La tecnologia avanza di fronte alla vita, quale limite etico?

Se mai avete visto una coltivazione idroponica fatelo, avrete cosi in un colpo d’occhio una idea abbastanza chiara di dove ci sta portando lo sviluppo tecnologico.
È di pochi giorni fa la notizia che la Commissione Europea ha stanziato 3 milioni di euro per lo sviluppo dell’utero artificiale entro 5 anni. Ci sarà la possibilità, teorica per il momento, di far sopravvivere feti di prematurità sempre maggiore e forse chissà, anche permettere l’impianto di embrioni e il loro sviluppo senza più il bisogno di un utero materno. 
A prescindere da tutte le considerazioni partigiane tra favorevoli e contrari, a mio avviso la considerazione fondamentale riguarda il limite, cioè fino a che punto è giusto spingersi?
Le questioni che riguardano il limite hanno a che fare con la vita di tutti, hanno a che fare con la vita pratica e saranno per forza sempre più presenti nelle nostre vite.  Ci deve essere un limite oppure no?
Se si, chi è giusto che abbia autorità di stabilirlo? Un padre di fronte alla figlia malata che dice: “Non so se sia più barbaro attaccarla alla macchina o staccare la spina” si trova davanti alla questione del limite.
Un uomo malato che di fronte alla moglie non ha il coraggio di affermare che non vuole subire l’ennesimo intervento di neurochirurgia si trova anch’esso di fronte alla questione del limite. Questa è la vita pratica. 
La UE sovvenzionando questo tipo di ricerca ha dato una chiara indicazione dell’indirizzo che vuole dare alla nostra società. Non si può fermare il progresso tecnologico. La politica è incapace di giocare con un minimo d’anticipo su questioni incombenti che, come in questo caso, essa stessa promuove. Nel nostro tempo dove nessuna questione è più etica ma solo di diritto, al giudice non resta che prendere atto di ciò che accade.
I medici di fronte alle questioni sempre più strazianti, uniche, nuove e tutto sommato incomprensibili che inevitabilmente si presenteranno dovranno trovare rifugio in decisioni condivise il più possibile, con strumenti come comitati etici e simili. 
In questo contesto il testamento biologico è uno strumento sempre più necessario e ancora troppo poco frequentato. Non ci sono soluzioni, ma di sicuro chi può rifletta ora sul problema del limite, a proposito di fino dove è disposto e spingersi, lo dobbiamo a noi stessi ma anche ai nostri cari.
In questo modo infatti li libereremo da situazioni dolorose ed impossibili da risolvere. Se vi sembra che stia dicendo “si salvi chi può” beh vi sbagliate, lo sto gridando.

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