La donna musulmana non esiste

Sono giorni che ci penso. Da mesi o forse da anni ormai mi batto per il rispetto dei diritti delle donne musulmane soprattutto all’interno della nostra comunità non solo sui social, ma in moschea, nelle assemblee, nei convegni ricevendo spesso moltissime critiche. Spesso però trovo solo gente che sui social dice “wow bellissime parole”, ”bravissimo fratello”, ma quando c’è da passare dalle parole ai fatti nessuno si vuole sporcare le mani.

Perché questo titolo qualcuno si chiederà; qualche giorno fa, per l’effetto zuppa senza fondo ero su Facebook che guardavo una pagina di un centro islamico, ad un certo punto iniziano ad apparire miriadi di pagine di centri islamici e così nel procrastinare i miei studi mi metto a guardare queste pagine. Nulla di speciale sinceramente, ma tutte hanno in comune una cosa, non ci sono foto di donne, zero. Anzi no, le donne appaiono se abbiamo l’iftar aperto alla cittadinanza, la visita del sindaco o parroco locale, ma se l’attività è prettamente tra “noi” le donne non ci sono.

Così ho iniziato a rifletterci su, mi sono chiesto come mai abbiamo ragazze che viaggiano il mondo velate e non, che fanno carriera come dottoresse, avvocatesse, consigliere, imprenditrici, ma nessuna in moschea, come mai non abbiamo una donna che sia in moschea ad insegnare nella sala di preghiera, ma soprattutto come mai non ci sono donne in moschea?

Abbiamo ragazze e donne con competenze altissime da far gola a molte  associazioni, ma nella direzione delle varie comunità islamiche non troverete mai una donna, è una rarità alla pari di trovare la pentola d’oro ai piedi dell’arcobaleno.

Alcune direzioni includono donne si, ma spesso non ufficialmente e se c’è da fare una riunione, bisogna fare attenzione che nessuno ti veda, come a dire “oh mi raccomando che qua a star con le donne si fanno grandi peccati”, però se bisogna andare ad una riunione con gli amministratori allora bene venga stare con le donne e quando chiedo perché facciamo di un peso due misure, mi rispondono: è una necessità”. 

Spesso ci riempiamo la bocca di pillole della vita del Profeta (pbsl), di come si comportava e come viveva. Spesso pochi ricordano di quando il Profeta (pbsl) insegnava alle donne e di quando Umm Salama interruppe il profeta per chiedere come mai non si parlava mai delle donne nel Corano e arrivò immediatamente una rivelazione nella quale Allah pone sullo stesso livello l’uomo e la donna.

Però noi musulmani ci chiediamo come mai veniamo criticati su ciò che riguarda le donne? Che domanda stupida ci facciamo, al di là del concetto culturale, questa  estromissione  della donna forse poteva ancora comprendersi 20 anni fa, 30 anni fa, quando chi viveva l’Islam in Italia era ancora annebbiato da concetti culturali errati sulla donna che nulla hanno a che vedere con la religione.

Il problema maggiore però lo si riscontra con chi ha spesso ha figlie, che manda in giro per ogni faccenda e poi ti dice “eh ragazzo la donna è meglio che stia a casa” poveri ignoranti, se solo sapessero. Ma pazienza, forse un giorno cambieranno, si spera perché come dicono, la speranza è l’ultima a morire.

Un giorno seguendo un programma di Islam Channel canale dei musulmani UK, dove ogni settimana viene presentata una moschea inglese, mi imbatto in una delle più belle moschee britanniche mai viste, ben organizzata, ordinata, pulita e soprattutto molto molto attiva. guarda caso il dirigente di quella comunità, il direttore esecutivo di quel centro islamico era una donna e quando il reporter gira in moschea a chiedere come si trovassero, tutti (non penso sia solo di fronte alle telecamere) erano contenti e anche fieri di aver abbattuto quel muro triste che vorrebbe ridurre spesso le donne a semplici “sfornartici” di futuri musulmani.

Ora un certo punto di vista culturale lo conosco bene,  per cui si dice che la donna è meglio che se ne stia a casa (a sfornare pane e figli), ma quella mentalità non ha nulla a che fare con l’Islam ed oggi a noi non serve più.  Soprattutto è una mentalità nociva perché di fronte alle telecamere e sui social siamo tutti per i diritti delle donne, ma in casa nostra, nelle nostre moschee è meglio che tutto resti come prima, solo uomini “per favore”.

Come Musulmani dovremmo mettere ben i chiaro che prima di ogni cosa vengono le regole della nostra religione e che queste hanno riconosciuto diritti alle donne come nessuno era stato prima, spesso però noi uomini ci sediamo sugli allori e diciamo che le donne non hanno mai prodotto nulla.

Ma il Dr Akram Nadwi ha scritto un libro intitolato Muhadditath, le donne che nella storia hanno trasmesso ed insegnato l’islam anche agli uomini. E quindi se le donne hanno potuto insegnare l’islam, se una donna, per di più musulmana ha potuto fondare la prima università della storia, con quale diritto noi ci permettiamo di limitare le donne nella nostra comunità.

Cosa fare? Prima di tutto ogni moschea, centro culturale o simile dovrebbe avere uno spazio per le donne come lo istituì il Profeta (pbsl) e che sia un posto dignitoso come il posto dove preghiamo noi uomini. Permettere anche alle donne di partecipare alla vita attiva della comunità e soprattutto non isolarle donne dietro a mura, cinte o altro di simile che non trovano alcun riscontro nella sapienza tradizionale

Per il resto non vi preoccupate perché il futuro passa dalle nostre donne e se con tutte le difficoltà che ci siamo creati, sono riuscite a dare un cambio generazionale dignitoso ai musulmani, rendendole partecipi con fece il Profeta (pbsl), avremo un futuro roseo.

A noi quindi scegliere da che parte stare

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