É un peccato che un premio Nobel straparli sui vaccini

Un premio Nobel è un premio Nobel, non si discute. Per questo ci è dispiaciuto cosi tanto vedere il prof. Parisi, premio Nobel di quest’anno per la fisica, prestarsi in nome della scienza ad un siparietto pubblicitario girato per del Ministero della Salute onde promuovere la cosiddetta quarta dose.

In nome della scienza e con tanto di grafici disegnati sulla tovaglietta di carta di un’osteria, il professore dice di semplificare un problema complesso, ma quello che fa non è semplificare bensì sminuire e banalizzare.

Infatti mentre paesi come la Finlandia proclamano la fine della pandemia, mentre in Germania il governo riconosce un numero di effetti avversi importanti, i quali tra l’altro sono sotto gli occhi di tutti, specie di chi ne sta pagando le conseguenze, mentre in Danimarca il ministro della salute si scusa pubblicamente per aver autorizzato le vaccinazioni pediatriche, mentre risulta sempre più chiaro che dal punto di vista epidemiologico la campagna vaccinale a tappeto sia tutt’altro che una strategia felice, vedi ad esempio l’ultimo studio del NEJM che dimostra chiaramente come i vaccinati siano più contagiosi dei non vaccinati, mentre in Italia diversi giudici finalmente sollevano l’incostituzionalità dell’obbligo vaccinale per i lavoratori, in nome della scienza il professore Parisi ci dice che “non sappiamo se e quando potremmo essere contagiati”. Bella scienza questa!

Per non parlare del fatto che a suo dire la quarta vaccinazione “riporta la protezione contro il covid19 al livello più alto”. Vorrei chiedere in base a quale studio? Oramai lo sanno anche i muri che il vaccino in commercio “è bucato” dalle varianti attualmente in circolazione.

Il professore Parisi, sarà di certo un grande della Fisica, come pure le ovazioni tributategli dai suoi studenti presso l’università sono di certo la prova più sincera e palese del suo valore di uomo ed insegnante, ma purtroppo già in occasione delle sue posizioni di merito riguardo alla medicina omeopatica e alla agricoltura biodinamica avevamo avuto il sentore, ora confermato, di come egli sia purtroppo uno di quei “dinosauri da distruggere” di cui si parla nel film “La meglio gioventù”.

Non chiediamo a Parisi di essere un uomo che promuova un cambiamento di paradigma necessario nella scienza, certe cose non si possono chiedere, anche se sarebbe lecito aspettarselo da un premio Nobel, tali processi sono si inarrestabili ma spontanei.

Ci farebbe però piacere che almeno egli si rendesse conto che la scienza che egli difende, evidentemente per principio, non essendo lui medico, ha da tempo tradito se stessa ed egli si sta facendo portatore di notizie che contro ogni buona pratica scientifica non ha evidentemente affatto verificato, svelando cosi la sua sottile idolatria.