La conversione di Andrew Tate all’Islam infiamma i social


Andrew Tate a molti era noto per la sua carriera di kickboxer prima del suo recente successo come influencer e polemista social. Ora la sua conversione all’Islam ha portato la sua viralità ad un altissimo livello fra controversie e spunti di riflessione.

Tate è nato negli USA nel 1986 ed è figlio del campione di scacchi Emory Tate, una stella fra i giocatori di scacchi afro-americani.

Tate si appassiona al kickboxing ottenendo il titolo mondiale per ben due volte in due categorie di peso diverse. Egli ottiene anche il successo nel mondo del business tramite la sua attività imprenditoriale ed in particolare l’attività di coaching sul marketing grazie alla sua Hustler’s University, anch’essa non priva di controversie in merito all’apparente schema di Ponzi che la caratterizzerebbe secondo alcuni critici di Tate. 

Tate diviene poi una celebrità sui social apparendo in alcuni podcast ed iniziandone uno egli stesso in cui parla di mascolinità, criticando il femminismo, e presentando l’archetipo del high value man (l’uomo di alto valore) l’uomo con soldi, fisicamente prestante, dal carattere dominante e con tante donne al seguito.

Nell’occhio del ciclone

Da lì Tate viene preso nel mirino da molti critici che lo accusano di misoginia e mascolinità tossica, accuse da cui Tate si difende in modo articolato sorprendendo quelli che lo ritenevano un uomo tutto muscoli e niente cervello. La capacità dialettica di Tate si dimostra con tutta evidenza durante la recente intervista con il celebre giornalista inglese Piers Morgan.

L’intervista a Tate da parte d Morgan è serrata e ancora più controversa visto che essa avviene all’indomani del cancel online che subisce Tate da molte piattaforme social. Tate perde molte piattaforme ma non la fama. Molti reputano il ban da Instagram e Twitter come eccessivo e discriminatorio rispetto a simili contenuti che vengono diffusi, ad esempio, da femministe in chiave misandrica. 

Tate viene anche invitato da varie piattaforme ad esprimersi e continua a ottenere fama anche se indirettamente. Persino Piers Morgan all’indomani dell’intervista ammette di trovare ingiustificata la cancellazione online di Tate dopo averlo intervistato e ascoltato i suoi contenuti, non certo immuni da critica ma comunque nei limiti della libertà di espressione.

In uno dei  podcast che lo ha reso più celebre Tate loda l’islam definendolo come unica soluzione ai tentativi di eliminare la virilità e uno spazio sociale dignitoso per gli uomini. Tate loda anche quell’islam non apologetico che nel contesto del pensiero critico internazionale online ha ottenuto negli ultimi anni sempre più visibilità incalzando le altre ideologie e confutandole oltre che rifiutando l’acritica accettazione di vari dogmi e tendenze. “Se accetti tutto non ti batti per nulla”, così Tate loda l’Islam non apologetico denunciando i compromessi che altre comunità religiose hanno compiuto svendendo – sottolinea Tate – i propri valori.

La conversione all’Islam

Da Domenica 23 Ottobre inizia a circolare un video online con Tate che esegue la preghiera islamica durante una sua visita a Dubai. I social media sono in fiamme ed il video diviene virale con gli utenti che si chiedendo se sia un fake.

Arriva poi la conferma da uno dei profili ufficiali di Tate che sono sfuggite all’ondata di ban ed in cui egli stesso afferma:

“Ecco perché sono Musulmano. Qualsiasi Cristiano creda nel bene e capisca la vera battaglia contro il male non può che convertirsi.” Tate cita poi un versetto Coranico emblematico: “Dunque sii paziente, invero la promessa di Allah è verità” (Corano 30:60).

La risposta della comunità islamica

La risposta della comunità islamica è stata ambivalente. Da una parte vi è stato chi ha accolto felicemente la notizia augurando a Tate il meglio e ricordando che spiritualmente la conversione all’Islam cancella i peccati precedenti e che ora Tate ha l’opportunità di rifarsi. Altri hanno criticato Tate accusando la conversione di essere una mossa di marketing e ricordando il passato “peccaminoso” del neo-musulmano.

A prescindere dalle vere intenzioni del milionario, ad oggi Tate è musulmano e questa conversione che è stata preceduta da molti bassi e pochi ma significativi alti ha fatto capire a molti il bisogno degli uomini di essere tali e che la società occidentale secolare e materialista oggi sembra annegare in istanze di cancel culture e dogmi mirati ad annullare il potenziale maschile tacciandolo di una presunta ed ideologizzata tossicità.

Fra critiche e lodi l’analisi del fenomeno Andrew Tate non è da poco. Molti intanto si concentrano sull’augurargli il meglio all’inizio del suo viaggio spirituale islamico ed una redenzione degna dell’Islam sull’orma di personaggi come Malcolm X, Muhammad Ali, e più di recente Khabib Nurmagomedov.