La salute non è una corsa contro il tempo ma il rispetto del nostro ritmo biologico

Secondo il Profeta dell’Islam (pbsl), il tempo libero è una di quelle cose che non vengono apprezzate veramente finché ne abbiamo a disposizione. In effetti oggi, dove il tempo è denaro, il raro tempo libero è considerato cosa da privilegiati.

Il corollario di questo stato di cose è che la nostra società va sempre di fretta e questa modalità del vivere l’abbiamo trasferita anche nella medicina, dove oramai tutto è diventato urgente, forse perché a dispetto del fatto che se ne parli tanto, la prevenzione non è veramente tale.

La parola d’ordine è quella di non perdere tempo prezioso, bisogna sbrigarsi, correre come se si sapesse sempre il termine o si avesse una scadenza certa, come per evitare un appuntamento nocivo con la malattia, eppure la maggior parte delle volte non esiste nulla di tutto ciò, siamo spinti, messi sotto pressione da un assurdo indefinito countdown.

Non voglio con questo mettere in discussione le cosidette “Golden Hours”, cioè i momenti preziosi da non perdere nel primo soccorso ad esempio dopo un trauma o in seguito ad una intossicazione, dove il termine c’è ed è suggerito dalla gravità dei sintomi, ma in un mondo dove tutto è diventato indistintamente urgente, nulla più è urgente, semplicemente si è entrati in un ritmo diverso, frettoloso.

A prescindere da quale sia la nostra percezione del tempo o il modo di viverlo, la biologia ha i suoi di tempi, meglio a dire, ha il proprio ritmo, che è il nostro ritmo interiore, il ritmo al quale sarebbe naturale e salutare conformarsi e che non possiamo modificare. Ci vogliono grosso modo nove mesi per la gravidanza e quaranta giorni per la formazione di un callo osseo dopo una frattura. Questa è la misura.

Secondo Platone: Ci sono due tipi di medicina: quella degli schiavi e quella degli uomini liberi. La prima prevede la rimozione del sintomo, perché il soggetto possa tornare al più presto al lavoro. Quella per gli uomini liberi, eziopatogenetica, prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo, per l’equilibrio della persona e per la sua famiglia.”

L’incredibile attualità di questa osservazione sottolinea come da sempre i metodi di cura subiscano l’influenza del contesto sociale e di come il tempo per la guarigione sia dettato dal contesto sociale.

Inoltre il ritmo biologico non è uguale per tutti, ciascuno ha il suo, cosi come non tutti corriamo alla stessa velocità o siamo sensibili allo stesso modo al caldo o al freddo, cosi non tutti abbiamo lo stesso ritmo biologico che di conseguenza non può essere mai generalizzato ma sempre individualizzato.

Cosi al giorno d’oggi se il bambino non cresce dei percentili auspicati per quell’intervallo di tempo o il travaglio dura più del previsto allora andiamo in allarme, e chi per sua sfortuna ha “i suoi tempi”, che non corrisponde con quelli della media della popolazione, è destinato ad essere curato, cioè ad essere vittima delle ansie di questa società frettolosa. Bisogna affrettarsi quindi a crescere dei grammi previsti cosi come bisogna affrettarsi a guarire il prima possibile.

Il tempo biologico invece in medicina è molto importante, non si può ad esempio sperare di guarire in pochi giorni se si è stati malati per anni, sarebbe ingenuo pensarlo. Diversamente se dovesse accadere un fenomeno del genere bisognerebbe insospettirsene, perché non si tratterebbe di vera guarigione ma solo di un palliativo cioè una semplice soppressione dei sintomi.

A volte l’omeopatia viene incolpata di essere lenta, ma non è cosi, l’omeopatia è in realtà a volte incredibilmente veloce, solamente rispetta i tempi biologici di ciascuno nonché le priorità: non si può curare tutto e subito cosi come non si può costruire contemporaneamente il tetto e le fondamenta di una casa. La questione come spesso accade va risolta prima di tutto dentro di noi, nella nostra capacità di riflettere e valutare, nelle false aspettative che ci creiamo e soprattutto nella nostra fretta che oramai sembra scorrerci come il sangue nelle vene.

Un antidoto però c’è ed è la comprensione, secondo una duplice modalità. Comprendere la situazione, al fine di saper fare quindi dei distinguo tra ciò per cui è sensato affrettarsi e ciò per cui invece non è il caso, significa inoltre comprendere le radici del proprio malessere, per avere la pazienza di arrivare alla guarigione.

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