Napoleone, Hitler e ora la NATO, Putin forzato ad agire

Quello che è successo, sta succedendo in Ucraina, è un atto tragico della piece che va in scena dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il sistema russo che ne era il centro politico ha subito un severo ridimensionamento, nel senso che a fronte dei 22,5 milioni di kmq su cui s’estendeva il suo potere fino alla fine degli anni ’80, si ritrova oggi con “solo” poco meno di 18 milioni di kmq di territorio.

E, peggio ancora, tutti o quasi tutti gli Stati che ad est della “cortina di ferro” costitituivano la sua cintura di sicurezza sono passati nel campo avversario: oggi fanno parte della Nato la Repubblica Ceca, e la Slovacchia,  l’Ungheria, la Polonia, la Bulgaria, la Romania, la Slovenia e le ex repubbliche sovietiche come Estonia, Lituania e Lettonia. Insomma la Nato ha arruolato tutti i Paesi che hanno frontiera orientale con o verso la Russia, a parte la neutrale Finlandia, la fedele Bielorussia e… l’Ucraina appunto per la quale una OPA spudorata era già stata emessa dai cosidetti atlantici fin dalla sua indipendenza nel 1991.

Ci sarebbe da chiedersi cosa ci azzecca il “North Atlantic Treaty Organization” cioè l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord con la mitteleuropa ma è domanda oziosa, il Paese capofila del trattato lo usa da sempre come sua estensione strategica e militare.

In fondo la proposta russa era ragionevole: lasciamo che l’Ucraina rimanga neutrale, smilitarizzata e che la nostra gente (russa) non sia vessata da bande di nazionalisti nazistoidi e continuiamo a fare affari tra noi e con l’Occidente.

Niente, la logica del complesso militare-industriale che domina la politica estera USA e la volontà, neppure tanto celata, di tenere sotto scacco permanente l’Europa, non hanno permesso che si potesse essere ragionevoli.

Come non lo fu Napoleone che ci provò nel XIX secolo e l’Asse di Hitler e Mussolini nel secolo scorso. Ora siamo nel XXI secolo e ancora ci stanno provando. Nei primi due tentativi fu la profondità territoriale a vincere e fu il disastro per gli aggressori. 

I francesi e i loro alleati lasciarano 400 mila cadaveri nel ghiaccio dell’inverno russo, l’asse 200.000 tra morti e dispersi, i russi quasi tre milioni contando anche i prigionieri, ma vinsero.

Sembra che sia una costante dello scontro geopolitico tra ovest ed est e forse qualcosa di più per chi crede che sia Dio a guidare gli uomini e capisce il senso di un passo del Corano che recita: “Se Dio non respingesse gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinagoghe e moschee nei quali il Nome di Dio è spesso menzionato”.

Probabilmente Putin non aveva altre alternative se non quella di guerra lampo, mirata e contenuta, e l’instaurazione di una sorta di protettorato a Kiev, insomma fare manu militari quello che l’Occidente aveva fatto con i soldi appunto in Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Romania, Slovenia e le ex repubbliche sovietiche Estonia, Lituania e Lettonia.

In alternativa avrebbe avuto un migliaio di km di confine su cui la Nato si sarebbe premurata di installare tutto l’armamento possibile e magari un giorno scatenarlo perchè i russi avevano arrestato un manipolo di Femen blasfeme.

Non scherziamo, la pace è una cosa seria, e seriamente ci si può lavorare senza sparate propagandistiche e soprattutto senza far pagare agli altri le proprie, scriteriate scelte di politica estera.