La medicina olistica? Per molti è solo una posa poi si fanno imbottire di farmaci. Ma è la nostra vita che ci fa ammalare

Avete mai notato che di medicina olistica se ne interessa solo chi è in salute? Se ne interessa chi pratica lo yoga o il taichi, per non parlare della metamedicina, delle costellazioni familiari e di tutte quelle intuizioni estremamente interessanti a cui la cultura moderna ci dà la possibilità di avvicinarci. “Dottore sento un dolore al quarto chakra!!!!”
Tutto questo però quando ci si ammala diventa improvvisamente lettera morta, si passa dalle patate sotto i piedi per far scendere la febbre alla chemioterapia in un batter d’occhio. È comprensibile, ma tradisce le scarse radici di certe idee malferme, più vicine a una posizione estetica che al frutto di una consapevolezza nata dalla riflessione su se stessi e sull’idea di salute.
Secondo uno studio appena pubblicato su “The Lancet Global Health”, la recessione economica che c’è stata in Brasile tra il 2014 ed il 2016 è stata associata ad un aumento della mortalità della popolazione adulta. In particolare si registra che un aumento della disoccupazione dell’1% si associa ad un aumento della mortalità dello 0,5% nella popolazione adulta.
Tale correlazione, che è risultata inesistente per donne, bambini e pensionati, forse perché soffrono diversamente il problema della disoccupazione, si attenua fino a scomparire nelle zone con un migliore welfare.
Quest’ultima osservazione conferma e spiega come mai la correlazione non esista nei cosiddetti “high-income countries”. Tra tutte le cause di mortalità, il cancro e le malattie cardiovascolari sono in cima alla lista.
Quando uno studio correla un qualsiasi dato con la mortalità, per quanto si possa essere critici, il dato non lo si può ignorare. Per capirci, è come quando si sente che in seguito ad evento naturale ci sono stati un certo numero di morti; questo dato ci dà una misura della gravità dell’evento anche se non ci dice quanti feriti più o meno gravi, quanti danni alle cose ecc ecc.
In sintesi l’evidente correlazione tra salute individuale, misure governative di supporto sociale e malattie cardiovascolari e cancro, ci dice che ci si ammala di più in condizioni sociali difficili.
Allora mi chiedo perché, se è cosi evidente a tutti, dal buon senso comune alla scienza di Lancet, che le condizioni economico-sociali incidano in modo cosi importante sulla salute individuale, si fa cosi fatica, a maturale una visione olistica profonda, vera, radicata, nella gente comune cosi come nella testa degli scienziati.
Perché dunque continuare a ricercare, ad esempio, le cause del cancro solo in recessi sempre più piccoli, complicati, tortuosi?
Un giorno passeggiavo con il mio maestro di medicina in un paesino del sud, notammo molte persone con problemi di deambulazione,  verosimilmente di natura neurologica. 
Lui disse: “Qui deve essere duro vivere”. Non aveva avuto bisogno di nessuna curva di correlazione tra mortalità e disoccupazione per vedere in un colpo d’occhio i morti e feriti. Non pratica lo yoga né il taichi eppure lui si è un medico olistico vero, che sa vedere l’uomo nel suo contesto sociale.

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