Perché il teismo intellettuale prevale sul materialismo filosofico

Dalla paura dell’abisso Nietzsche alla paura della luce oggi. Perché il teismo intellettuale del XXI secolo sta avendo il vantaggio sul materialismo filosofico

Il nichilismo può essere definito come la “dottrina che si caratterizza per la totale negazione dei valori e dei significati elaborati dai diversi sistemi filosofici” (Treccani, Nichilismo). Comprendere il nichilismo oggi non può non passare per l’analisi di pensatori come Nietzsche che in Volontà di potenza riflette sul tema del nichilismo delineando l’ineluttabile realtà del nichilismo all’indomani di quello che viveva a cavallo fra il XIV ed il XX secolo con il declino del teismo.

In Volontà di potenza Nietzsche parla di almeno due possibili nichilismi, quello passivo ed attivo. Il primo è caratterizzato dal continuare a credere nei valori tradizionali nonostante il dubbio che può circondare la loro validità ed abbracciando in un certo senso l’oppio dei popoli Marxiano. Con il nichilismo attivo invece i valori tradizionali vengono rifiutati e l’individuo crea nuovi valori ad hoc. Per Nietzsche il processo di autodistruzione del nichilismo passivo che guarda dritto nell’abisso dell’insensatezza dell’esistenza in un’ottica a-valoriale è migliore di un attaccamento a valori percepiti come falsi. La rilevanza di ciò alla luce del XXI secolo è più che rilevante.

La ribalta del teismo, oggi in costante crescita, ha minato le previsioni dei filosofi del secolo scorso che aspettavano che le religioni esalassero il loro ultimo respiro. Il percorso è stato lungo e tortuoso ma in tutti i campi si osserva un graduale cambiamento di direzione. Nel campo scientifico si inizia a parlare sempre di teleologia sfiorando anche la teologia (Meyer, 2010); nel campo filosofico i dibattiti fra teisti idealisti e atei materialisti hanno visto una serie di scontri intellettuali tutt’altro che scontati che hanno portato all’attuale svantaggio intellettuale dell’ateismo militante (Flew, 2008); e anche uscendo dalle religioni classiche e monoteiste si osserva un desiderio di scopo e spiritualità che nei casi più timidi si traduce in pratiche di meditazione e mindfulness per colmare il vuoto lasciato dalla mancanza dell’aderenza ad una religione (Harris, 2014). In psicologia si è dimostrata la naturale tendenza dei bambini ad una forma di teismo monoteista personale primordiale come ha dimostrato, ad esempio, Justin Barret (Barret, 2012).

Lungi dalle semplificazioni, è questo cambio di direzione a contribuire, sicuramente assieme ad altri fattori, all’aumento sempre più diffuso della polarizzazione della società soprattutto in Occidente. La scienza materialista in difficoltà diviene scientista, la politica in difficoltà diviene utilitarista, nel mondo dell’attivismo militante concetti come l’ambientalismo ed il gender vengono definiti anche a livello istituzionale come “valori” abbracciando appieno la definizione di nichilismo passivo, sostituendo i valori tradizionali nella forma ma non nella sostanza e risultando di conseguenza in un bigottismo al contrario per chi non condivide le giustificazioni epistemiche di alcune posizioni in questi campi.

Identificare dove il nichilismo di Nietzsche abbia fallito è complesso ma uno spunto di riflessione per iniziare a trovare la risposta è da ritrovarsi in una grande fallacia delle ideologie contemporanee: quella di presupporre la conclusione e la propria validità (sempre in un’ottica di nichilismo attivo) a prescindere dalla realtà esteriore. La realtà esterna viene interpretata con un paio di occhiali ideologici, riprendendo il magistrale e provocante Žižek nel film-documentario Guida perversa all’ideologia che vede lo stesso filosofo identificare nell’ideologia la lente con la quale interpretiamo il mondo. Se da un lato infatti è vero che uno strumento per muoverci ed interpretare i fatti del mondo è necessario, dall’altro la direzione non deve essere quella di creare prima il famoso paio di occhiali e poi interpretare il mondo di conseguenza. Bisogna partire dal mondo e dalla realtà per trarre le conclusioni. Idee come quella di fluidità a livello societario o su altri livelli hanno portato ad una forma di miopia di massa rispetto ai fatti del mondo.

Ogni ideologia ed ogni posizione viene oggi considerata come punto di partenza mentre esse dovrebbero essere un punto di arrivo partendo dai pezzi del puzzle acquisiti dall’analisi del mondo e di sé. Dopo il periodo di svantaggio intellettuale del teismo, ad esempio, i teisti hanno adottato proprio questo approccio partendo dalla realtà per trarre conclusioni e giustificare solo dopo la propria posizione come valida epistemicamente. La tendenza del materialismo oggi e di tutte le sue derivazioni come quella scientista ed altre è proprio opposta ed esse presuppongono la loro presunta validità interpretando solo dopo il reale che comunque è visto come liquido ed inaffidabile.

Se è vero che la realtà esterna e quella interna sono complesse, è anche vero che la forza del teismo odierno è stata quella di (ri-)partire da principi primi e dagli assiomi. Vediamo dunque un forte interesse fra gli aderenti intellettuali a questa corrente verso la filosofia della scienza, l’epistemologia, e tutte quelle branche dello studio fondamentali su cui la stessa scienza naturale ad esempio ma anche quella politica e così via si basano.

La rilevanza di questi sforzi è di vitale importanza e fondamentale per capire il nostro posto nel cosmo. È ragionevole pensare infatti che una società che adotti il maggior numero di credenze veritiere possa vivere meglio, realizzare appieno il proprio potenziale e scopo. Questo non può che avvenire seguendo le evidenze ovunque esse portino e partendo dagli assiomi. Un primo passo oggi non può che essere proprio quello di superare sia la tesi che l’antitesi hegeliana che vedono il mondo esterno come totalmente compreso e chiaro o totalmente fluido e sottomesso alle nostre passioni ed illusioni. Con un approccio metodologico umile e sincero si può arrivare ad una sintesi hegeliana umile ma al contempo dignitosa che non abbia paura di capire che siamo limitati nella nostra capacità del mondo e di noi ma al contempo che abbiamo la capacità di carpire quelle verità che per noi sono fondamentali. Se Nietzsche un secolo fa raccomandava di non avere paura di guardare nell’abisso oggi è il momento di non avere paura di guardare la luce.

Riferimenti

Barret J. (2012), Born Believers: The Science of Children’s Religious Belief, Atria Books.

Flew A. (2008), There is a God: How the World’s Most Notorious Atheist Changed His Mind, Harperone.

Harris S. (2014), Waking Up: A Guide to Spirituality Without Religion, Simon & Schuster

Meyer S. (2010), Signature in the Cell: DNA and the Evidence for Intelligent Design, Harperone.

Žižek S. (2012), Guida perversa all’ideologia, P Guide Productions Zeitgeist Films.