Scandalo corruzione al parlamento UE: il momento di un rinnovato stato di diritto in Europa

Lo scandalo corruzione al parlamento UE ha spostato i riflettori sugli effetti della corruzione nelle società e sullo stato di diritto. Uno degli elementi più negativi della corruzione è che essa danneggia le istituzioni rendendo deboli i governi. La corruzione è anche una causa principale di ineguaglianza di fronte alla legge e di favoritismo nei confronti di alcuni potenti individui e gruppi a danno degli altri.

Le perquisizioni della polizia belga hanno portato a sequestrare centinaia di migliaia di euro in contanti e sono risultate in almeno quattro arresti di esponenti politici di alto livello appartenenti a vari gruppi progressisti come i socialdemocratici – inclusa la vicepresidente del parlamento Eva Kaili – ,  il segretario generale della confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini, e l’ex eurodeputato S&D made in Partito Democratico Pier Antonio Panzeri.

Il denaro sequestrato sarebbe solo parte dell’intero valore del sistema di lobbying che – secondo primissime ricostruzioni – sarebbe da inputare al Qatar che da parte sua ha negato ogni coinvolgimento. Se da un lato le indagini dovranno chiarire le responsabilità, dall’altro è già chiaro che mancano in Europa forti sistemi di trasparenza per evitare la corruzione e rendere più semplice indagare rischi potenziali di tali pratiche.

 

Rinnovare lo stato di diritto in Europa

Audit indipendenti, pubblicazione di informazioni finanziarie e protezione per informatori sono solo alcuni dei meccanismi che dovrebbero fare da protagonisti all’indomani dello scandalo presso l’UE. Questi sistemi dovrebbero garantire una dura lotta contro la corruzione non solo in politica ma anche in relazione alla commistione fra settore privato e politica così come nel mondo dell’informazione e del giornalismo.

Il costo della corruzione infatti è alto non solo a livello politico ma anche sociale ed economico. Secondo le limitate informazioni emerse fino ad ora sullo scandalo presso il parlamento europeo, ad esempio, gli arrestati avrebbero accettato mazzette per supportare e contrastare alcune proposte di legge e iniziative parlamentari.

È chiaro dunque come nel caso di politiche economiche, ad esempio, la corruzione porti a danni alla crescita, a dissuadere gli investitori, e rendere non equo il contesto in cui operano le aziende che si trovano svantaggiate.

Nel mondo globalizzato di oggi la corruzione filtra con maggiore facilità dai confini e a quella interna si aggiunge quella promossa dai paesi terzi. Per affrontare queste sfide è  necessaria una delicata cooperazione internazionale e la sinergia con istituzioni internazionali come l’ONU e altre.

Per combattere la corruzione in breve servono istituzioni forti e intenzionate a promuovere processi trasparenti. La speranza è che il caso di corruzione al parlamento UE porti a misure di contrasto alla corruzione più generali in linea con l’idea di stato di diritto in Europa, ben diverso da quello USA in cui i finanziamento privati ai politici sono considerati la norma e che si traduce quotidianamente in pratiche di corruzioni normalizzate sotto l’etichetta di “lobbying”.

 

Il caso dell’AIPAC in Europa

In Europa questo è ancora lontano fortunatamente ma le cose iniziano lentamente a mutare. Di recente, ad esempio, l’AIPAC che è una delle istituzioni lobbistiche più potenti negli USA e che rappresenta gli interessi del governo israeliano, ha creato un branch in Europa sotto il nome di ELNET.

Le attività di ELNET sono dubbie con finanziamenti da fondazioni fittizie, business club esclusivi e privati, viaggi privati in Israele organizzati per politici europei di alto livello, ed in generale il coinvolgimento delle più alte cariche politiche israeliane che operano attraverso quella che dovrebbero essere una ONG agendo de facto come estensione del governo israeliano all’interno della stessa politica di “lobbying” di AIPAC .

La speranza è che il recente caso UE porti dunque a misure di trasparenza su tutto lo spettro per garantire una politica in Europa che sia sana e che rappresenti al meglio i cittadini europei ed i loro interessi.