Giorgia Meloni e la libertà religiosa degli altri

A pochi giorni dalla notizia sulla proposta di legge anti-moschee da parte della maggioranza, il Premier Giorgia Meloni interviene sui cristiani perseguitati nel mondo e dimentica quelli perseguitati in Israele.

La libertà religiosa è un diritto naturale e precede ogni formulazione giuridica, perché è scritto nel cuore dell’uomo. È un diritto proclamato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ma, purtroppo, viene ancora oggi calpestato in troppe Nazioni del mondo e, troppo spesso, nella quasi totale indifferenza. Accade così che tantissimi uomini, donne e bambini, non solo debbano subire il dolore di vedersi negato il diritto di professare la propria fede, ma anche l’umiliazione dell’oblio. E questo è doppiamente inaccettabile perché tacere sulla negazione della libertà religiosa equivale a esserne complici. Noi non intendiamo farlo”. Si apre così l’intervento del Premier Giorgia Meloni in occasione della presentazione della XVI edizione del Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo realizzato dalla Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Difficile non essere d’accordo al 100% con queste parole soprattutto per chi ha a cuore i diritti fondamentali del costituzionalismo moderno e la preziosa libertà religiosa (art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). Ma altrettanto difficile è non avvertire una forte contraddizione, perché queste parole sono state pronunciate da un Primo Ministro il cui partito ha presentato una proposta di legge che mira a limitare il diritto di culto dei musulmani in Italia

Ci ritroviamo quindi nel paradosso di un Governo italiano che si preoccupa della libertà religiosa all’estero ma non si occupa di garantire quella dei cittadini italiani, un governo che quindi per ragioni di politica estera stanzia “10 milioni di euro per finanziare interventi a favore delle minoranze cristiane perseguitate, dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Pakistan” mentre la stampa internazionale discute della proposta di legge anti-moschee in Italia.

Infine, ma non di minore rilevanza, stride il fatto che il Premier abbia trovato il modo di parlare di paesi a maggioranza musulmana come la Nigeria e il Pakistan ma non abbia citato la notizia fresca sul tema. ovvero l’ennesima aggressione ad una chiesa cattolica in Israele da parte di ebrei ultra-ortodossi. Anche questo sembra essere un cortocircuito tra politica estera ed interna, tra alti principi e basse contraddizioni.