Re Carlo III e la sua ammirazione verso l’Islam

L’8 settembre la Regina d’Inghilterra, Elisabetta II, ha terminato il suo lungo viaggio in questo mondo terreno e le auguriamo di trovare misericordia presso Dio. Siamo dunque oramai usciti dall’era elisabettiana (che non va naturalmente confusa con quella di Elisabetta I, della dinastia Tudor) per entrare nella New Caroline era o nella New Carolean era per riportare quelle che, al momento, sono solo due “ipotesi nominali”. Si deve, difatti, ancora trovare una formula per definire sinteticamente il periodo di reggenza di Carlo III.

Fino a qui non ho certo l’ambizione di dire qualcosa di nuovo, chiunque segua un minimo le vicende del mondo sa benissimo di cosa stiamo parlando.

Molto meno nota, in Italia, è la considerazione che, storicamente, Carlo III ha sempre avuto e, in più di una circostanza pubblicamente espresso, per l’Islam.

In Inghilterra, al contrario, questa questione viene, da tempo, ampiamente dibattuta e naturalmente i pareri sono (com’è giusto accada nella “patria del liberalismo”) vari ed articolati.

Viene considerata, ad esempio, con disappunto dalla giornalista Melanie Phillips che, per fare appena un esempio, nel suo celebre testo Londonistan: How Britain Is Creating a Terror State Within stigmatizza la solidarietà che l’allora Principe Carlo tributava ai vessati palestinesi.

Per fortuna non la pensano tutti come la Phillips.

Consideriamo dunque un importante contributo, prodotto il giorno successivo al decesso di Elisabetta II: il breve video King Charles III’s attraction towards Islam, realizzato da Paul Williams, amministratore del canale You Tube Blogging Theology.

Il video dura poco più di dodici minuti e in due giorni ha avuto quasi 230.000 visualizzazioni. Invito chiunque capisca l’inglese a vederlo integralmente anche perché, cliccando sul tasto delle impostazioni, si possono richiedere i sottotitoli, da traduzione automatica, in italiano.

Paul Williams cita un discorso — Islam and the West — tenuto dall’allora Principe del Galles all’Oxford Center for Islamic Studies di cui era patrono:

«È strano, per molti versi, che le incomprensioni tra l’Islam e l’Occidente permangano perché ciò che unisce i nostri due mondi è molto più potente di quanto li divida. Musulmani, cristiani ed ebrei sono “popoli del libro” [qui utilizza un’espressione coranica]. Islam e Cristianesimo condividono una visione monoteistica. Dunque la fede in un solo Dio e nella transitorietà della nostra vita terrena, nella responsabilità delle proprie azioni (che verranno vagliate nel giorno del giudizio) e nella certezza di una vita ultraterrena. Condividono, inoltre, alcuni valori-chiave, ad esempio il rispetto per la conoscenza, la giustizia, la compassione verso i poveri e i bisognosi e per la famiglia (“onora il padre e la madre” è un altro precetto coranico). 

Se c’è un grande malinteso, in Occidente, riguardo la natura dell’Islam, c’è anche una grande ignoranza riguardo il debito che la nostra cultura e civiltà hanno nei confronti del mondo islamico. 

È un fallimento che deriva, credo, dalla “camicia di forza della storia” che abbiamo ereditato.

Il mondo islamico medievale — dall’Asia centrale alle rive dell’Atlantico — ha visto fiorire studiosi e uomini di grande cultura e conoscenza ma, in virtù della tendenza a vedere l’Islam come nemico dell’Occidente e come una civiltà a noi aliena, abbiamo ignorato o addirittura cancellato la rilevanza che ha avuto per la nostra storia. Abbiamo, ad esempio, sottovalutato l’importanza di ottocento anni di società e cultura islamica in Spagna, tra l’ottavo ed il quindicesimo secolo.

Il contributo della Spagna musulmana alla preservazione della cultura classica durante i “secoli bui” (caratterizzati da un declino intellettuale e culturale dell’Occidente) ed alla fioritura del Rinascimento è stato, da tempo, riconosciuto ma la Spagna musulmana ha rappresentato di più di una semplice dispensa dove la conoscenza ellenistica veniva conservata per poi essere “consumata” dall’emergente potenza occidentale. La Spagna musulmana non ha solo preservato il contenuto intellettuale dell’antica civiltà greca e romana, ha anche interpretato ed ampliato il cuore di quelle stesse civiltà, dando un contributo vitale in molteplici ambiti. Nella scienza ovvero nell’astronomia, nella matematica (algebra è una parola araba), nel diritto, nelle scienze storiche, nella medicina, farmacologia, ottica, agricoltura, architettura, teologia e musica. L’Islam ha nutrito e preservato la ricerca di conoscenza. Per usare le parole della tradizione: l’inchiostro dello studioso è più sacro del sangue del martire!

Cordova, nel decimo secolo, era di gran lunga la città più civile d’Europa! Sappiamo dell’esistenza di biblioteche pubbliche nella Spagna di allora e i quattrocentomila volumi della biblioteca di Cordova erano più di quelli di tutte le altre biblioteche d’Europa messe insieme.

Questo è stato possibile perché il mondo islamico ha appreso, dalla Cina, a produrre la carta quattrocento anni prima del resto dell’Europa non musulmana.

Molti elementi di cui l’Europa è orgogliosa derivano dalla Spagna musulmana. Ad esempio la diplomazia, il libero scambio, la libera circolazione di merci e persone, la ricerca accademica, l’antropologia culturale, l’etica, la moda, la medicina alternativa, lo sviluppo di ospedali. Tutto questo proveniva, in buona parte, da quella che allora era la più grande città d’Europa [Cordova].

L’Islam medievale era una religione di straordinaria tolleranza per l’epoca, riconoscendo a cristiani ed ebrei il diritto di mantenersi aderenti alle proprie tradizioni, offrendo un modello di convivenza che, purtroppo, non è stato seguito, per diversi dei secoli successivi, in Occidente.

L’Islam è stato dunque parte integrante dell’Europa per lungo tempo, prima in Spagna, poi nei Balcani e, nella misura in cui ha contribuito enormemente allo sviluppo della civiltà che noi pensiamo, sbagliando, sia solo occidentale, fa parte del nostro passato e del nostro presente in tutti gli ambiti delle attività umane.

L’Islam può insegnarci, oggi, un modo di comprendere e di vivere il mondo che, nel momento in cui è stato rifiutato dalla civiltà cristiana, l’ha resa senz’altro più povera.

Penso che al cuore dell’Islam vi sia la preservazione di una visione integrale dell’universo.

L’Islam rifiuta di separare l’uomo e la natura, la religione e la scienza, la mente e la materia ed ha conservato una visione metafisica ed integrata di noi stessi e del mondo che ci circonda».

Questa è solo una frazione del discorso di Carlo III tenuto, il 27 ottobre 1993, presso l’Oxford Center for Islamic Studies.

Paul Williams conclude il suo breve ma intenso video con parole che mi sento di condividere e di cui, credo, dovremmo fare tesoro:

«Non sto affermando qui che Carlo III sia un “musulmano nascosto” [o cripto-musulmano] ma ha chiaramente una buona conoscenza del pensiero islamico e della sua metafisica. Questo non ha eguali nella storia della monarchia britannica. Inoltre, non sto suggerendo che i musulmani, in quanto tali, debbano sostenere il nuovo re. La mia intenzione, con questo video, è di esporre quale sia la sua considerazione dell’Islam affinché i musulmani del Regno Unito possano valutare come sviluppare un dialogo fruttuoso con Carlo III, inshaAllah».

Inutile, a questo punto, aggiungere altro, credo questa dissertazione di Paul Williams vada assimilata e valorizzata nel corso della New Caroline era o New Carolean era.

Avremo modo di tornare, più diffusamente, sull’argomento; preghiamo affinché i passi del nuovo re del Regno Unito vengano costantemente illuminati dal Monarca Supremo!