bandi gli appalti non altro. Nella nostra Costituzione non esiste, esiste solo lo Stato di guerra, si capisce quindi che il governo sta abusando di una leggge che è stata concepita per altre situazioni e con altri scopi. A questo punto se parliamo di una legge dobbiamo capire che il governo con un semplice decreto cambia la legge o ne fa una nuova e siamo punto a capo, si prolunga lo stesso stato d’emergenza.

Quindi non per forza l’efficacia del green pass cesserà con la fine dello stato d’emergenza? 

Il green pass è stato promulgato come legge a sé, lo stato d’emergenza viene nominato nella premessa ma il valore normativo della legge è assolutamente autonomo  quindi ce lo teniamo indipendentemente dallo stato d’emergenza a meno che la Corte Costituzionale non lo dichiari incostuzionale o che si vinca il referendum abrogativo.