All’Eurovision vince la propaganda di guerra NATO

Ha destato diverse polemiche sui social la vittoria all’ Eurovision di una semisconosciuta band ucraina di rappers la Kalushi Orchestra che ha vinto  con una canzone, Stefania, dedicata alla madre di uno dei cantanti. Piu che la canzone ha destato polemiche il video costruito con un collage di scene di guerra di non scontata attribuzione con  tanta propaganda dentro. Una vittoria politica dettata non certo dalla meritocrazia ma dalla geopolitica. Una vittoria della guerra piu che della pace.

Uno spettacolo analogo a quello dei Maneskin a Sanremo: ipnosi di massa e zero valori artistici. Il trash trionfa come metodo di coltivazione di automi eterodiretti.

La vicepresidente dell’Ucraina ha affermato che tutto il mondo canterà la melodia Stefania ignorando volutamente che 2/3 dell’umanità vedono questa guerra come un conflitto che non li riguarda affatto e/o non appoggiano affatto la Nato.Una prova ulteriore del carattere holliwoodiano di questo conflitto è che nonostante i morti siano veri e sempre piu numerosi, un governo in guerra si preoccupi oltremisura di comparire in una serata dedicata alle canzonette facendone uno strumento di soft power per incantare la media dell’opinione pubblica occidentale che ormai si nutre di trash.

Non a caso, perché  una parte del conflitto è  mediatizzato attraverso la visione di una sola parte della guerra, quella di Kiev, mentre c’è un’altra Ucraina quella orientale martoriata da 8 anni di guerra civile che è  invisibile ed irraggiungibile se non fosse per un paio di giornalisti free lance ed un manipolo di supporters storici che ci fanno vedere un popolo che si auto organizza per sopravvivere alla guerra che gli cade addosso per motivi unicamente etnici 

Quello che colpisce è la mancanza di odio e la rassegnazione con cui la gente subisce questa situazione con il rischio di morire ogni giorno.

Siamo molto lontani dai tam tam  patriottici dei governanti di Kiev. C’e molta dignità, non sono degli esaltati né dei guerrafondai.

Se Stefania fosse nata a Lugansk nessuno in Occidente avrebbe visto il suo dolore. Se Stefania fosse nata aDonetsk nessuno avrebbe visto la sua paura.  Eppure sono morti centinaia di  madri e di bambini nel Donbass ma il loro martirio non conta perché  non è  geopoliticamente interessante, come non lo è il martirio del popolo palestinese.

Come se alla fine si ripetesse un’altra guerra fredda in cui ogni popolo viene comunque assoggettato in qualche modo e nessuno è mai veramente libero tranne chi si ribella, come fecero i nostri partigiani e deporre le armi non fosse piu possibile. Sono pochi in occidente coloro che sentono il dolore di tutti e non sono solidali a corrente alternata. Personalmente cosi come ho appoggiato il popolo siriano, le primavere arabe, gli uiguri e i palestinesi, cosi appoggio questi ucraini dimenticati che hanno dovuto chiedere aiuto alla Russia per non essere definitivamente cancellati.

Essi non esistono per l’elite liberal cosmopolita. È stato detto addirittura che non è  mai esistita una guerra civile tra ucraini ma quintali di documenti scritti e video inclusi quelli di Amnesty International, centinaia di articoli della stampa mainstream tra il 2014 ed il 2021,  e le tombe con nomi e cognomi  dicono il contrario. Nonostante i russi si siano comportati in modo non esaltante in passato in questo caso sono stati l’unico mezzo di salvezza per questi cittadini.

Puntare alla soluzione jugoslava per l’area cosi come stanno facendo gli USA e come sta facendo il governo di Kiev è una sciagura, Zelensky vuole sottomettere con la forza un popolo che si rifiuta di cancellare la sua identità  linguistica e culturale e che non è nazionalista o razzista. Una pace durevole dovrà  tener conto degli interessi delle popolazioni del Donbass e della Crimea  nonostante gli strepiti di Zelenski e della Nato.

Del resto l’esperienza della politica liberticida che persiste da parte della Spagna in Catalogna è  un chiaro esempio che dimostra il disinteresse delle elites liberali per l’autodeterminazione dei popoli anche nel cuore dell Europa quando non corrispondono alla loro sete di dominio e non sono corruttibili. Siamo giunti ad avere deputati  regionali catalani in prigione come Oriol Junqueras ed in esilio come Carles Puidgemont per reati d’opinione dopo la dichiarazione d’indipendenza della Catalogna del 2019. Ed è di pochi giorni fa la notizia di un oppositore di Zelensky riparato in Spagna su cui pende un mandato di cattura internazionale per reati di opinione. Con che faccia poi questi stessi politici sostengono gli oppositori di destra russi come Navalny? Solo per interesse   

Emblematico che le due Repubbliche del Donbass siano riconosciute da Mosca e dal Nicaragua e da nessun paese che si autoproclama liberale mentre il governo di Kiev è riconosciuto da tutti nonostante sia frutto di un colpo di Stato con gli americani fin dentro la stanza dei bottoni in stile latino-americano.

C’e chi troverà  strano, disdicevole e fuori luogo sostenere un popolo appoggiato dal cattivissimo di turno e ancora dal piu cattivissimo presidente ceceno (piu cattivo degli americani in Iraq?) ma allora non avremmo dovuto sostenere i vietcong o i sandinisti a suo tempo e adesso gli uiguri abbandonati da tutti tranne che da  Washington. Ma il sangue è rosso per tutti ed il dolore non conosce confini geopolitici. Le madri piangono la perdita dei loro giovani figli per le ambizioni dei potenti  

Il dolore oggi è un fiume che parte dalla martoriata Palestina e raggiunge altri 150 luoghi del mondo i luoghi delle guerre dimenticate dove finiscono le nostre armi …è  la logica che deve cambiare.