Musulmana canadese ottiene l’esenzione dal vaccino per motivi religiosi

Nadia T. È una dipendente pubblica in Canada, una donna musulmana che ha ottenuto il riconoscimento all’obiezione di coscienza per motivi religiosi rispetto all’obbligo vaccinale.

Ci ha raccontato la sua vicenda che è stata possibile grazie alla sua determinazione e usando un istituto della Common Law (diritto anglossassone) conosciuto come Affidavit* 

Come in molti altri Paesi anche il Canada ha stabilito che i dipendenti pubblici debbano vaccinarsi (anche se lavorano in smart working), quest’atteggiamento del governo ha suscitato vive reazioni e molti hanno cercato soluzioni legali per mantenere il posto di lavoro e non essere costretti a farlo.

La storia che vi raccontiamo è quella di Nadia T. una musulmana italo-egiziana che vive in quel Paese del Nord America ed è una dipendente ministeriale. 

“Dallo scorso mese di ottobre -racconta Nadia- tutti i dipendenti pubblici canadesi devono essersi sottoposti alle “cosiddette” vaccinazioni antiCovid19, pena il licenziamento. 

La legge in vigore consente l’esenzione solo per tre ragioni: per d’intolleranza fisica dovuta a specifiche, certificate patologie, per ragioni inerenti la sfera dei diritti umani e per ragioni religiose.

Io sono anemica e ho chiesto al mio medico curante un certificato che documentasse la mia impossibilità di accettare l’inoculazione, sapete cosa mi ha risposto? :“Mi mancano tre anni alla pensione, voglio uscire senza aver suscitato polemiche”.

Mi sono rivolta alla mia Union (sindacato) che mi ha sconsigliato di intraprendere il percorso delle motivazioni religiose in quanto, a loro avviso, inconcludente. Allora ho cercato di ottenerla in forza delle norme che tutelano i diritti umani. Ho scritto una lettera al ministro competente, ricordandogli che nella Costituzione canadese c’è scritto “my body my choice” e che nessuno può essere obbligato ad assumere dei farmaci contro la sua volontà. La risposta che ho avuto è stata l’apoteosi dell’ipocrisia: mi hanno detto che nessuno mi obbligava ad assumere il vaccino ma che loro avevano il diritto a licenziarmi se non lo assumevo e avrei potuto cercarmi un altro lavoro. Questa è la maniera in cui la gente viene obbligata in maniera surrettizia a vaccinarsi.

Rimaneva l’opzione religiosa, quella che il mio sindacato diceva essere impossibile da recepire ma alla fine ho tentato anche quella, che sentivo fin dall’inizio, la più consona al mio modo di essere”

Ed è proprio il percorso dell’obiezione su base religiosa che è stato quello vincente. Nadia si è documentata quanto più possibile specie sul fatto ben noto, e ammesso dai produttori stessi, che i vaccini sono ricavati anche da cellule di feti abortiti (appositamente).

L’aborto è proibito nella mia religione se non per salvare la vita alla madre. Ho ritenuto che nulla di buono poteva venirmi da ciò che viene fabbricato a partire da qualcosa che contrasta tanto clamorosamente con la mia religione e con i miei principi morali e spirituali,

Ho stilato il testo di un affidavit nel quale esplicitavo che “le linee cellulari fetali utilizzate per produrre i cosidetti vaccini COVID-19 provengono da queste fonti:

-HEK-293: una linea cellulare renale che è stata isolata da un feto nel 1973 (origine sconosciuta, da un aborto spontaneo o da un aborto elettivo).  

-PEC.C6: una linea cellulare retinica che è stata isolata da un feto abortito nel 1984, 

-MRC-5: una linea cellulare diploide composta da fibroblasti, originariamente sviluppata dal tessuto polmonare di un feto maschio caucasico abortito di 14 settimane.

Ho precisato che  usare prodotti o farmaci che provengono da feti abortiti, è contro la mia etica, i miei valori e la mia religione (che non consente l’aborto altro che per situazioni specifiche e molto rare). In generale, i giuristi musulmani hanno sempre considerato il feto come l’origine preziosa della vita umana. L’utero è percepito come un fragile vaso che porta un’anima umana unica, e quindi merita protezione e trattamento attento. Poi mi sono rivolta ad un avvocato e ho approfondito con lui il testo dell’affidavit (vedi sotto cos’è questa procedura del diritto anglossassone). Lui non aveva nessun diritto di cercar di farmi cambiare idea, e non lo fece, doveva piuttosto accertarsi che fossi convinta di quello che facevo e verificare la correttezza delle fonti citate”

Infine il documento è stato presentato al ministero che ha convocato Nadia T. a presentarsi ad una commissione per esporre e difendere la sua tesi. 

Della commissione facevano parte: il direttore del ministero, il delegato dell’amministrazione, il direttore regionale, il responsabile del suo dipartimento

“Mi hanno chiesto: perchè questo vaccino è contro la tua religione mentre gli altri vaccini non lo erano, come fai ad essere certa che assumerlo sia un peccato per te ecc e mi hanno presentato un comunicato di una associazione di Imam del Canada che lo riteva lecito. Io mi sono difesa al meglio citando l’assoluta contrarietà islamica all’aborto e ad ogni preparato che utilizzasse parti di feti abortiti. Alla fine mi è stato comunicato che la mia richiesta è stata accettata e che dovrò fare un tampone PCR quando finirà il lavoro in smartworking. Gli ho detto ok, ne parleremo”

Nadia ha intrapreso anche altre due cause civili: una contro il sindacato che non l’ha sostenuta adeguatamente nella sua battaglia e l’ha vinta. La direzione si è dimessa e quella nuova è molto attenta e sollecita verso queste problematiche. 

Un’altra è quella contro il governo per lo stress psicofisico che le ha causato tutta la vicenda. 

Finora ci sono stati due pronunciamenti che hanno dato ragione all’esecutivo.

“Ne sto preparando un’altra perchè contrariamente a quanto sancisce la Costituzione noi siamo inibiti nei nostri movimenti. All’articolo 6 essa recita: “Ogni cittadino canadese ha il diritto di vivere in Canada, di recarvisi o di uscirne” invece le norme decretate dal Governo c’impediscono di godere pienamente di questi diritti.

* Negli ordinamenti di common law, l’istituto giuridico dell’affidavit è un atto o documento giurato, asseverato da un pubblico ufficiale preposto, avente valore di prova in tribunale.

Consiste nella dichiarazione scritta, resa volontariamente da un soggetto (detto affiant o deponent) riguardo a fatti giuridici di cui è a personale conoscenza per osservazione o esperienza diretta, confermata da giuramento (oath) o da affermazione solenne (entrambi legalmente vincolanti e con lo scopo di rafforzare la veridicità di quanto dichiarato), emessi innanzi a un’autorità giudiziaria o amministrativa specificamente deputata a riceverli e autenticarli. 

La sua peculiare caratteristica è l’avere efficacia probatoria durante i procedimenti giudiziari; vale cioè come testimonianza giurata dell’affiant/deponent.

Negli ordinamenti di civil law, funzione analoga a quella dell’affidavit è svolta dall’ “atto notorio/di notorietà, detto anche “dichiarazione/attestazione giurata” (per l’ordinamento italiano, vedi l’articolo 47 del D.P.R. 28 dicembre 2000 n. 445).