In Albania vince ancora Edi Rama ma per l’OSCE le ombre sono molte

All’incirca l’83% delle popolazione ha dichiarato di voler lasciare l’Albania a causa della situazione economica, della mancanza di lavoro, della corruzione, del nepotismo e la mancanza di opportunità eppure, nelle elezioni tenutesi domenica 25 aprile, il 48% di loro hanno affidato un terzo mandato, cioè una prospettiva di altri quattro anni di governi ad un partito che per otto anni ha fallito l’intento di dare alla gente tutto quel che manca.

Fatos Lubonja, un opinionista dell’opposizione spiega questa situazione con il fatto che “anche se tutti manipolano le elezioni, questa volta sono state manipolate già da prima, cioè, il voto e stato comprato prima e durante la campagna elettorale”.

“Follie” c’è ne sono state di sicuro, una di queste è la candidatura (rifiutata in varie occasioni dall’ambasciatrice Yuri Kim)  (cioè l’ambasciatrice USA rifiuta pubblicamente un candidato?) di Tom Doshi, un politico a cui è stato vietato l’ingresso negli Stati Uniti. Doshi che dirige un partito senza programma è riuscito a ottenere più voti di una formazione composta da giovani molto preparati e con un solido programma che avevano presentato tre candidati indipendenti di grande prestigio e con solidi piani per la loro comunità.

Lo conferma anche l’OSCE in uno sconvolgente rapporto preliminare presentato dagli osservatori della missione internazionale. Il rapporto ha preso in esame alcuni punti critici che un processo elettorale richiede per essere considerato libero ed equo. Viene evidenziata la compravendita dei voti, la vicenda dell’assassinio di Pjerin Xhuvani, medico e direttore dell’ospedale psichiatrico di Elbasan, l’atteggiamento opaco dei media e la corruzione dei giornalisti e persino uno spregiudicato uso delle risorse statali per la campagna dei partiti.
“Circa 30 casi di voti comprati sono stati oggetto di indagine”, dice rapporto. “Gli osservatori della missione hanno addirittura assistito ad un caso di distribuzione di denaro agli elettori al di fuori di un seggio elettorale”.

Il Partito Democratico ha formato un gruppo chiamato “Struttura per la protezione del voto” affermando che questo era composto da ex agenti di polizia, a cui è stato chiesto di verificare le informazioni sull’acquisto del voto; significativo che Arbër Paplekaj, la persona arrestata dalla polizia di Elbasan insieme ad  altre dieci in merito all’uccisione di Xhuvani sia proprio un ex poliziotto. 

I ministri hanno continuato il loro impegno ufficiale durante la campagna. Sono apparsi regolarmente durante le “visite di ispezione” in luoghi chiave, come i centri di vaccinazione, indossando maschere o magliette con il numero della scheda elettorale.

Il Primo Ministro ha anche inaugurato diversi progetti infrastrutturali durante la campagna elettorale. Queste performances hanno dato alla sua parte politica un vantaggio significativo, rafforzato anche dal controllo dell’amministrazione locale da parte del Partito.
I dipendenti pubblici sono aumentati notevolmente con l’avvicinarsi delle elezioni, in periodo durante il quale e vietato assumere da parte dell’amministrazione.
Dall’altra parte, durante la campagna è stato reso pubblico un database contenente informazioni personali e recapiti di circa 900 mila cittadini albanesi, evidenziando anche le loro preferenze politiche. I partiti di opposizione, il presidente e molti altri media hanno chiesto un’indagine da parte della SPAK (Struttura anticorruzione) sull’uso improprio dei dati personali dei cittadini,  anche alcuni  esponenti della Missione OSCE hanno condiviso questo parere e hanno sostenuto che sono stati effettuati tentativi di influenzare il voto con offerte di varia natura.

Per quanto riguarda i media, l’indipendenza editoriale è stata influenzata negativamente dagli interessi dei proprietari, incoraggiando l’autocensura degli addetti all’informazione.
Lo spazio televisivo è stato monopolizzato dai partiti maggiori  lasciando briciole alle formazioni minori e ai candidati indipendenti. 

Le emittenti non avevano materiale approfondito su tutti i candidati.e hanno ovviato con materiale di partito preconfezionato limitando così la capacità degli elettori a fare scelte ben informate, inoltre non sono stati organizzati dibattiti televisivi tra i leader politici, sostituendoli conversazioni senza contradditorio.
Nonostante ci siano nel Paese molti media, il mercato pubblicitario è concentrato nelle mani di poche agenzie commerciali. I media spesso fungono da piattaforme di lobbying per i proprietari, che dettano la linea editoriale.

Alcune voci della missione OCSE hanno affermato che, in assenza di autoregolamentazione e in condizioni difficili di lavoro, i giornalisti diventano vulnerabili alla corruzione. Secondo il rapporto in questione le 72 televisioni del paese sono la principale fonte di informazione politica. 

La copertura della campagna elettorale è stabilita dal codice elettorale. Uno spazio gratuito in tv garantisce una visibilità minima per tutti i candidati, ma solo un media cartaceo e online e 10 emittenti televisive e radiofoniche private su 100 hanno applicato la legge pubblicando un listino prezzi per gli annunci della campagna.

Alcune denunce indicano che c’erano alcuni annunci a pagamento all’interno degli spazi d’informazione e oltre i tempi previsti dalla legge. I media tradizionali hanno difettato di un’analisi approfondita e il loro ruolo è stato limitato alle opinioni prive di discussioni sostanziali sui programmi elettorali. 

Alcuni canali televisivi hanno mostrato le foto dei candidati durante la trasmissione di vari programmi o film, mentre un canale in particolare le ha trasmesse durante l’edizione del telegiornale, in violazione della legge. 

I partiti principali, il PD e il PS hanno dominato la trasmissione di notizie politiche in tutti i media monitorati, mentre il PS (partito al potere) ha raggiunto il 35% dello spazio e il PD il 32%. Il PS è stato coperto con toni più positivi rispetto al PD. Nel 9% delle edizioni informative e dei programmi monitorati, Edi Rama, è stato segnalato in qualità di Primo Ministro.

I risultati delle elezioni parlano di un Partito Socialista che con 74 seggi conquista un terzo mandato consecutivo. 

Una nuova legislatura, che si avvia dopo tre decenni di democrazia registrando la sconfitta del Partito Democratico e la debacle del  Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI). 

Il risultato del 25 aprile mette sotto accusa anche l’opposizione, e soprattutto il PD, per la sua incapacità di mettere in difficoltà la maggioranza nei suoi punti più deboli e la sua incapacità di costruire nella maggioranza degli albanesi la speranza in un cambiamento.