Gogna mediatica e Daspo a chi prega contro il Genocidio

Oh si, quale imperdibile occasione, quale assist immancabile, per allestire una gogna mediatica, anzi un autodafé come si comanda!
Che poi Brahim Baya fosse stranoto urbis (Taurinensis) et orbis per la mitezza del carattere, l’amichevole giovialità, la dialogante simpatia espressa in mille e mille momenti e situazioni, in tanti anni di attivismo su quelle rive di Po, non conta un fico secco, AL ROGO! AL ROGO!

Questa proprio non doveva permettersela, pregare in una università occupata! Anzi, guidare la preghiera di suoi correligionari occupanti: abnorme, intollerabile, ci dev’essere pur un limite alla libertà religiosa! Insomma trasformare in moschea un’aula d’ateneo è qualcosa d’inaudito… un segno tra i segni della progressiva islamizzazione del nostro Paese che si crede ancora UNO, CATTOLICO APOSTOLICO ROMANO come Santa Romana Chiesa e morte agli infedeli!

Intanto ci stanno pensando i “fratelli maggiori” a sterminarne un po’ di questi agareni, non da oggi beninteso, da più di 70 anni, ma lo fanno a fin di bene, ché insomma tocca difendersi anche dai bambini, anzi proprio da questi e oltre 16 mila di loro non daranno mai più fastidio, ecco!

Ha parlato di queste cose Brahim, con la kefiah che porta da mesi per indossare anche fisicamente la solidarietà con quel popolo massacrato e offeso da decine di anni e ora di più, di più.

Si è schierato con coloro che stanno dimostrando al mondo intero che si può combattere e morire per non morire schiavi e vilipesi.

A due settimane da un’elezione europea, in una campagna menata contro gli alleati più che contro gli avversari politici, ecco gli strali violenti contro Brahim a parte di inqualificabili politicanti che non citerò per amor di decenza, stupidi, ignoranti, servi sciocchi di un sistema vieppiù indifendibile.

Ma citerò invece di Questore di Torino Vincenzo Ciarabino, che su pressioni politiche per lui insostenibili, di cui avrebbe volentieri fatto a meno, ha fulminato un DASPO contro Brahim Baya: non si preghi in ateneo.

Un altro pezzo di libertà che si sbriciola, ma forse una spinta alla consapevolezza di una comunità che a Torino conta oltre 40 mila musulmani e musulmane che DEVE imparare a difendersi.